Due minacce simultanee con una sola mossa: negli scacchi si chiamerebbe ‘forchetta’ quella fatta dal consigliere comunale di FdI Marco Ferrara, in qualità di Vice Presidente del Consiglio Comunale di Frosinone. Ha spiegato che “allo scopo di garantire la corretta e tempestiva informazione di tutti i Consiglieri comunali e dei cittadini di Frosinone, ricorda come l’articolo 35 del regolamento dell’assise civica del capoluogo, al terzo e al quarto comma, stabilisce che la seduta del Consiglio Comunale ‘è altresì dichiarata deserta quando nel suo corso venga a mancare il numero legale. In quest’ultimo caso gli argomenti non trattati vengono inseriti nell’ordine del giorno della seduta successiva’”. Il problema è che, nel corso del Consiglio Comunale del 10 ottobre 2025, la seduta è stata dichiarata deserta dal Presidente pro tempore, consigliere comunale dem Norberto Venturi, con riferimento a due punti all’ordine del giorno”.
“L’articolo 35 del regolamento consiliare ci impone di discuterne”
“Il numero 8, diretto a sostenere la necessità della tregua dello Stato di guerra nella Striscia di Gaza in Medio Oriente e l’auspicato futuro riconoscimento da parte del Governo Italiano dello Stato della Palestina. Al numero 9 c’era la mozione avente ad oggetto “Condanna del genocidio di Gaza, ripudio del terrorismo e della guerra, impegno per la pace”. “Ritengo doveroso – ha spiegato Ferrara – informare i Consiglieri comunali e la cittadinanza che, in applicazione dell’art. 35 del Regolamento del Consiglio Comunale di Frosinone suindicato, durante la prossima riunione dell’Ufficio di Presidenza si dovrà provvedere ad inserire i suddetti argomenti non trattati (punti n. 8 e n. 9 dell’Odg del C.C. del 10/10/2025) nell’ordine del giorno della seduta successiva del Consiglio Comunale di Frosinone. La mia comunicazione odierna ha natura meramente tecnica.”, conclude con distacco di sapore burocratico.
Chiamata al chiarimento per la coalizione che sostiene il sindaco
Ma Ferrara sembra mettere a segno un attacco doppio. Il primo al centrosinistra che, la volta scorsa, avrebbe potuto votarsi da solo ordine del giorno e mozione ma non l’ha fatto visto che la maggioranza se l’era data poco onorevolmente a gambe per non esprimersi e l’occasione era ghiotta per raccontare a tutti le immagini epiche di chi raccoglieva zaini e cappotti sugli scranni di Palazzo Munari per riconsegnarli a quanti se l’erano svignata dall’uscita su… Piazza Domenico Marzi.. Adesso però le opposizioni si ritrovano punto e accapo con i due documenti: uno che ha come primo firmatario Anselmo Pizzutelli e l’altro proposto dall’ex sindaco Domenico Marzi (che ha dichiarato subito dopo la seduta in questione d’essere rimasto egli stesso sorpreso dall’assenza della maggioranza). Ma probabilmente la mossa dell’esponente di Fratelli d’Italia rappresenta prima di tutto una chiamata al chiarimento per lo stesso sindaco Riccardo Mastrangeli. Che intenzioni ha? Un’altra “fuitina” dall’aula o una consultazione aperta con gli alleati per assumere una posizione ufficiale della coalizione che lo sostiene?
Ripensamento sul forno crematorio? Ma anche qui l’alleanza non discute
Intanto scoppia un caso singolare visto che – come leggerete in altra parte di questo giornale – Lista per Frosinone, Lega per Salvini, Lista Ottaviani e Marco Sordi se ne sono usciti con la proposta di referendum sul forno crematorio. – QUI – Come se alla fine ammiccassero ai tanti cittadini che sono decisamente per il “no” e che hanno già tenuto manifestazioni pubbliche allo scopo. Ed invece un sì ben chiaro appariva nel programma elettorale del sindaco Mastrangeli – e quindi dello stesso gruppo Ottaviani – per una “messa in funzione del forno crematorio”. Insomma su tutto può esserci un ripensamento. Ma su cose del genere una coalizione amministrativa avrebbe magari il dovere di confrontarsi per portare avanti una linea d’azione univoca. Anche se, a quanto pare, gli strappi che si possono iniziare a contare sono tutti riconducibili ad una campagna elettorale sotterrannea ma sempre più evidente nelle conseguenze che pur non volontariamente vengono poi alla luce dell’opinione pubblica.