Avvocato di difesa – The Lincoln Lawyer (The Lincoln Lawyer) è una serie televisiva statunitense creata da David E. Kelley e Ted Humphrey, basata sul romanzo La lista di Michael Connelly e con protagonista Manuel Garcia-Rulfo. È la terza serie televisiva, dopo Bosch e Bosch: l’eredità, a essere tratta dalle opere di Michael Connelly, e la seconda opera audiovisiva, dopo il film The Lincoln Lawyer del 2011, con protagonista il personaggio di Mickey Haller. La prima stagione è stata pubblicata sul servizio streaming Netflix il 13 maggio 2022, la seconda stagione nel 2023 e la terza nel 2024. Prevista una quarta stagione per ottobre 2025.
La trama
Mickey Haller è un avvocato difensore di Los Angeles, noto per preparare i propri casi dal sedile posteriore di una Lincoln (da qui il soprannome The Lincoln Lawyer, in italiano “Avvocato della Lincoln”). Caduto in disgrazia a causa di una dipendenza, seguita a un incidente in surf dal quale non si è mai veramente ripreso, Mickey torna sulla cresta dell’onda quando è chiamato a ereditare lo studio e i casi del collega avvocato Jerry Vincent, ucciso in circostanze misteriose. L’attività con i nuovi clienti lo aiuteranno a riprendere le redini della vita.
L’estetica della mobilità interiore nel nuovo legal drama di Ted Humphrey
Nel costellare il panorama televisivo contemporaneo di forme narrative sempre più rapide e stratificate, The Lincoln Lawyer si impone come un gesto autoriale di notevole rigore, capace di rileggere il genere legal drama attraverso una grammatica visiva ed emotiva improntata all’essenzialità e alla profondità psicologica. Più che un semplice adattamento dei romanzi di Michael Connelly, la serie si configura come una meditazione audiovisiva sulla figura del difensore legale inteso non come demiurgo della verità, ma come interprete erratico della complessità morale.
La mise-en-scène della mobilità
Elemento fondante dell’estetica della serie è la costruzione di una mise-en-scène dinamica e flessibile, che fa della mobilità spaziale (la Lincoln come estensione fisica del protagonista) il fulcro della narrazione visiva. Attraverso la costante oscillazione fra spazi chiusi (aule di tribunale, uffici legali) e spazi mobili (l’automobile, la città attraversata in movimento), The Lincoln Lawyer sviluppa una diegesi “aperta”, che rifiuta il concetto tradizionale di ambientazione statica per abbracciare un’idea di spazio come flusso e trasformazione.
La camera, spesso flottante e radente, adotta una soggettiva implicita: il punto di vista di Haller non viene dichiarato in maniera programmatica, ma suggerito attraverso scelte di posizionamento diegetico e profondità di campo che plasmano una “coscienza percettiva” in grado di avvolgere lo spettatore senza mai imporsi frontalmente. Questa costruzione visiva sottolinea, anche a livello inconscio, l’instabilità ontologica del protagonista: la sua identità di avvocato — e di uomo — è un campo di forze in tensione continua, mai fissato definitivamente.
Sceneggiatura e polifonia dei livelli narrativi
A livello di struttura narrativa, la serie rifiuta il procedural canonico per articolare una polifonia di trame, sottotrame e microtrame, ciascuna delle quali dialoga tematicamente con l’arco principale attraverso specchiature, inversioni e variazioni. Il risultato è un dispositivo drammaturgico che ricorda la struttura musicale del contrappunto, dove voci differenti — il caso principale, i casi minori, le crisi private di Haller — si sovrappongono in modo armonico ma mai gerarchico. L’uso dell’ellissi è particolarmente sofisticato: i vuoti narrativi non vengono riempiti da flashback esplicativi o da dialoghi espositivi, ma lasciati come spazi aperti che lo spettatore è chiamato a colmare attivamente. Questo rispetto per l’intelligenza percettiva di chi guarda si traduce in un’esperienza di fruizione partecipativa e non passiva. Dal punto di vista tematico, la sceneggiatura lavora su un doppio registro: da un lato esplora la tensione tra giustizia istituzionale e verità individuale; dall’altro, riflette sulla possibilità stessa della rappresentazione morale in un mondo segnato dall’ambiguità sistemica.
Acting: l’interiorità come gesto minimo
Sul piano attoriale, The Lincoln Lawyer si distingue per una recitazione basata sulla microgestualità e sulla costruzione di interiorità attraverso il controllo del corpo e della voce. Manuel Garcia-Rulfo adotta una tecnica espressiva che rifiuta l’iperbole emozionale in favore di una performatività “minima”, fatta di sguardi obliqui, respirazioni trattenute, posture leggermente sbilanciate: un modo di “abitare” il personaggio che lo ancora costantemente a un realismo psicologico profondo. Accanto a lui, Neve Campbell offre una controparte perfettamente calibrata: la sua interpretazione incarna una soggettività che resiste all’assimilazione, costruita non attraverso dichiarazioni manifeste ma tramite la gestione consapevole dei tempi interni della scena. Meritano una menzione anche Jazz Raycole e Becki Newton: le loro interpretazioni minori, mai sopra le righe, contribuiscono a creare un ecosistema umano credibile, dove ogni relazione personale appare segnata da un passato che si insinua, silenziosamente, nei dialoghi e nei gesti. Particolarmente interessante, in termini di dinamica attoriale, è il lavoro sull’ascolto: The Lincoln Lawyer pone grande attenzione a ciò che avviene nei silenzi, nei tempi di risposta, nella reattività emotiva più che nella parola detta.
Conclusione: la resistenza della complessità
In un’epoca in cui la serialità televisiva tende spesso a favorire la sovrasemplificazione narrativa e l’iperstimolazione visiva, The Lincoln Lawyer rappresenta un’operazione di raffinata resistenza culturale: un’opera che riconosce nella complessità della narrazione, nella precisione della regia e nella profondità interpretativa le vere risorse di una serialità adulta. Più che un semplice legal drama, The Lincoln Lawyer è una riflessione sullo sforzo umano di dare forma, attraverso il diritto e il racconto, a un mondo intrinsecamente sfuggente. Imperdibile.