Benedetto Eramo si è spento nella serata del primo ottobre presso l’ospedale Sant’Andrea di Roma nel giorno del suo 41esimo compleanno. Un giovane papà che ha lottato con coraggio e determinazione contro la malattia che lo ha strappato alla vita ed all’amore della famiglia, degli amici, dei conoscenti tutti. «Sono ore cruciali per noi. La situazione è critica. Non siamo in grado di dare risposte perché nemmeno noi conosciamo queste risposte», aveva scritto la moglie Valentina sui social qualche giorno prima che le condizioni di Benedetto precipitassero, rispondendo a quanti chiedessero informazioni sulla salute del marito.
La morte di Bento, così affettuosamente chiamato da tutti, ha suscita profondo cordoglio non solo nel paese di Alvito, dove il giovane risiedeva con la sua famiglia, ma nell’intero comprensorio del sorano: padre e marito premuroso, amorevole, dai radicati valori umani, una persona stimata, benvoluta, un buon amico, era davvero facile voler bene a Benedetto. Lui che amava la natura, l’ambiente, nutriva un rispetto smisurato per il territorio. Adorava scoprire le vecchie tradizioni e riproporle, soprattutto in tavola, per non dimenticare gli antichi sapori, i piatti tipici che caratterizzano le nostre terre, i prodotti che sono la peculiarità della Valle di Comino, la ricerca della qualità delle materie prime lavorate dai produttori locali. Tutto ciò per tramandare le radici in cui si incarna l’identità del territorio, a questo ambiva Benedetto.
Centinaia le persone presenti il giorno del suo funerale, con il viso solcato dalle lacrime, che hanno partecipato commossi al rito celebrato da don Alberto Mariani, anche lui visibilmente provato dal tristissimo lutto. E poi il sindaco di Alvito, Luciana Martini, i militari dell’Arma dei Carabinieri di Sora e della locale stazione: un ultimo saluto sentito, commosso, l’intera comunità si è unita al dolore della famiglia.
Ad un mese di distanza, il ricordo di Benedetto: i familiari e gli amici più legati sono andati sulle “terre di Benedetto”, quelle terre che Bento amava esplorare, coltivare, dove raccoglieva i preziosi tartufi, “preziosi” perché un dono della terra. Qui sono state piantate due piccole querce.
Ed il messaggio della figlia più piccola, Bianca, 7 anni compiuti da qualche giorno: «Papà ti voglio bene, ti amo», lasciato accanto alle piantine esili, che di amore si nutriranno, per crescere e diventare forti.
La moglie Valentina Abbate prova ad andare avanti, a guardare al futuro, con il cuore triste ma allo stesso tempo determinata «Per te», scrive sui social riferendosi all’amato marito, «Per non lasciar andare il lavoro di questi anni, per la nostra famiglia, per la tua memoria.
L’azienda “Bento tartufi” continuerà ad esistere e con tutta la devozione possibile, cercheremo di farla crescere ancora di più. Non potevamo lasciar andare questa piccola e meravigliosa creatura. Imparerò, con l’aiuto di tuo padre Angelo, imparerò e farò crescere Bento». Un “progetto d’amore”, puro e sincero come era Benedetto e che adesso si riflette negli occhi della piccola Bianca, degli altri figli, della moglie e di tutti coloro che amano Benedetto. Un progetto che intende coinvolgere i bambini in particolar modo, intesi come custodi delle tradizioni, delle nostre radici, dell’identità del territorio, affinché sappiano tramandarle alle future generazioni.









