Nove suicidi in provincia di Frosinone in appena 40 giorni. Un bilancio drammatico, un’emergenza sociale sulla quale politica ed istituzioni continuano a tacere. Delle nove vittime sei erano giovanissime, tra i 16 ed i 34 anni. I nostri giovani si uccidono, si lanciano dai balconi di casa, si impiccano, si sparano, nel silenzio e nell’indifferenza generale. Da settimane abbiamo acceso i riflettori sul tema. Abbiamo chiamato in causa il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. – LEGGI QUI – Non pervenuto. Abbiamo fatto appello alla consigliera Alessia Savo, presidente della VII Commissione Sanità. – LEGGI QUI – Nessuna risposta. E intanto il numero delle vittime continua drammaticamente ad aumentare. L’8 maggio il primo suicidio di un ragazzo. La scorsa notte il nono gesto estremo. Vorremmo davvero scrivere che sia l’ultimo ma sarebbe una menzogna. E bastano già quelle raccontate dagli esponenti politici in trionfali comunicati stampa nei quali vengono sbandierati investimenti sulla sanità. La salute mentale però resta un tabù.
Il grido d’allarme, il disagio, celato o sussurrato, dai nostri ragazzi restano inascoltati. Nessun politico, tra i numerosi interpellati nelle ultime settimane, anche in privato, ha deciso di esporsi. Troppo scomodo ammettere di aver fallito. Troppo scomodo dichiarare che il sistema assistenziale e sanitario, sul fronte della salute mentale, fa acqua da tutte le parti. Troppo scomodo ammettere davanti a nove bare, a nove famiglie, a nove vite spezzate nell’indifferenza, di aver colpe. Di essere colpevoli di non aver intercettato un’emergenza sociale che è sotto gli occhi di tutti senza che si mettano in atto le contromisure necessarie. Quei nove morti sono necessariamente sulle coscienze di più di qualcuno, che si abbia o meno il coraggio di prenderne atto. Parliamo di emergenza salute da settimane, – LEGGI QUI – quale confine dovrà essere ancora valicato perché chi di competenza intervenga?
Sara Battisti unica esponente politica del territorio ad intervenire sulla strage
Dopo i tanti “parliamone nei prossimi giorni”, senza una mezza presa di posizione, l’unica a metterci la faccia ad oggi è la consigliera regionale del Pd Sara Battisti. L’unica a non esser rimasta sorda all’appello. E ci auguriamo che altri prendano esempio. Già cominciare a parlarne sarebbe un passo avanti. Interpellata telefonicamente, come tanti dei suoi “colleghi” che hanno scelto la più comoda via del silenzio, la Battisti ha analizzato il problema. E sarebbe opportuno evitare di strumentalizzare questo intervento, come spesso si è soliti fare. Questa non è una battaglia politica, una lotta tra casacche. È una battaglia di civiltà. Una lotta per la vita. Perché siamo stanchi di sotterrare bare di ragazzi che non hanno colpe e che non vedono via d’uscita a quel male di vivere che li attanaglia se non la morte.
“Quadro allarmante: servono interventi immediati”
“Il tema della salute mentale viene affrontato con sempre maggiore attenzione. Lo considero un cambiamento positivo, dettato però da una crescente consapevolezza di una problematica che impatta sul benessere fisico di un numero di soggetti sempre più elevato. E questa patologia colpisce in misura maggiore i giovani, i primi a combattere pregiudizi e stigma sociale che ruota intorno all’argomento, essendo aperti al dialogo su quello che diventa sempre meno un tabù. Questo passo in avanti deve spingere a richiedere l’attenzione di tutti gli attori sociali per garantire un sostegno adeguato. Perché la situazione è allarmante, e sono i dati, specie in relazione alle giovani generazioni, a descrivere un quadro che richiede interventi immediati: nell’Unione europea, secondo gli ultimi numeri forniti dall’Unicef, circa 5,9 milioni di maschi e 5,3 milioni di femmine fino a 19 anni soffrono di disturbi mentali. Tra le persone di età compresa tra i 15 e i 19 anni, circa l’8% soffre di ansia e il 4% di depressione. Il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani fra i 15 e i 19 anni nell’Unione Europea. La salute mentale dei giovani, dunque, oltre a rappresentare una questione delicata e complessa, deve diventare una priorità. Per tutti. – Ha spiegato alla nostra redazione la consigliera Battisti.

D’altronde, e questa sottolineatura rappresenta per me un fardello pesante vista la delicatezza del tema e le sofferenze che ne conseguono, non dobbiamo, purtroppo, guardare lontano per capire quanto sia grave, anche nel nostro territorio, il quadro che affrontiamo. In provincia di Frosinone ci sono stati 9 suicidi in 40 giorni, e in sei casi parliamo di ragazzi giovanissimi. Apparerebbe fastidiosa ogni polemica politica sul tema e questo mio intervento, infatti, punta ad unire le coscienze ed a mettere insieme tutte le parti politiche in Regione Lazio, di maggioranza e opposizione, ed agire in maniera concorde perché sulla salute dei nostri ragazzi non possono e non devono esistere divisioni.
La salute mentale dei giovani, e gli atti sono lì a dimostrarlo, ha per me rappresentato sempre una priorità assoluta. – Prosegue ai nostri microfoni Sara Battisti – Sono tanti gli emendamenti e le interrogazione portati da me in consiglio regionale. E poi proposte di legge: da quella per l’istituzione della figura dello Psicologo di Cure Primarie, una sorta di psicologo di base che si occuperebbe di prestare una iniziale assistenza ai pazienti, anche in casi gravi come stalking, violenza domestica, revenge porn da parte di ex partner fino al bonus psicologo, lo strumento che garantirebbe la continuità nell’erogazione dei buoni per il sostegno delle spese per l’assistenza psicologica a favore di bambini e ragazzi dai 6 ai 26 anni compiuti. Un’altra iniziativa importante è la Pl, presentata lo scorso anno, che mira ad affrontare l’aumento preoccupante dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) nella Regione Lazio. Crescono i giovani con questi disturbi, che hanno poi un evidente ritorno negativo sulla salute mentale. Occorrono risposte anche qui. Sul bonus psicologo la mia proposta di legge è stata presentata prima dell’arrivo del Covid, una pandemia che ha fatto crescere ansia, depressione e stress, e nella scorsa legislatura è divenuta spunto per dare vita al bonus psicologo perché eravamo ancora in fase di commissariamento della sanità. Oggi, usciti dal commissariamento, può diventare finalmente legge.
“No allo scontro politico sulla salute mentale. Subito una commissione“
Di certo, dalla maggioranza Rocca che guida la Regione Lazio, mi aspetto supporto e consapevolezza della delicatezza di questa patologia: è di questi giorni la mia denuncia dell’assenza dei medici al reparto di Psichiatria allo Spaziani di Frosinone, un servizio che alla luce di quanto sta emergendo andrebbe tutelato e ampliato, di certo non depotenziato a tutela di pazienti e operatori impiegati. Come ho già detto, no allo scontro politico sulla salute mentale, ma un’apertura al confronto la considero davvero necessaria. Perché è insieme che bisogna fare uno scatto. È insieme che dobbiamo indignarci, per quanto è accaduto nel nostro territorio e per quello che accadrà se non agiamo subito. Facciamolo concordando iniziative comuni, discutendo su come possiamo essere di supporto a chi sta male. Lo dobbiamo a tanti giovani sofferenti ed a tante famiglie impossibilitate ad intervenire sui loro cari. C’è una proposta di legge, da me presentata, proprio per garantire gli interventi psicologici necessari a ragazze e ragazzi che soffrono di questa malattia, accolta favorevolmente anche dal Capogruppo in regione di FDI Daniele Sabatini. Discutiamola in aula, miglioriamola, ma interveniamo. L’attendismo non paga e procura nuove sofferenze. Quelle che, sono certa, insieme lavoreremo per contribuire a superare. Per questo, e sono convinta della sensibilità sul tema della consigliera Alessia Savo, peraltro presidente della commissione Sanità in consiglio regionale, l’auspicio è che sia convocata subito una apposita commissione per giungere in fretta in aula e dare, insieme, risposte certe a chi attende provvedimenti rapidi ed efficaci”. – Conclude Sara Battisti.
Nove morti. Sei ragazzi. Tre uomini tra i 57 e gli 88 anni. Possono bastare? Nove famiglie distrutte e dilaniante dal dolore e dai sensi di colpa sono ancora troppo poche?