Arce, il “calice amaro” del 6 volte sindaco giunto alle 50 candeline da amministratore Luigi Germani

Maggioranza divisa e scintille tra fazioni: il primo cittadino convoca Consiglio sulla fiducia. "Senza i numeri, la mia carriera finirà lì"

Il voto di fiducia sul sindaco Luigi Germani e, subito dopo all’ordine del giorno, l’approvazione del conto consuntivo 2024 e altri argomenti minori. Per l’amministrazione comunale di Arce sarà venerdì 23 maggio la giornata clou per testare la ricucitura – o meno – della frattura in maggioranza che ha diviso in due porzioni gli eletti della lista che ha sostenuto il primo cittadino, affermandosi nelle urne del 2021. Si rischia di dover andare alle elezioni anticipate. Sei volte sindaco del suo paese, Germani il 15 giugno prossimo compirà 50 anni di presenza ininterrotta nel Consiglio comunale arcese. Ma un passaggio così dirompente, con implosione del gruppo dei suoi assessori e consiglieri, probabilmente, è un inedito nella sua storia amministrativa.

La maggioranza ormai è divisa tra “Insieme per Arce democratica”, che fa capo Sara Petrucci e Alessandro Proia (entrambi assessori) con i consiglieri Paolo Di Ruzza, Giulia Cecio e Alessandro Simone e la nuova formazione di “Arce al centro” che è stata promossa dal vice sindaco Sisto Colantonio, dall’assessora Elisa Santopadre e dalla consigliera Valeria Gemma. Petrucci, Proia e il loro gruppo vengono accusati da Colantonio, Santopadre e Gemma di avere assunto una posizione egemonica nell’amministrazione. Proprio mentre i primi hanno messo sulla graticola Germani perché non adotterebbe misure adeguate nei confronti degli altri, rei di aver abbandonato la maggioranza. Il sindaco, da parte sua, nota come sia vero che c’è stata la divisione in due della lista di governo, ma prende atto anche delle dichiarazioni dei fuoriusciti. Questi ultimi sottolineano che la loro scelta non pregiudicherebbe la collocazione che resterebbe quella del tutto aderente alla maggioranza. Circostanza che Petrucci e colleghi ovviamente contestano, perché ritengono incompatibile la creazione del nuovo gruppo consiliare con la permanenza al fianco di Germani e all’interno della giunta. Insomma un bel rebus soprattutto per il primo cittadino che però ha iniziato a risolverlo.

Le due mosse: deleghe ritirate e Consiglio comunale con voto di fiducia

La prima mossa è stata revocare le deleghe ai 4 assessori: insomma Petrucci, Proia, Colantonio e Santopadre restano in esecutivo ma non hanno più l’affidamento di materie specifiche da gestire. Un segnale preciso per far comprendere che siamo davvero all’ultima tappa, prima dell’esplosione della crisi amministrativa. Del resto ci sono state alcune sedute di giunta in cui sono scoccate scintille tra Colantonio e Santopadre da una parte e Petrucci e Proia dall’altra. S’è evidenziata una situazione imbarazzante e poco gestibile ma che soprattutto è impossibile per Germani trascinare oltre.

La seconda mossa del sindaco è la convocazione della seduta consiliare: all’ordine del giorno prima di tutto interrogazioni e interpellanze, quindi il voto di fiducia sul sindaco in carico e relativi provvedimenti, poi il conto consuntivo 2024. “Sto lavorando per ricucire – afferma il primo cittadino -. Sto gettando acqua sul fuoco e non smetto di ricordare come gli elettori alle amministrative del 2021 ci abbiano premiato con una maggioranza netta che merita rispetto. Ci sto provando – insiste – ma se non ce la facciamo, pazienza!”.

Chiediamo a Germani: non pensa di rischiare grosso il 23 maggio e cosa risponde alle opposizioni che le chiedono di andarsene a casa? “Se otterrò la fiducia – risponde Germani – proseguirò nel lavoro di ricomposizione e rilancio della lista di maggioranza. Ma se i numeri dovessero mancarmi, nessuno deve dirmi ‘vattene’. Me ne andrò io da solo. Se dovessi constatare l’impossibilità di proseguire il cammino amministrativo per mancanza di maggioranza, il sottoscritto non esiterà a rassegnare le dimissioni irrevocabili in pieno e aperto Consiglio comunale. Alcuni gruppi di minoranza parlano a vuoto, perché a me non devono dire niente. Sono pronto ad andare via. Dico di più: non mi ripresento neanche. È chiusa la mia carriera amministrativa”.

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Stefano Di Scanno
Stefano Di Scanno
Giornalista Professionista

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