È luglio ed è davvero una notte molto calda, caldissima. Richard Dane è un pacifico corniciaio, ma quella stessa notte un ladro irrompe nella sua abitazione. E, sfortunatamente, nella sua vita. Prima un colpo di pistola, poi il sangue. C’è un morto. Legittima difesa, sì, ma questo evento tragico quanto imprevedibile sconvolge l’esistenza tranquilla dell’artigiano e della sua famiglia. Iniziano ad accadere fatti inquietanti: minacce, le promesse di vendetta del padre – dal passato turbolento – del delinquente e tanto altro. Una volta che Russell torna in prigione, Richard trova per caso il portafogli dell’uomo in casa sua. Dentro ci sono le foto del figlio. Dane resta esterrefatto quando capisce che il figlio di Ben Russell non è affatto il ladro che lui ha ucciso. Perché allora la polizia lo ha riconosciuto come tale? Perché la polizia gli ha mentito? Chi ha ucciso allora quella dannata notte?
L’unico che può aiutarlo a scoprire cosa si cela dietro questo castello di carte, è proprio Ben Russell: anche lui, infatti ha dei quesiti senza risposta. Se il figlio non è stato ucciso da Dane, dov’è andato a finire? E perché si dà per morto? La polizia non appare turbata, eppure, allo stesso tempo, sembra sospettosa, si comporta in modo strano. Forse la pacata provincia texana sta per essere scossa dal fantasma (o qualcosa in più) di un’organizzazione criminale. Questa, in breve, la sinossi di ‘Freddo a luglio’, un incubo scandito dai tanti colpi di scena ma anche un viaggio negli anfratti più scuri ed efferati della mente. Dal romanzo è stato tratto un film nel 2014, intitolato ‘Cold in July’ e diretto da Jim Mickle.
Lo stile irriverente di Joe R. Lansdale
‘Freddo a luglio’ (scritto nel 1989) non è certamente il libro più noto di Joe R. Lansdale, anche se estremamente coinvolgente. E squisitamente pulp. Il prolifico autore statunitense esplode un proiettile centrando senza tentennamenti l’obiettivo. Le pagine trasudano pericolo, sono serrate come le stesse indagini che raccontano, intrise di quell’humor beffardo, a tratti divertentemente un po’ sboccato, tipico di ‘Champion’ Joe. Il suo stile è inconfondibile: irruento, delirante ma al contempo iperrealistico, splatter. Non ci sono piani, solo storie da raccontare. L’irreverente autore contemporaneo, nelle sue opere, spazia tra il noir, l’horror, il thriller, la fantascienza e altri generi con scioltezza. Una contaminazione che è diventata il suo tratto peculiare e che fa impazzire i fan. Manda giù tacos e limonata (o forse dr. Pepper), mette su carta violenza estrema, brutture, cupidigia, vessazioni, razzismo e sceriffi ‘stellinati’. Descrive il piccolo mondo del Texas orientale come fosse un cosmo denso di straordinario, lo fa con l’animo del ‘contadino’ che dice di avere dentro sé. Le sue vicende turbano, lo fanno a ritmo di country e blues, però.
Il freddo di luglio arriva fino alle ossa
In ‘Freddo a luglio’, quando la annoiata provincia di LaBorde viene scossa dai fatti succitati, il proverbiale pentolone risulta irrimediabilmente scoperchiato. In questo doloroso thriller-western, si incrociano i destini di tre uomini e i risvolti sono del tutto inaspettati. Il protagonista cerca di sopravvivere e difendere la famiglia, aiutato in questa missione da due individui poco raccomandabili: l’ex galeotto Ben Russell ed il ruvido detective Jim Bob Luke. Jim Bob è uno dei personaggi più lansdaliani, spesso presente nel ciclo ‘Hap & Leonard’, ed è impossibile non adorare le sue volgarità ed i modi poco raffinati: a bordo del ‘Troione rosso’, la sua amata e cadente Cadillac, il rozzo ‘cowboy’ è sempre pronto a pericolose scorrazzate. Su tutto aleggia la maledetta ombra degli snuff movie. Non mancano i servizi segreti, il marciume, le scazzottate, le sparatorie e misteriosi messicani. Pochi giorni di un impianto tortuoso e domande irrisolte.
L’incedere degli eventi è adrenalinico, un tremendo spaccato dell’animo maschile, poveri cristi, piccoli antieroi uniti da una sorta di ‘cameratismo’, obbligati per stessa natura a finire ciò che hanno iniziato. Padri che per i figli farebbero di tutto, finanche uscire nel sangue da una vicenda generata dallo stesso rosso e caldo fluido vitale, codificata sulla legge del più forte. Avvincente, schietto, anche goliardico, il volume scorre velocemente nel clima rovente che alimenta con quelle bordate al piombo tipiche del buon vecchio Joe. Si tira dritto fino al finale, scomodo, sconvolgente.
Ti strappo una risata…e anche il cuore
“La morte vista dal vero non somigliava affatto a come ci appare in televisione. Era sporca, puzzava e ti si appiccicava addosso come una brutta malattia”. Lansdale mescola abilmente introspezione e azioni, colpi di scena, orrore, riflessione e ironia. Con lui si scende all’inferno. Ti strappa una risata, poi il cuore. Letteralmente. In estrema sintesi, un’opera cruda e spietata, che mostra la grandezza dello scrittore anche nell’umorismo nero più feroce. Dinamico, maschio, cazzuto. Imperdibile per gli amanti del genere.