Ucciso con una ferocia inaudita, colpito da pugni, calci e con un oggetto contundente, massacrato con una spietata violenza. L’omicidio del giovane Emanuele Morganti, 21 anni, residente nella popolosa frazione di Tecchiena, si consumò nella notte tra il 25 ed il 26 marzo del 2017. Era un normalissimo sabato, Emanuele era uscito di casa per raggiungere i suoi amici ad Alatri, diretto in un locale in piazza Regina Margherita, situato di fronte la struttura che in passato ha ospitato il vecchio ospedale. La vicenda che si concluderà con la tragica morte di Emanuele inizierà proprio in quel locale, luogo di ritrovo di tanti giovani del posto: ad accendere la miccia è un malinteso con un ragazzo mentre si trovano al bancone, in presenza della sua fidanzata. Qualche spintone, gli animi si scaldano, interviene il buttafuori che fa uscire Emanuele dal locale (l’altro ragazzo rimane dentro, non ha nulla a che vedere con il pestaggio). È la fine per Emanuele, viene accerchiato da un gruppo che si trova già in piazza, le botte sotto gli occhi dei presenti, nessuno interviene, nessuno fa niente per aiutare il 21enne. Emanuele cerca di fuggire, corre, viene raggiunto ed ancora botte. La mattanza a più riprese dura circa 20 minuti, 20 minuti in cui Emanuele è solo contro il branco che, senza pietà, forse per dimostrare a tutti “chi comanda e controlla il territorio”, continua a colpire con ferocia, sotto gli occhi di chi era lì. L’indifferenza e l’omertà non sono state cancellate dalle lacrime versate per questa brutale vicenda. Emanuele è morto poche ore dopo presso il Policlinico Umberto I di Roma.
Il processo
Quattro gli imputati a processo: Mario Castagnacci 28 anni, il fratellastro Paolo Palmisani e Michel Fortuna entrambi 26enni, Franco Castagnacci, padre di Mario, assolto in primo grado da tutte le accuse. La Cassazione ha confermato la condanna a 14 anni di reclusione emessa dalla Corte di Assise d’appello del tribunale di Roma dopo aver riconosciuto uno sconto di pena di due anni ai tre imputati, la Corte di Assise di Frosinone aveva infatti stabilito 16 anni in primo grado in seguito al derubricamento del reato da omicidio volontario aggravato dai futili motivi a omicidio preterintenzionale, ovvero la corte ha ritenuto che i tre volevano picchiare Emanuele ma non ucciderlo. I PM avevano richiesto l’ergastolo per Fortuna, 28 anni per Castagnacci e Palmisani e 24 anni per Franco Castagnacci, come già scritto assolto in via definitiva.
Una ferita ancora aperta
A sette anni di distanza la ferita è ancora aperta, la città non riesce a dimenticare, invoca giustizia per un ragazzo al quale è stata tolta la vita, ucciso con così tanta ferocia ed accanimento, alla comunità resta difficile credere che gli assassini intendessero picchiarlo ma non ammazzarlo. Alatri ricorda Emanuele Morganti, il suo sorriso dolce, lo sguardo profondo, un giovane dall’animo buono, allegro, educato, mai attaccabrighe; Alatri ricorda oggi un figlio che è morto per la cattiveria esplosa sotto gli occhi di tutti i presenti che hanno assistito all’orrore.