Allarme attacchi informatici, in Italia sono stati ben 82mila in 6 mesi

In Italia il 73% delle aziende hanno subito un attacco informatico negli ultimi 6 mesi. 13mila sono stati gli attacchi compromettenti

“Preoccupano gli ultimi dati sulle aziende italiane che hanno subìto tentativi di violazione alle proprie infrastrutture, il 73% nel primo semestre del 2022, con 82mila eventi di sicurezza rilevati, di cui 13 mila compromettenti. Occorre valutare questi risultati in una prospettiva progettuale futura, che sappia mettere in campo strumenti adeguati per contrastare queste incursioni informatiche e mettere al sicuro il nostro tessuto produttivo”. A lanciare l’allarme è Gerardo Costabile, amministratore delegato di DeepCyber (Gruppo Maggioli), società che si occupa di cybersecurity, cyber intelligence, antifrode e protezione dei dati, in merito al report di Yarix (Var Group) sull’esposizione delle organizzazioni italiane agli attacchi di crimine informatico. Tecnologia, fashion, salute, finanza, tutti i settori “sono coinvolti e costantemente a rischio. In Italia- ricorda Costabile- le Pmi sono oltre il 90% del totale delle imprese, generano più del 70% del fatturato italiano e contribuiscono a impiegare l’81% dei lavoratori. Purtroppo, questa presenza non trova risposta dal punto di vista dell’innovazione tecnologica. Esiste, inoltre, una grave dispersione a seconda del grado di tecnologie adoperate, senza dimenticare l’obsolescenza presente nei sistemi Ict, che inevitabilmente può generare un problema serio di sicurezza cibernetica”.

Un pericolo reale arriva dai ransomware– precisa l’ad di DeepCyber- che dai primi criptolocker ad oggi si è evoluto nel tempo. Le organizzazioni criminali si sono via via specializzate e adesso riescono a penetrare i sistemi di difesa, attraverso un driver compromise o un accesso remoto, oppure con specifici link o semplici account e a chiedere riscatti in danaro, in seguito alla cifratura dei dati presenti in rete, dati magari utilizzati poi sul mercato nero. Servono- conclude- una presa di coscienza dei rischi, investimenti significativi e un’adeguata formazione professionale, per preparare tecnici e operatori in grado di contrastare queste minacce quotidiane”.

Fonte www.dire.it

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