Guerra: “La Russia ci ha tolto l’acqua e ci ruba il gas”

Il partito di Putin apre due nuove sedi nell'Ucraina orientale, ufficialmente come "centri umanitari". Ma volano le accuse

 Quasi tutta la popolazione della regione orientale di Lugansk, territorio sede di una autoproclamata Repubblica filo-russa e fra gli epicentri del conflitto in corso in Ucraina, si troverebbe senza forniture di acqua e gas a causa di un sabotaggio delle forze armate russe che controllano buona parte dell’area. Lo ha affermato tramite il suo canale Telegram Sergey Gaidaim, governatore civile-militare ucraino della regione.

Stando a quanto riferito dal dirigente di Kiev, rilanciato dal quotidiano Ukrainska Pravda, i militari russi “hanno arbitrariamente interferito nelle attività del gasdotto principale che trasporta gas nelle regioni di Lugansk e Donetsk”, quest’ultimo un altro territorio della regione sede di un auto proclamata Repubblica filo-russa situata nel Donbass. I militari di Mosca, secondo Gaidaim, avrebbero sia “chiuso i rubinetti” dell’impianto di compressione di Novopskov, posizionata lungo uno dei gasdotti principali, che “effettuato una selezione non autorizzata del gas diretto tramite il gasdotto di Soyuz verso i territori non occupati”. Il governatore, che ha definito questa mossa “un furto di gas“, ha fatto riferimento anche a un blocco della rete idrica senza dare ulteriori dettagli.

Nelle aree orientali dell’Ucraina continua ad aumentare la presenza russa, anche a livello non militare. Secondo quanto riferito dall’agenzia Tass il partito Russia Unita, la formazione del presidente Vladmir Putin, intende aprire nelle prossime settimane due “centri umanitari” nella regione di Kherson prima e in quella di Zaporozhia poi. Quest’ultima zona, circa 200 chilometri a nord del porto di Mariupol, è da diversi giorni oggetto di una nuova serie di pesanti attacchi russi, stando a quanto denunciato dalle autorità locali.

I nuovi uffici di Russia Unita, in lingua russa Edinaja Rossija, si andrebbero ad aggiungere ai 15 aperti nella regione del Donbass e nelle zone che i russi definiscono “liberate” dalle forze armate ucraine. Secondo il segretario generale del partito Andrei Turchak, citato sempre da Tass, l’organizzazione ha inviato oltre settemila tonnellate di aiuti umanitari nel Donbass, aprendo anche dei centri di accoglienza temporanei.

Nelle scorse settimane residenti di Mariupol, quasi totalmente sotto il controllo russo dopo settimane di un assedio dalle catastrofiche conseguenze umanitarie secondo diversi osservatori internazionali, avevano già denunciato l’apertura di uffici del partito in città. Secondo queste testimonianze, rilanciate da Ukrainska Pravda, le sedi di Russia Unita, nonostante siano definiti “centri umanitari” da Mosca, vengono utilizzati per fare propaganda.

A Mariupol si trova anche l’acciaieria Azovstal, ultimo avamposto delle forze armate ucraine in città dove, secondo Kiev, si troverebbero ancora circa 100 civili, a dispetto dei centinaia già evacuati nei giorni scorsi. Gli appelli a “esfiltrare” la struttura, ovvero a trasferire in luoghi sicuri i soldati e i civili ancora presenti, proseguono da più parti. Oggi il maggiore Sergiy Volyna, capo dei marines ucraini asserragliati nell’impianto, ha fatto appello anche al miliardario e imprenditore Elon Musk, chiedendogli di contribuire a farli uscire.  -Fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it

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