Devil Red: Hap, Leonard e il lato oscuro. Dal Texas con sangue, l’avventura di Lansdale che toglie il fiato

Con Devil Red (2011), Joe R. Lansdale, maestro texano della narrativa hard-boiled, contamina ironia pulp e suggestioni gotiche

Con Devil Red (2011), Joe R. Lansdale, maestro texano della narrativa hard-boiled contaminata da ironia pulp e suggestioni gotiche, riconsegna ai suoi lettori un ulteriore tassello della saga di Hap Collins e Leonard Pine, coppia di “irregolari” della letteratura americana contemporanea. L’opera, ottavo capitolo ufficiale della serie, è ben più di un semplice romanzo di genere: è un esercizio di stile in cui l’autore intreccia i codici del noir, le impennate del western postmoderno e la malinconia disillusa del romanzo di formazione tardiva.

Trama

Siamo nella provincia texana, dove Hap Collins e Leonard Pine, ormai investigatori part-time al servizio dell’ex poliziotto Marvin Hanson, si trovano a indagare su un duplice omicidio: Ted, uno studente, e la sua fidanzata, brutalmente assassinati durante una corsa in un parco. La scena del crimine porta un segno inquietante: una testa di diavolo rossa dipinta su un albero, simbolo già comparso in altri delitti. Quel marchio diviene il filo conduttore che li guida verso una rete di omicidi rituali e sanguinari, legati a una setta criminale e alla Dixie Mafia.

Il caso prende una piega più personale quando Leonard diventa bersaglio di un agguato e la coppia comprende che dietro il nome “Devil Red” si nasconde un assassino professionista spietato, con legami che si estendono ben oltre il Texas. Il colpo di scena è il ritorno di Vanilla Ride, figura enigmatica già incontrata in passato, che riappare come possibile alleata o minaccia latente, sfumando continuamente i confini morali.

Struttura narrativa, stile e ritmo

Lansdale orchestra la trama con il consueto equilibrio tra brutalità e comicità grottesca, evitando la linearità tradizionale del giallo classico e preferendo una narrazione centrifuga, che procede per improvvise accelerazioni, scarti e deviazioni. La tensione non è mai uniforme: si dilata in digressioni ironiche o in parentesi quotidiane, salvo poi stringersi in improvvise vampate di violenza. Lo stile di Lansdale è inconfondibile: prosa rapida, punteggiata da dialoghi frizzanti, mescola ironia corrosiva e brutalità cruda. Il linguaggio è ibrido, spesso colloquiale e sporco, ma sa farsi improvvisamente lirico, restituendo lampi di poesia in mezzo al sangue. In Devil Red questo registro si carica di una tensione più cupa: l’ironia non è mai evasione, ma una resistenza disperata alla violenza che permea il mondo dei protagonisti. Questa alternanza è un tratto distintivo dell’autore: un impasto che rifugge le patinature letterarie per abbracciare il ritmo sincopato del parlato, pur non rinunciando a improvvisi guizzi metaforici. L’effetto è duplice: da un lato, un realismo spigoloso che restituisce la materia viva della provincia texana; dall’altro, una stratificazione linguistica che smaschera la fragilità dell’eroismo e il senso di vuoto dell’avventura violenta.

I personaggi

La forza del romanzo non sta solo nell’intreccio, ma soprattutto nella costruzione dei personaggi. Hap Collins, bianco, ex obiettore di coscienza, incarna il dubbio e la riflessione morale: dietro la scorza ironica, la sua voce narrante restituisce un uomo costantemente lacerato tra il bisogno di giustizia e la consapevolezza della violenza che perpetua. Ogni colpo che sferra sembra aprire una ferita nella sua coscienza, e il romanzo diventa anche una meditazione sulla possibilità di rimanere integri in un mondo che non offre redenzione.

Leonard Pine, nero, omosessuale, veterano del Vietnam, è l’opposto complementare: pragmatico, diretto, fedele, con una visione del mondo più ruvida e meno incline all’introspezione. Il suo umorismo tagliente, così come i suoi gesti provocatori – come indossare un cappello alla Sherlock Holmes durante le indagini – alleggeriscono la tensione senza mai nasconderne la durezza. In lui la violenza diventa strumento di sopravvivenza e affermazione, in un contesto che non concede spazio alla fragilità.

Su tutti incombe Vanilla Ride, personaggio che già aveva avuto un ruolo cruciale nel romanzo omonimo. In quell’opera Lansdale la dipingeva come una spietata killer al servizio della Dixie Mafia, una macchina di morte bionda, bellissima, affascinante e temibile. In Devil Red il suo ritorno è ancora più complesso: non è più soltanto un’antagonista, ma una presenza ambivalente, capace di muoversi sul filo che separa la minaccia dall’alleanza. È tra le figure più iconica della saga: letale, cinica, ma anche dotata di una sua etica personale, che le permette di scegliere se e quando intervenire. Il suo fascino risiede proprio in questa oscillazione, in questa indecifrabilità che la rende la vera incarnazione del lato oscuro dell’universo di Lansdale.

Accanto a loro, la galleria di comprimari e antagonisti conferma la vocazione di Lansdale per il freakish: assassini mascherati, setta satanica e figure borderline, spesso sospese tra caricatura e realismo crudo. Il “Devil Red” stesso, entità quasi mitologica che dà il titolo al romanzo, non è tanto un personaggio in carne ed ossa quanto un simbolo dell’orrore diffuso e dell’irrazionalità che alberga nell’America profonda.

Temi e sottotesti

Il romanzo mette in scena i temi cardine della saga: l’amicizia virile, la fedeltà, la lotta per un senso di giustizia in un contesto privo di regole. Hap e Leonard non sono eroi tradizionali, ma uomini imperfetti che tentano di difendere ciò che resta di umano in una realtà corrotta. Attorno a loro si stagliano i grandi mali della società americana contemporanea: razzismo, omofobia, fanatismo religioso, violenza cieca. L’universo dello scrittore è intriso di violenza, ma non è mai privo di etica: i protagonisti, pur immersi nel sangue e nell’assurdo, incarnano una forma elementare di giustizia, ‘sporca’ eppure necessaria. In questo, Lansdale riesce a trasformare il noir in un laboratorio morale, capace di interrogare la nostra epoca con brutalità e ironia.

Ricezione e collocazione critica

Devil Red conferma Lansdale come autore eccentrico rispetto ai canoni del noir classico: troppo visionario per essere assimilato al realismo di Chandler, troppo ironico per rientrare nella tradizione hard-boiled pura, troppo radicato nella cultura popolare texana per collocarsi in un cosmopolitismo letterario. È proprio questa ibridazione, però, a renderlo un unicum: un autore che coniuga cultura alta e bassa, pulp e filosofia morale, tradizione western e narrativa postmoderna.

Gioiello che vive di ibridazione

Devil Red non è soltanto un thriller ad alta tensione, ma un’opera che conferma la statura letteraria di Lansdale: troppo ironico per essere assimilato al noir classico, troppo visionario per restare confinato nell’hard-boiled, troppo radicato nel Texas per farsi cosmopolita. È un romanzo che vive nell’ibridazione, nell’incrocio tra pulp e filosofia morale, tra violenza e poesia. Accanto a scene di sparatorie e inseguimenti, resta la riflessione più profonda: l’amicizia come baluardo, la violenza come inevitabile linguaggio del mondo, la speranza che anche nel sangue si possa ancora intravedere un lampo di umanità.

In definitiva, Devil Red è un romanzo che travalica i confini del genere e, pur restando perfettamente leggibile come crime story di intrattenimento, offre una riflessione più profonda sul male, sulla lealtà e sul destino. Lansdale non cerca mai la compostezza accademica: preferisce sporcare le mani nella materia bruta della vita, costruendo un affresco narrativo che diverte, inquieta e, a suo modo, commuove. È questa tensione tra caos e misura a rendere Devil Red un tassello imprescindibile non solo nella saga di Hap e Leonard, ma nell’opera complessiva di Lansdale e, più in generale, nella letteratura di frontiera che continua a interrogare i margini — geografici ed esistenziali — dell’America contemporanea. Hap e Leonard restano così tra le coppie letterarie più belle di sempre, vecchi amici in cui rifugiarsi quando si è a caccia di emozioni forti e avventure, sapendo di non sbagliare mai. Lansdale si conferma un porto sicuro. Affidarsi alle pagine dei suoi libri…è sempre la cosa giusta da fare!

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Cristina Lucarelli
Cristina Lucarelli
Cristina Lucarelli, giornalista pubblicista, specializzata in sport ma con una passione anche per musica, cinema, teatro ed arti. Ha collaborato per diversi anni con il quotidiano Ciociaria Oggi, sia per l'edizione cartacea che per il web nonché con il magazine di arti sceniche www.scenecontemporanee.it. Ha lavorato anche come speaker prima per Nuova Rete e poi per Radio Day e come presentatrice di eventi. Ha altresì curato gli uffici stampa della Argos Volley in serie A1 e A2 e del Sora Calcio.

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