Halloween è la festa in cui il cinema si specchia nel buio: tra zucche, incantesimi e incubi, lo schermo diventa il luogo dove la paura prende forma, cambia volto e spesso ci somiglia. Non tutti, però, cercano lo stesso tipo di brivido: c’è chi preferisce la magia leggera, chi la tensione pura e chi, invece, vuole spingersi fino ai confini del sopportabile. Ecco sei film imperdibili, ognuno con un’anima diversa, per vivere la notte più inquieta dell’anno con stile e consapevolezza.
Hocus Pocus (1993) – Halloween per tutta la famiglia
Un classico che non invecchia mai. Diretto da Kenny Ortega, Hocus Pocus è una fiaba gotica e ironica ambientata nella Salem moderna, dove tre streghe del Seicento tornano accidentalmente in vita. Tra candele magiche, gatti parlanti e feste in maschera, il film riesce a coniugare l’estetica dell’horror con la leggerezza del racconto per ragazzi. La regia gioca con toni teatrali e una tavolozza cromatica calda, saturata di arancio e viola, mentre la colonna sonora di John Debney accompagna con ritmo fiabesco ogni gag e momento di meraviglia. Hocus Pocus è l’essenza di un Halloween domestico, accogliente, che fa sorridere e sospirare senza mai davvero spaventare.
Halloween – La notte delle streghe (1978) – Halloween classico
Quando John Carpenter girò Halloween, l’horror cambiò per sempre. Con un budget minimo e un’idea visiva geniale, il regista inventò un nuovo linguaggio della paura: il male che non ha volto, che osserva in silenzio, che si nasconde dietro un’inquadratura apparentemente immobile. Michael Myers diventa l’archetipo dell’assassino implacabile, e Laurie Strode (Jamie Lee Curtis) la “final girl” per eccellenza. La fotografia fredda, le carrellate lente e la colonna sonora ossessiva (composta dallo stesso Carpenter) costruiscono un minimalismo che ancora oggi inquieta per la sua precisione chirurgica. Halloween non urla: sussurra. Ed è proprio questo che lo rende immortale.
Martyrs (2008) – Halloween per gli amanti dell’estremo
Non è solo un film: è un’esperienza-limite. Pascal Laugier, figura chiave del “New French Extremity”, realizza con Martyrs un’opera di dolore e trascendenza che supera la dimensione del semplice horror. La storia, apparentemente di vendetta e follia, si trasforma lentamente in una riflessione sulla sofferenza come via per accedere all’assoluto. Il film alterna esplosioni di violenza fisica sconvolgente — mostrata con un realismo crudele ma mai gratuito — a momenti di silenzio sospeso, in cui il corpo e la fede diventano materia dello stesso abisso. Girato con una fotografia fredda, quasi metallica, e un montaggio che non concede respiro, Martyrs lascia lo spettatore svuotato e in qualche modo purificato. È il film che segna la linea di confine tra chi “guarda horror” e chi lo affronta come rito catartico.
Beetlejuice (1988) – Halloween con la risata assicurata
Con Beetlejuice, Tim Burton costruisce un universo a sé: un aldilà surreale, stracolmo di invenzioni visive e di ironia macabra. Una giovane coppia di fantasmi (Alec Baldwin e Geena Davis) tenta di scacciare i nuovi inquilini della propria casa con l’aiuto di un demone chiassoso e irriverente (Michael Keaton, in una delle sue interpretazioni più iconiche). Burton mescola il gusto gotico per l’orrido al tono slapstick della commedia americana, creando un equilibrio perfetto tra grottesco e poesia. L’estetica è inconfondibile: scenografie deformate, colori acidi, trucco teatrale e stop motion. Dietro la risata, però, resta una malinconia profonda: Beetlejuice ride della morte per renderla più umana.
Get Out (2017) – Halloween moderno
Jordan Peele ridefinisce l’horror contemporaneo fondendolo con la critica sociale. In Get Out, la paura nasce dall’apparente normalità: una tranquilla famiglia borghese nasconde un orrore più reale di qualsiasi creatura immaginaria. La tensione cresce attraverso dettagli, sguardi e pause, in una costruzione narrativa millimetrica che tiene lo spettatore prigioniero di un disagio crescente. Peele utilizza i codici del thriller per raccontare la persistenza del razzismo, l’appropriazione culturale e la perdita dell’identità. La regia, sobria e precisa, amplifica ogni segnale di inquietudine, mentre la fotografia alterna toni caldi e asettici per sottolineare la falsa sicurezza del contesto. Get Out è un horror che non cerca solo di spaventare, ma di svegliare.
The Witch (2015) – Halloween di nicchia
Un film di culto per chi ama l’horror più concettuale. Robert Eggers ambienta The Witch nel New England puritano del XVII secolo, seguendo una famiglia esiliata ai margini di un bosco che sembra respirare. L’orrore si insinua lentamente, senza jumpscare né colpi di scena, ma attraverso il linguaggio, la luce e il silenzio. La fotografia naturale, ispirata ai dipinti fiamminghi, crea un realismo inquietante; la colonna sonora dissonante e l’uso del dialetto arcaico contribuiscono a costruire una tensione quasi mistica. The Witch non mostra: suggerisce. È una parabola sulla fede, sulla colpa e sul desiderio di libertà, culminante in un finale di liberazione e perdizione insieme. Un horror austero, da vedere in silenzio, come si assiste a una messa nera.
Dalla magia innocente di Hocus Pocus alla ferocia trascendente di Martyrs, passando per la purezza visiva di The Witch, questi sei film compongono una mappa ideale del terrore: dalla risata al trauma, dalla leggerezza alla vertigine metafisica. Perché Halloween, in fondo, è proprio questo — il momento in cui il cinema ci permette di attraversare la paura e tornare indietro, forse, un po’ più vivi.