Asl Frosinone, reparti in difficoltà e 25 infermieri lasciati a far niente per le centrali operative mai entrate in funzione

La circostanziata denuncia alla Procura della Corte dei Conti sulla mancata attivazione delle cinque centrali operative territoriali

Sulla mancata apertura delle centrali operative territoriali aziendali (cinque in tutto: una Cot aziendale centrale ed una per ogni dei quattro Distretti A, B, C e D) e sulla relativa spesa di 828.864,00 euro iva inclusa, la Fials di Frosinone – tramite il segretario generale Francesco D’Angelo ed il legale avvocato Giuseppe Tomasso -, ha scelto la via dell’esposto alla Procura della Corte dei Conti. L’atto è stato inviato anche all’attenzione del direttore generale Asl Arturo Cavaliere, al collegio sindacale Asl di Frosinone, alla direzione regionale salute e integrazione sociosanitaria Regione Lazio. La plastica rappresentazione dei ritardi e del relativo spreco di pubblico denaro arriva dalle “25 unità del tutto inattive e/o sottoutilizzate dal 2024 ad oggi per mancata attivazione e comunque operatività di dette Cot”. Ora, a parte le necessità aziendali in materia, ci sono anche le scadenze dei fondi del Pnrr.

La Fials segnala alla Procura della Corte dei Conti: ipotesi di danno erariale

Per questi motivi D’Angelo e Tomasso profilano apertamente l’ipotesi di “danno erariale – verifica individuazione di dirette e personali responsabilità per il comportamento della dirigenza e management aziendale violativo delle basilari regole di buona amministrazione consacrate a livello costituzionale dall’art.97 Cost. e a livello legislativo – l’utilizzo dei dipendenti pubblici- negli artt. 5 e 6 del d.lgs n. 165/2001 – Pubblicazione sul sito ASL attivazione funzionamento COT – danno da disservizio”.

Le Cot punto di coordinamento tra ospedali, attività socio-sanitarie e territorio

“Le Centrali operative territoriali (Cot) – spiegano dalla Fials Frosinone – costituiscono un punto di coordinamento tra attività sanitarie, sociosanitarie e territoriali, in stretta collaborazione con gli ospedali e la rete emergenza-urgenza, fungono da raccordo tra professionalità coinvolte e servizi erogati alle/ai cittadine/i. In sostanza, la Cot svolge funzioni di coordinamento organizzativo della presa in carico della persona e di connessione tra i servizi e i professionisti coinvolti nel processo assistenziale (le CdC, le UCA, l’ADI, i MMG/PLS, le strutture ospedaliere, i servizi sociali e sociosanitari), con l’obiettivo di assicurare continuità, accessibilità e integrazione dell’assistenza”.

Sarebbero strutture di intervento per la gestione di casi assistenziali e sociali complessi

La centrale operativa territoriale, inoltre, “interviene nella gestione dei processi di transizione, per tutti gli assistiti del suo territorio con bisogni clinico assistenziali e sociali complessi, non autosufficienti e cronici ad alta complessità, sia tra servizi diversi sia nel passaggio da un livello clinico assistenziale all’altro. Nei casi di maggiore complessità, la COT può supportare il MMG (medici di medicina generale) nella gestione dei percorsi dei pazienti cronici stabili intervenendo direttamente sulla transizione all’interno della rete dei servizi (spesso per questioni legate a fabbisogni socio-assistenziali) e collabora direttamente con la CdC e l’IFeC (infermieri di comunità) nella gestione dei pazienti cronici anche pluripatologici, anche con l’utilizzo dei sistemi di telemedicina”.

Ospedali di comunità e riabilitazione: dalle Cot dovrebbe passare la presa in carico dei pazienti

La Cot rappresenta inoltre il nodo operativo per l’accesso alle cure intermedie nei famosi ospedali di comunità, alla riabilitazione estensiva e alla residenzialità (compresa quella psichiatrica) a fronte di una complessità clinico assistenziale e sociale del paziente: garantisce e coordina la presa in carico, da parte dell’Azienda ULSS, dei pazienti “fragili”, intercettando i bisogni di cure e/o di assistenza, assicurando la continuità tra Ospedale e Territorio. “Orbene – tirano le somme il segretario D’Angelo e l’avvocato Tomasso -, la Asl di Frosinone sin dal 2023 ad oggi ha adottato tutti gli atti, regolamenti, protocolli necessari alla attivazione e funzionamento di tali Cot ed ha provveduto anche all’assegnazione di personale che risulterebbe in numeto 5 infermieri per ciascuna Cot per un totale di 25 unità”.

La ricostruzione dell’iter

La ricostruzione Fials non lascia scampo. L’imminente (si fa per dire) attivazione del servizio era già annunciata con informativa del 28 dicembre 2023 comunicando anche i nomi dei medici e professionisti e del Team di Bed Management presso il PO di Cassino e quello di Sora (risultando già esistenti presso il PO di Frosinone ed Alatri). Poi la delibera numero 33 del 31 gennaio 2024 che attiva formalmente le Centrali Operative Territoriali e contestualmente approva il Regolamento per il funzionamento (Cot A e Cot D). Il 24 gennaio dello scorso anno furono attivate le mail aziendali delle centrali operative, l’8 febbraio 2024 Direttore sanitario e manager hanno fornito indicazioni operative e l’8 aprile sempre dello scorso anno sono state approvate le graduatore di mobilità interna per l’ulteriore assegnazione del personale infermieristico alla Cot.

Centrali attivate sulla carta per non perdere i fondi Pnrr ma di fatto rimaste inoperative

Si arriva al 20 giugno 2024 con la presa d’atto Asl delle “Linee di indirizzo regionali per l’Infermiere di Famiglia e Comunità (IFeC)”. Il 12 dicembre scorso è stato approvato il ‘Piano Aziendale Infermiere di Famiglia e Comunità IFeC’. Di fatto risulterebbe, l’apertura/funzionamento: COT A 1 Aprile 2024; COT DA DB DC DD 1 Dicembre 2024. “Ora – vengono al dunque il segretario D’Angelo e l’avvocato Tomasso – al di là dei numerosi interventi aziendali che definiscono l’aspetto burocratico/operativo dell’attivazione delle COT, di fatto nonostante l’assicurazione sull’apertura e funzionamento, il personale assegnato non risulta operativo dal 2024 (aprile e dicembre). In sostanza, il personale ivi assegnato trascorre il tempo del tutto o quasi inattivo atteso che tali COT, di fatto, non risultano attivate concretamente (ma solo ‘sulla carta’). Nè potrebbe sostenersi da parte aziendale che la ‘partenza’ sia ‘lenta e progressiva’ e presuppone trasmissione dati, in quanto di fatto a distanza di un anno il personale assegnato è inattivo. A fronte invece di una carenza di infermieri presso i presidi ospedalieri ed anche servizi territoriali”.

Efficacia ed efficienza, non ci siamo proprio sull’utilizzo di denaro pubblico e risorse umane

La Comunicazione in sede regionale dell’attivazione di tali COT evidentemente si è resa necessaria solo per il rispetto della scadenza per il finanziamento a mezzo PNRR. “Rimane il dato del sottoutilizzo di decine di unità di personale che trascorrono la quasi totalità dell’orario di servizio senza svolgere alcuna attività lavorativa. Basterebbe, infatti, per evitare inutili rapporti epistolari, richiedere ed acquisire gli effettivi carichi di lavoro espletati sino ad oggi (con report giornalieri). Tale situazione lascerebbe evidenziare un danno erariale sotto vari e concorrenti profili, sia un danno all’immagine e da disservizio stante il minor risultato conseguito dalla PA in termini di efficacia ed efficienza a fronte di un cospicuo utilizzo di denaro pubblico e di risorse umane”.

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Stefano Di Scanno
Stefano Di Scanno
Giornalista Professionista

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