Regione Lazio, in aula oggi il consolidato. Crisi congelata: decideranno Meloni, Tajani e Rocca

Alla Pisana di scena il rendiconto 2023 prima di giungere al collegato al Bilancio. Le pratiche finanziarie verso approvazioni seppur tardate

La tregua Forza Italia-resto della coalizione regge, all’interno della maggioranza del presidente Francesco Rocca. Per questo nella giornata odierna proseguirà la ormai famosa seduta 41 del Consiglio regionale che, dopo undici riunioni a vuoto o al massimo occupate da ordini del giorno, la volta scorsa è riuscita ad approvare finalmente il documento di economia e finanza. Nelle prossime ore sarà la volta del rendiconto 2023. Si passerà poi – nei giorni a venire – a superare il terzo e ultimo scoglio finanziario, con la discussione ed il voto sul collegato al Bilancio. Mentre la crisi politica resta insoluta da quasi quattro mesi, l’attività amministrativa che pareva incagliata alla Pisana, sta defluendo col passaggio di adempimenti rilevanti per l’ente regionale grazie ad una supervisione nazionale della situazione politica laziale. È bastato, quanto ai passaggi eclatanti, il colpo a salve del coordinatore di FdI Lazio Paolo Trancassini, con la minaccia di ritorno alle urne di cui aveva riferito anche Frosinone News, per indurre tutti a più miti consigli, peraltro di “cuor di leone” pronti ad affrontare il giudizio degli elettori, mettendo a rischio l’accredito mensile, non è che se ne contino molti in giro. Così il Defr è passato e Nazzareno Neri, capogruppo del Gruppo Misto-Noi Moderati in Consiglio regionale, ha potuto commentare: “Riduzione del debito pubblico, crescita dell’occupazione, investimenti nella sanità e supporto alle fasce più deboli: questi sono gli obiettivi che ci siamo posti come maggioranza per il prossimo triennio. Votare il documento di economia e finanza è stato un atto di responsabilità che rilancia l’azione di una maggioranza ancora più unita e coesa”. Sul collegato, tra l’altro, restano le obiezioni di Forza Italia e di parte degli stessi meloniani sull’emendamento per la creazione di “Alta Tuscia Natura” firmato dall’assessore Giancarlo Righini. Ma quest’ultimo ora ha fatto sapere che intende rimodulare il tutto: “Il dibattito avuto in questi giorni in Consiglio regionale ha evidenziato come la questione del riordino delle aree naturali protette riguardi molteplici territori della nostra regione e che tale riordino sia quanto mai necessario. Per questo motivo, ho deciso di non limitare l’intervento normativo a una singola area geografica, ma di avanzare una proposta di legge più ampia che preveda il riordino delle aree naturali protette regionali, sulla scorta di quanto stabilito dalla normativa di riferimento. L’obiettivo è quello di puntare a un’amministrazione più snella e funzionale, rendendo le singole aree protette parte di un grande sistema regionale moderno e omogeneo”. Vedremo se i motivi di attrito saranno rimossi.

Il centrodestra ferma tutto: priorità al voto in Emilia-Romagna e Umbria

Quanto alla crisi politica, il presidente Rocca aveva promesso che l’avrebbe risolta di propria iniziativa al rientro dalla missione statunitense. Ma due settimane dopo l’atterraggio a Fiumicino, pare chiaro come il governatore abbia ormai preferito passare la mano direttamente a Giorgia Meloni e Antonio Tajani che hanno imposto intanto il “cessate il fuoco” a tutte le parti, in attesa di sedersi attorno allo stesso tavolo col presidente della Regione Lazio. Cosa che però avverrà solo dopo che le pratiche elettorali di Emilia Romagna ed Umbria saranno risolte e archiviate. Ogni scossone alla Pisana in questo periodo, potrebbe pregiudicare anche i risultati del centrodestra nelle altri parti d’Italia chiamate alle urne. Ecco perché tutto tace. Restano i retroscena che continuano a ritenere improbabile la concessione del terzo assessorato a Forza Italia. Resta più gettonata la strada di un riordino delle deleghe col passaggio dell’Urbanistica dal leghista Pasquale Ciacciarelli ad uno dei due assessori forzisti. Forza Italia incamererebbe altre deleghe, in particolare la Protezione civile, visto che sulla famosa vice presidenza che Roberta Angelilli sembrava dovesse cedere, alla fine s’è registrata pure una presa di posizione del presidente Rocca, favorevole acché il numero due della sua giunta restasse sulle spalle dell’attuale detentrice.

Due poltrone in giunta troppo strette per le attese forziste

Se le cose dovessero restare queste, sembra difficile per Forza Italia accontentare le tre correnti interne: quella di Lotito che punta a promuovere in giunta Pino Cangemi; l’altra di Tajani che avrebbe blindato Luisa Regimenti, infine Fazzone che al posto di Schiboni voleva insediare un pontino (forse Pino Simeone). Ma con due sole poltrone i conti non possono tornare. Certo, ci sono gli enti intermedi e il mondo degli incarichi anche non propriamente politici. È un po’ quello che si sta materializzando con la creazione di spazi in LazioDisco – presieduto da Simone Foglio (area Regimenti) – dove sta per scadere la carica di direttore generale: il 21 novembre l’attuale responsabile dovrà cedere il posto al suo successore. Ma potrebbe essere lui stesso, a seguito di vittoria del concorso in via di espletamento. Nel frattempo, dopo che l’ente per il diritto allo studio aveva deciso di non potersi permettere l’esborso per uno stipendio per un dirigente amministrativo contabile – coperto in mobilità – è spuntato un bando proprio per un dirigente amministrativo-contabile. Ma le due prove concorsuali scritte sono state sostituite da una sola prova a quiz, e tra i requisiti per un ruolo del tipo amministrativo-contabile, oltre alla possibilità di avere lauree in Economia o in Giurisprudenza, s’è affiancata la previsione che possa aspirare alla dirigenza in questione anche un laureato in Scienza dell’Educazione. Ma se saranno assestamenti politici lo si capirà presto. Forse esagera chi maligna sempre preventivamente. O forse no.

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Stefano Di Scanno
Stefano Di Scanno
Giornalista Professionista

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