Non c’è più programma amministrativo, per quanto rilevante, in grado di tenere insieme i pezzi, al contrario di quel che pensava fino a pochi giorni fa lo stesso primo cittadino. L’ultimo test sull’area vasta in Consiglio comunale ha dimostrato che i numeri della coalizione di governo sono così risicati, ed anche incerti, da non assicurare più il prosieguo tranquillo della consiliatura. Quindi, senza un quadro diverso e soprattutto più ampio e stabile dell’assetto delle forze di riferimento – rispetto alla maggioranza uscita dalle urne vittoriose per il centrodestra e per il sindaco Riccardo Mastrangeli nel giugno del 2022 – si rischia concretamente, da qui a qualche settimana, di riconsegnare le scelte sul futuro del capoluogo nelle mani degli elettori. Per questo una riunione riservata e ovviamente a porte chiuse si è svolta nelle scorse ore tra protagonisti dell’opposizione consiliare con esponenti della lista Marzi e anche dem, e sono in corso discussioni con il partner che è l’azionista principale dell’attuale maggioranza, Fratelli d’Italia.
Il progetto è di togliere Mastrangeli dalle sabbie mobili in cui è finito e di assicurarlo ad una sorta di “governo di fine legislatura” completamente rinnovato e inedito. Facile a dirsi ma i fatti sono sempre un altro paio di maniche. L’idea di un accordo programmatico trasversale per congelare il caos tra fuoriuscite e ingressi nella coalizione Mastrangeli e portare a termine la consiliatura è fattibile, ma a patto che la politica torni a svolgere il suo ruolo. L’altra strada per il primo cittadino è quella di tentare il tutto per tutto in aula, al fine di continuare questo suo percorso amministrativo diventato difficoltoso quando si devono affannosamente cercare i voti per le delibere consiliari. Insomma sul piatto c’è un possibile accordo per completare principalmente il programma delle opere pubbliche e degli investimenti pubblici e privati avviati dalle amministrazioni Ottaviani e che Mastrangeli intende in buona parte portare a completamento. Accordo che, nell’eventualità e vista anche la natura trasversale, non dovrà pregiudicare le alleanze politiche vere e proprie, che riguarderanno ovviamente il dopo-consiliatura.
Il confronto tra Fratelli d’Italia e pezzi d’opposizione per evitare le urne
Il confronto in atto riguarderebbe al momento il leader dei meloniani, Fabio Tagliaferri e l’ex sindaco Domenico Marzi: quest’ultimo aveva già detto apertamente in assise di non essere disposto a mandare a casa un sindaco che ha un programma da realizzare nell’interesse dell’intera comunità cittadina, a prescindere dalle valutazioni e visioni partitiche. La strada per il patto di fine consiliatura passa attraverso questo confronto a due, mentre sembra finito in secondo piano l’ex sindaco ed attuale deputato leghista Nicola Ottaviani, messo in disparte – al di là delle ruggini e delle incomprensioni personali tra vari leader – per motivi strettamente attinenti al nuovo assetto numerico emerso a Palazzo Munari. Ora sono in agenda due passaggi: il question time dell’8 dicembre che dovrebbe far emergere solo il clima in cui il cambiamento sta maturando, col prevedibile inasprimento delle posizioni di una parte dei dissidenti usciti dalla maggioranza. Visto che per altre forze politiche si potrebbe profilare un riavvicinamento alla coalizione di governo. Anche e soprattutto perché – come nel caso di Forza Italia – per necessità oggettiva il passaggio verso il “patto” imporrebbe un azzeramento della giunta attuale, cosa chiesta dagli “azzurri” Cirillo e Scaccia sin dal primo momento della dichiarazione di appoggio esterno ma che di recente ha più volte sollecitato anche il presidente del Consiglio comunale, Max Tagliaferri. Ma lo stesso Iacovissi (Psi) potrebbe venire coinvolto in una prospettiva così ampia.
Il compito difficile del sindaco, a partire dall’azzeramento della giunta
Il compito più arduo spetterà al sindaco Mastrangeli, noto per la sua linea coerente nell’insistere sugli aspetti strettamente programmatici, per la riconoscenza nei confronti del predecessore Ottaviani e per l’aver portato avanti le sue ragioni viso-a-viso anche con i più critici dei suoi interlocutori. Il primo cittadino – non si sa se già alla prossima convocazione ordinaria di Consiglio comunale o se con una tempistica diversa – dovrà innanzitutto ammettere che la vecchia maggioranza uscita dalle urne, di fatto non esista più e per questo l’attuale esecutivo perde la fonte stessa della sua legittimazione. Dovrà annunciare una nuova coalizione di governo ed un esecutivo rinnovato, in cui figurino rappresentanti di tutte le forze che daranno il sostegno al patto di fine consiliatura. Il tutto dovrà essere fondato rigorosamente sul patto stesso: un documento programmatico dettagliato sulle cose da completare, se in corso di attuazione, o da avviare entro la conclusione del mandato. Ci sarà bisogno di un importante sostegno dal punto di vista della comunicazione, perché sia il centrodestra che l’opposizione di centro e centrosinistra dovranno convincere i rispettivi elettori che la mossa era quella giusta e inevitabile per come si sono messe le cose. A Mastrangeli ed alle forze che aderiranno al “patto” il compito, quindi, di trasmettere l’idea di un quadro di governo capace di mettere in campo un’azione amministrativa che nei prossimi mesi sarà, sì, modificata secondo le nuove sensibilità e richieste accolte in maggioranza, ma che si dimostrerà per i prossimi mesi affidabile, concretamente attuativa dei progetti previsti, forte e coesa al di là dei colori politici. Una “scommessona”, si dirà. Infatti il patto di fine consiiiatura è al momento in cui scriviamo solo un’ipotesi. Tutto sta a vedere se i frusinati lo riterranno a fin di bene un “gioco lecito” o solo un “azzardo”.