Ater Frosinone, i 7 milioni regionali non salvano conti e piena operatività. Iannarilli: “Ora svolta nazionale”

Imu, 6 milioni da dare al Comune capoluogo, Piano straordinario di vendita alloggi per ripianare il buco in bilancio. Appello al governo

La gestione dei seimila alloggi di edilizia economica e popolare della provincia di Frosinone resta pericolosamente in bilico tra conti in rosso, esposizioni con le amministrazioni comunali per Imu non versata, pesanti livelli di abusivismo e di morosità: insomma i 7 milioni di euro che tra quest’anno ed il 2026 la Regione Lazio ha destinato al “piano di risanamento dell’ente”, rappresenteranno poco più che un sollievo parziale per un’azienda pubblica che deve gestire il problema della casa per le fasce meno abbienti senza risorse adeguate e a fronte di emergenze continue in tutti gli insediamenti che solo un vero e proprio miracolo potrebbe consentire di affrontare adeguatamente.

Ne è perfettamente cosciente Antonello Iannarilli, confermato ancora per un anno nel suo ruolo commissariale e che, probabilmente, non ha mai affrontato difficoltà di tali dimensioni, nonostante la lunga carriera tra la guida della Provincia di Frosinone, il Comune di Alatri, l’assessorato regionale all’Agricoltura e il ruolo di parlamentare per più legislature.

Intervento importante di Rocca ma ci sono criticità strutturali

“Ora vorrei chiarire: c’è stato un intervento importante della Regione di 5 milioni nel 2025 e 2 milioni nel 2026 per sostenere l’ente. Il problema è che alcune aziende ed alcuni Comuni hanno eseguito pignoramenti presso terzi. Quindi nella pratica da quattro mesi non ho un euro di erogazione da parte della Regione. Ci sono problemi pressoché insormontabili: uno per tutti l’Imu da pagare alle amministrazioni. Da qui il pignoramento promosso per 1,8 milioni dal Comune di Frosinone per una parte sola del debito. Che è molto più alto: ho chiuso quella esposizione con una transazione per la quale ringrazio il Sindaco. Ma a Frosinone dobbiamo dare 6 milioni di euro”.

  • Qui ci riferiamo a un patrimonio edilizio esteso che comporta Imu ingente. Così?

“Ai valori catastali più o meno attuali, oggi il patrimonio ammonta a circa 290 milioni di euro, abbiamo circa 6000 alloggi. Non è un caso se il piano di risanamento che abbiamo adottato prevede una vendita straordinaria degli alloggi proprio per ripianare il debito. Perché con le entrate normali non ce la si può fare. Abbiamo trovato crediti da incassare nei confronti degli inquilini per 44 milioni, quando sono entrato due anni fa. La legge prevede la possibilità di riscuotere questi crediti nell’arco massimo di cinque anni e, quindi, una gran parte di quei crediti sono andati persi”.

  • Morosità dilagante e in gran parte irrecuperabile?

“Io ho fatto degli appelli quando mi sono insediato come commissario nei confronti degli inquilini sottolineando come, per mettersi in regola, ci fosse la possibilità di dilazionare il pagamento per chi ha avuto problemi ad adempiere. Purtroppo l’occasione è stata sfruttata da poche persone. Siamo andati avanti con la riscossione coattiva: ad oggi abbiamo emesso circa 25 anni di arretrati per almeno 5 milioni di euro di richieste di pagamento. Lo scorso 22 settembre purtroppo a più di qualcuno è partito anche il pignoramento e devo dire che alcuni ora visto come può finire cominciano a pagare”.

Morosità estesa e primi pignoramenti nonostante i fitti bassi

  • Eppure i fitti erano estremamente bassi. Lo restano anche oggi?

“E’ così e per questo motivo non si può fare diversamente perché senza nemmeno le entrate degli affitti non incassiamo davvero più neppure un euro. I fitti sono molto bassi, bisogna sapere che a locazioni da 80 – 100 euro mensili dovremmo sottrarre 60 euro per la gestione del contratto e quanto dovuto a titolo di Imu. Inoltre dovremmo fare le manutenzioni. Quindi è tecnicamente impossibile dare una risposta a tante famiglie che hanno gli alloggi in condizioni diciamo non consone. Io una settimana fa sul conto che gestisce 3500 appartamenti avevo 6.000 euro in tutto”.

  • Ma come si fa a operare in queste condizioni? E’ urgente una svolta che immagino dovrebbe essere perfino nazionale e non solo regionale. E’ così?

“In effetti è necessario che la svolta ci sia presto, con una normativa nazionale. Intanto a livello regionale c’è la necessità di adeguare almeno il canone base. È una storia vecchia o comunque si tratta di cifre non più sostenibili. E poi c’è bisogno di norme che escludano le Ater dal dovere di pagare l’Imu”.

  • Qual è il punto da chiarire?

“La Cassazione ribadisce che non tutti gli immobili degli enti di edilizia residenziale pubblica godono dell’esenzione Imu: occorre dimostrare che si tratti effettivamente di alloggi sociali. I Comuni non riconoscono la classificazione sociale altrimenti perderebbero l’introito. Ma se sono loro stessi a fare la graduatorie dei cittadini per l’assegnazione che riguardano le persone meno abbienti, come si fa a non considerare quello dell’Ater un alloggio sociale?”.

Lo scontro con i Comuni che pretendono l’Imu nonostante tutto

  • Siamo allo scontro tra enti di fronte ad un dramma sociale?

“La verità è che siamo arrivati anche, tra virgolette, a ‘minacciare’ i Comuni. Anzi vi dico che lo farò in maniera anche più importante in futuro. Insomma io potrei mandare via da casa chi dopo tre – quattro mesi non ha pagato l’affitto, potrei fare la decadenza come prevede la legge. Credo che potrebbe essere anche giusto agire così. Però poi creiamo un problema sociale che si riversa immediatamente sui servizi sociali dei Comuni. A questo punto cosa costa di più? L’Imu o l’emergenza? Dobbiamo trovare un accordo perché è un discorso sociale e l’Ater da sola non può poter dare le risposte che urgono e che tanti cittadini attendono”.

  • Neppure il Pnrr è servito ad alleviare le difficoltà?

“Ha aiutato poco. Abbiamo fatto solo tre progetti a Villa Santa Lucia, Pico e Ferentino, circa 150 alloggi complessivamente. Poca roba. Non è stato fatto nemmeno un progetto bonus 110% quando c’era la possibilità di farlo e abbiamo tanti tantissimi palazzi che hanno bisogno di manutenzione”.

L’incontro coi presidenti dei tribunali per le procedure di sgombero

  • A che punto sono l’azione contro l’abusivismo e anche il recupero di alloggi occupati illegalmente?

“Il percorso è molto tortuoso e difficile, intanto perché spesso non riusciamo nemmeno a notificare gli atti. Infatti di nuovo gli uffici mi hanno chiesto di incontrare i presidenti dei tribunali di Cassino e Frosinone per verificare come rendere più spedite le carte e le procedure. Ma spesso ci troviamo in situazioni in cui ci sono bambini, anziani, persone malate e quindi non possiamo procedere”.

  • Per umanizzare e rendere accettabili gli insediamenti Ater bisognerà quindi attendere altre stagioni?

“Ovviamente lo auspico al più presto e di sicuro abbiamo interventi in programma, come per il Casermone a Frosinone, per i quali il Mef ha finanziato la progettazione e speriamo che finanzi anche la fase realizzativa. Ma mi auguro che lo Stato metta mano a una soluzione complessiva per le Ater. Per quest’altro anno di commissariamento la priorità resta trovare risorse per fare le manutenzioni che sono tantissime. L’Ater deve incassare il pregresso perché ciò vedrebbe poi quegli stessi soldi investiti sugli stessi insediamenti: parliamo di 10 – 12 milioni di arretrati. Andrebbero tutti in manutenzione. Del resto non abbiamo lotti di nuove costruzioni non abbiamo terreni disponibili”.

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Stefano Di Scanno
Stefano Di Scanno
Giornalista Professionista

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