L’Italia…sospesa, l’anno della sobrietà economica: non si risparmia e non si investe

I dati del rapporto Italiani Coop 2025 ci dicono che il Paese è completamente fermo in balia di sfiducia e sensi di colpa

L’anno del respiro trattenuto

L’Italia è entrata nel 2025 come chi trattiene il fiato sott’acqua: sa che non può resistere così per sempre, ma non vede ancora la superficie da cui riemergere. I dati diffusi da Coop ad inizio anno non parlano semplicemente di carrelli più leggeri o scontrini ridotti. Parlano di una condizione psicologica collettiva: la sospensione.

Crescita prevista dei consumi: appena +0,7%.
Parole più associate all’anno: preoccupazione (40%)sfiducia (30%).
Priorità delle famiglie: prezzi bassiqualità garantitaspesa essenziale.
Una sobrietà economica che non nasce da uno stile di vita, ma da un’instabilità sistemica. Il carrello della spesa diventa così la fotografia settimanale della fiducia. E oggi quella fiducia è ai minimi.

 Il carrello come specchio geopolitico

Nel contesto internazionale attuale, le scelte dei consumatori non sono apolitiche.
Un Paese che consuma meno è un Paese che non investe nel proprio presente.
Un Paese che taglia moda, elettronica, viaggi e cultura non è solo cauto: è disorientato.

E il disorientamento italiano ha cause profonde: l’inflazione percepita, ancora alta su beni primari; una guerra alle porte d’Europa e la crescente insicurezza energetica; una transizione green vissuta più come onere che come opportunitàla demografia in declino, che riduce la spinta alla progettualità. In questo quadro, il carrello diventa geopolitico: ciò che l’Italia non compra, lo esportano la Cina, l’India, gli Stati Uniti. La nostra rinuncia diventa spazio per altri.

Italia a un bivio: adattiva o strategica?

Questa “apnea” può durare mesi, forse anni. Ma ogni apnea ha un limite.
Il punto è: riemergeremo come sopravvissuti o come progettisti di un nuovo modello? Il rischio più grande oggi è confondere la resilienza con l’adattamento passivo.
Limitarsi a gestire la spesa settimanale, senza ridisegnare il proprio futuro industriale, culturale e sociale.

Serve una visione chiara che risponda a una domanda concreta: Come trasformare il contenimento in slancio?

Cinque direttrici per il rilancio consapevole

Proviamo dunque ad esercitarci. Se fossimo un consiglio strategico al governo, alle imprese o ai media, queste sarebbero le traiettorie da seguire:

  • Nutrizione sovrana e industriale Investire in filiere agroalimentari digitalizzate, tracciabili e accessibili. L’Italia ha le carte per guidare l’Europa in questo campo, ma serve una regia nazionale. Esistono già eccellenze nell’agritech ma vanno rese sistema e misurate.
  • Economia della fiducia Le famiglie italiane non chiedono solo prezzi bassi, ma stabilità, trasparenza, verità. I brand che sapranno offrire certezze valoriali — non solo commerciali — domineranno il mercato.
  • Cultura come infrastruttura Non è tempo di tagliare sulla scuola, sulle arti e sull’immaginazione. Chi non alimenta la mente collettiva, avrà solo cittadini prudenti ma mai coraggiosi. La battaglia sul talento è l’unica risorsa finita che farà la differenza.
  • Comunicazione non ansiogena I media devono smettere di rincorrere il prossimo allarme. Serve una narrazione economica costruttiva, che spieghi i dati senza amplificare la paura.
  • Politiche di semplificazione strutturale La burocrazia italiana è il tappo della ripartenza. Servono riforme pragmatiche, digitali, misurabili. Non grandi visioni: risultati tangibili in 12 mesi.

Dal fiato sospeso all’azione consapevole

L’Italia del 2025 non è depressa, è in apnea. Un’attesa che può essere fertile se riempita di scelte strategiche, oppure sterile se lasciata al caso. Il carrello della spesa non è solo un contenitore di beni, ma una finestra sull’anima collettiva. Oggi ci dice che siamo in difesa. Ma può anche dirci che siamo in preparazione. Tocca alla politica, alle imprese e a chi racconta questo Paese decidere se restare sospesi o guidare la riemersione. – Fonte www.consumerismonoprofit.it –

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