“Child Abuse, l’infanzia e i diritti negati”: una rete per la cura nei casi di sospetto abuso

Organizzato un convegno per far luce su un fenomeno che oggi, molto più rispetto al passato, emerge in tutte le sue criticità

Lunedì, nell’aula magna Agazio Menniti del San Camillo, è stato presentato il convegno “Child Abuse – l’infanzia e i diritti negati. Il bambino in ospedale, dall’individuazione, all’ascolto, al lavoro di rete nei casi di sospetto abuso”. Un’occasione importante per far luce su un fenomeno che oggi, molto più rispetto al passato, emerge in tutte le sue criticità.

Al fine di garantire la rilevazione e la gestione integrata, anche con le agenzie del territorio, di casi accertati o fondatamente sospetti di abuso ai danni di un minorenne, le fasi dell’Accoglienza e dell’Ascolto sono fondamentali, così come un approccio multidisciplinare e interistituzionale. Fondamentale, in questo senso, l’apertura del tavolo interistituzionale permanente del Tribunale di Roma, nel cui gruppo di lavoro partecipa anche il San Camillo, che ha elaborato delle linee di indirizzo per l’assistenza e la protezione di minori vittime di abusi e violenze.

Al convegno, organizzato dal dott. Luca Mari, direttore UOSD Area per la Cura delle Relazioni e il Servizio di Psicologia dell’ospedale, e dal dott. Mauro Calvani, direttore della Pediatria, hanno preso parte personalità di spicco del mondo delle istituzioni e della giustizia tra i quali citiamo: il presidente del Tribunale di Roma dott. R. Reali, la dott.ssa M. Monteleone, già Procuratore Aggiunto Procura della Repubblica di Roma, la dott.ssa M. Sansoni, Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza Regione Lazio, la dott.ssa E. De Bellis Sostituto Procuratore della Procura minorile, dott. S. Pizza Sostituto Procuratore della Procura Ordinaria di Roma, la dott.ssa Milone, del Dipartimento Politiche Sociali e Salute di Roma Capitale, la dott.ssa B. Vitale Ten. Colonnello Carabinieri RACIS, la dott.ssa A. Menditto Commissario Capo IV sez. Polizia di Stato e la dott.ssa V. Cuzzocrea, dell’Ordine Psicologi del Lazio, e ancora professori universitari, pediatri di libera scelta, medici, infermieri, assistenti sociali.

“Percorsi rigorosi e interconnessioni tra competenze sono la base per affrontare quello che è un fenomeno sociale drammatico, che non può essere risolto in poco tempo – ha dichiarato il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera, il dott. Narciso Mostarda – . Il San Camillo sta cercando di reagire, stiamo cercando di aumentare nei cittadini la percezione che qui c’è sempre una porta aperta, anche laddove i danni non sono immediatamente percepibili in PS. Il San Camillo da sempre si occupa di casi di altissima complessità: trattiamo ictus, infarti, i grandi traumi, abbiamo tra gli indicatori degli esiti per i traumi maggiori migliori d’Italia, facciamo tanti trapianti di organo solido; la sfida di questo ospedale è costruire rigorosamente percorsi, grazie al lavoro incessante della giustizia, delle forze dell’ordine, e tutti gli operatori sanitari e non. La mia sollecitazione continua è rivolta tutti i collaboratori: ognuno di noi deve togliersi un po’ del proprio abito e mettersi un nell’abito dell’altro, per scambiare sensazioni, competenze, e soprattutto condividere responsabilità”.

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