Tanto il 10 settembre – data dell’udienza di merito – è vicino e i lavori del quinto bacino sono ormai quasi conclusi: quindi i danni – se ci dovevano essere, come temuto dal sindaco Sacco – sono stati già compiuti. Allora che volete che sia se l’autorizzazione ambientale – sospesa il 9 luglio accogliendo l’istanza di adozione di misure cautelari del Comune di Roccasecca – adesso la riattiviamo del tutto? Così in sintesi grossolana il Tar Lazio, con nuovo decreto presidenziale, ha di fatto lasciato alla Mad l’incondizionato esercizio della discarica di Cerreto.
La società aveva minacciato di sospendere ogni attività – a seguito del decreto 176/2025 – a partire da quelle di messa in sicurezza dei quattro bacini saturi, posti sotto controllo a lungo termine per quel che riguarda emissioni inquinanti e contaminanti in aria e nei terreni. Incredibilmente la “trappola argomentativa” del privato che scaricava sulle autorità l’onere del monitoraggio di percolato, acque sotterranee, biogas e la manutenzione della copertura – che spetta solo e soltanto al gestore – alla fine ha funzionato. Ed il giudice amministrativo è tornato clamorosamente sui suoi passi. Ma questa è l’Italia della caotica gestione rifiuti che regola le sue procedure a seconda dell’emergenza da fronteggiare.
La presidente Scala ha valutato le deduzioni avanzate dalla società di gestione Mad
La pronuncia 189/2025 della presidente Tar Lazio Donatella Scala fa riferimento alle considerazioni della società a proposito della “valutazione del periculum in mora, che la improvvisa sospensione del titolo Aia determina il fermo delle attività di gestione post-mortem dell’intera discarica di Rocasecca, che non possono essere svolte in difetto di titolo autorizzativa”… “Mad è stata costretta a comunicare… la sopravvenuta impossibilità di gestione della discarica per sospensione del titolo Aia” derivante dal decreto Tar. La presidente Scala prende atto che i lavori al quinto bacino sono ormai conclusi e la realizzazione del nuovo invaso “non può essere fonte di danni irreparabili per la collettività civica di Roccasecca che potrebbe determinarsi solo ove la Regione, in via di autotutela, annullasse legittimamente il titolo autorizzativo Aia, con conseguente agevole ricopertura dell’invaso e con ripristino dell’originario piano di campagna; soltanto con l’inizio del conferimento dei rifiuti nel bacino 5 potrebbe ipotizzarsi una qualche modificazione non reversibile ma tale condizione è di là dal venire, dovendo prima l’invaso essere ultimato con le opere di impermeabilizzazione e collaudo e dovendo, quindi, essere emessa da parte della regione Lazio la determinazione di messa in esercizio”.
Vane le obiezioni del Comune sugli obblighi di legge gravanti sul gestore
Il Tar Lazio ricorda che col primo decreto “si è inteso limitare gli effetti sospensivi ai soli lavori relativi al progetto di ampliamento della discarica”… Considerato tuttavia che “l’esposizione dei fatti, per come spiegata dalla società controinteressata, fa ora emergere la insussistenza di una situazione di estrema gravità ed urgenza tale da determinare l’inutilità dell’esame collegiale del ricorso”, respinge l’istanza per ottenere misure cautelari e modifica il decreto 176 del 9 luglio 2025; conferma la trattazione collegiale la camera di consiglio del 10 settembre 2025. Non ha potuto evidentemente nulla il riscontro tempestivo del Comune di Roccasecca alla presa di posizione Mad che puntava a sostenere il primo decreto Tar: “Il gestore – avevano scritto il sindaco Sacco ed il dirigente comunale di settore Simeone – contrariamente a quanto rappresentato, non può sottrarsi ai propri obblighi previsti per legge e contemplati nei pregressi provvedimenti autorizzativi non oggetto di contesa ed ogni ed eventuale interruzione del servizio pubblico è da ritenersi illegittima e arbitraria. Non sussiste alcun impedimento – hanno affermato sempre dal Comune di Roccasecca – alla gestione del sito e dei presidi ivi presenti né l’allarme paventato presso le autorità o enti che svolgono un pubblico servizio può esonerare il gestore dallo svolgimento delle attività di messa in sicurezza, manutenzione, gestione percolati e biogas e monitoraggio ambientale ai sensi della legge”. Argomentazioni ormai cadute dopo il decreto bis che ha pienamente riattivato l’Aia anche sul quinto bacino. Non resta che attendere poco meno di due mesi.