Gianluca Quadrini, verso la sospensione dalle cariche di consigliere comunale e provinciale. Forza Italia resta in silenzio

I risvolti politici dell'inchiesta che ha travolto l'esponente arpinate che, nei mesi scorsi, è stato considerato vicino al salto in Regione

La storia politica di Gianluca Quadrini, ingegnere elettrotecnico con abilitazione all’insegnamento in elettrotecnica e automazione negli istituti superiori, è di quelle riferibili in toto al centrodestra della provincia di Frosinone ma anche strettamente legate ad un consenso radicato, fatto di conoscenze personali, di una rete di amicizie tra gli amministratori locali soprattutto dei piccoli centri della provincia e di preferenze che hanno viaggiato nelle urne un po’ tra Forza Italia, la Lega e ritorno tra gli azzurri. Ma sempre incollate essenzialmente al suo nome. Alla fine gli obiettivi conseguiti, nonostante l’impegno e la voglia di andare lontano, sono stati molto localizzati, tra il Consiglio comunale della sua città, Arpino, l’amministrazione provinciale di Frosinone e poi la guida della Comunità montana di Arce, la posizione che in realtà gli ha portato meno fortuna e più problemi.

Una carriera politica tutta locale col lampo dell’occasione regionale

Grane tutte finite alla ribalta delle cronache ed al centro dell’indagine della Guardia di Finanza che ha portato la Procura di Cassino a chiedere per lui il divieto di dimora nelle province di Frosinone e Latina. – LEGGI QUI – Un colpo duro per una carriera politica mai in realtà decollata come forse il protagonista pensava meritasse per se stesso. Eppure Quadrini aveva provato la vertigine della possibile nomina nella giunta Rocca, quando nei mesi scorsi il coordinatore regionale Fazzone batteva i pugni e si pensava puntasse ad allargare la componente azzurra nell’esecutivo. Ma la vertigine s’era subito rivelata un’illusione. E l’atterraggio è stato amaro per l’ingegnere che ci aveva creduto. A dispetto della natura intrinsecamente pratica della sua formazione professionale.

Vicenda nata in Forza Italia a margine dell’ente montano arcese

Ora meglio lasciar da parte qui il merito dell’inchiesta che lo ha investito ma restare agli effetti politici del ‘terremoto’ che, come le cose che hanno caratterizzato la sua attività istituzionale fino ad oggi, si notano ma neppure più di tanto. Destano clamore ma poi alla fine sorprendono solo fino ad un certo punto. Il fatto è che Quadrini non assurge certo a simbolo del “male politico” in una regione ed in un territorio che di vicende di corruzione e di dilapidazione di pubblico denaro ne hanno vissute molte e ben pesanti, dalla Pisana a vari Comuni. Inoltre va subito chiarito che la questione giudiziaria non è legata ad alcuno scontro tra politica e magistratura, paravento che pure va tanto di moda nel centrodestra nazionale, visto che a innescare l’indagine ci ha pensato l’esposto politico di chi s’è insediato all’ente montano arcese subito dopo che Quadrini era stato sollevato dall’incarico. Oltretutto anche qui la matrice è tutta all’interno del centrodestra. Meglio di Forza Italia. Per la serie… dagli amici mi guardi iddio.

Ad Arpino entra il consigliere Giovannone a Frosinone Scaccia

Va detto che, almeno per ora, Quadrini non ha alcuna intenzione di dimettersi nonostante col suo avvocato stia attendendo le carte per impostare la strategia difensiva, ma la Prefettura di Frosinone ha avviato la procedura di sospensione dalle sue cariche con comunicazioni al Comune di Arpino ed alla Provincia di Frosinone. L’iter dovrebbe portare all’ingresso nel consesso civico del neo consigliere Marco Giovannone ed a Palazzo Iacobucci del consigliere comunale frusinate, Maurizio Scaccia. Oltretutto la misura cautelare del divieto di dimora con 3 presentazioni settimanali alla polizia giudiziaria per la firma, è fortemente limitativa per lo svolgimento dell’attività amministrativa e politica sia nella Città di Cicerone che nel capoluogo. E tutto sommato meglio un esilio al fresco in montagna che al fresco al fresco. Quadrini avrebbe scelto infatti il vicino Abruzzo per il suo “esilio” forzato.

Da maggio volevano radiarlo dal partito. Le tensioni con Chiusaroli

In Forza Italia s’era tentato di estrometterlo fin dallo scorso maggio, salvo poi fermare al livello di direttivo provinciale una richiesta di radiazione nei suoi confronti andata avanti solo per Samuel Battaglini fino al tavolo dei probiviri regionali del partito. Note a tutti erano del resto le tensioni con la coordinatrice Rossella Chiusaroli, di recente confermata commissaria alla Comunità montana arcese. Eppure Quadrini ha seguito gli ordini di partito sostenendo proprio lei, Chiusaroli, alle europee ed ha consentito a Forza Italia col suo impegno personale di ottenere l’unico seggio in Consiglio provinciale. Le vicende giudiziarie che l’hanno colpito, quindi, magari elimineranno un ostacolo all’ala interna maggioritaria, ma al prezzo di una perdita di un bottino di consensi che è sempre stato legato a Quadrini in maniera indissolubile. Insomma il distacco o disimpegno dovrebbe in certa misura essenzialmente ritorcersi contro lo stesso partito. Del caso Quadrini discuterà nelle prossime ore il direttivo provinciale. Si accettano scommesse su chi avrà il coraggio di pronunciare le fatidiche parole: “mi dispiace per lui”.

Messo fuori dai futuri giochi regionali tra gli azzurri della provincia

Forza Italia dovrebbe comunque confermare la linea del silenzio sulla vicenda: non sarebbe in agenda nessuna dichiarazione di formale attesa per l’esito del lavoro della magistratura ma neppure si preparerebbe alcuna procedura di sospensione cautelativa dal partito, come qualcuno avrebbe sommessamente proposto. Peraltro i conti politici parevano già regolati ben prima che giungessero le notizie dal Tribunale di Cassino, nel senso che alle prossime regionali la terna dei designati lo escludeva nettamente: Cippitelli-Natalia-Chiusaroli paiono già fermi nelle caselle. Eppure Quadrini s’era sobbarcato le liste di Forza Italia alle ultime regionali ed alle ultime provinciali mantenendo in piedi percentuali di un partito debilitato e fiacco. Ma allora faceva comodo. Allora.

Questa storia comunque fa di Quadrini l’uomo che sistema la classica mucca in corridoio. Perché qui parliamo di costi della politica e di sfruttamento di personale e risorse pubbliche per condurre campagne elettorali o attività promozionali del politico di turno. C’è qualcosa che non può non riecheggiare nei ricordi di tutti. Abbiamo premier in carica che hanno fatto comizi e adottato misure espressamente mirate al consenso: dagli 80 euro di Renzi, alle Marche nella Zes di Meloni, tanto per citare due esempi. Ma si può parlare anche di quel che fanno i presidenti di Regione in giro con auto blu e scorte coi finti sopralluoghi nelle strutture magari sanitarie o nei cantieri o gli assessori coi dipendenti delle province e dei comuni distaccati nei propri uffici.

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Stefano Di Scanno
Stefano Di Scanno
Giornalista Professionista

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