Enrico Tiero – consigliere regionale di FdI e presidente della Commissione Sviluppo alla Pisana – nelle intercettazioni chiamava “fratè” tutti, dagli imprenditori agli assessori regionali, dai dirigenti della sanità pubblica e privata, ai genitori dei ragazzi che avrebbe – secondo l’accusa – raccomandato e “sistemato”. Una rete che i pubblici ministeri di Latina Taglione e Sgarrella hanno identificato come il “metodo Tiero”, a sottolineare la sistematicità della maniera in cui svolgeva la sua funzione pubblica, subordinandola alle richieste di operatori economici interessati ad appalti, puntando ad utilità dirette e indirette incentrate sulle assunzioni e basando ogni relazione del genere su un sottostante implicito e scontato “patto corruttivo”. Disponibilità a cedere i suoi favori – legati al ruolo svolto in Regione – con dazioni di varia natura. Le accuse a Tiero andranno, ovviamente, provate e si dovrà raggiungere la verità giudiziaria sul suo caso. Ma qui interessa il quadro emerso dalle intercettazioni telefoniche e ambientali.
Da “fratè” ai baci siciliani fino al “che te serve” degli andreottiani
Per questo non si può non ricordare come di metodi simili sia lastricata la strada della peggiore politica italiana di tutti i tempi. Torna alla mente la popolarità – interessata – dell’ex governatore siciliano Cuffaro: avvicinato, abbracciato, baciato: un reale e poco macchiettistico Totò vasa vasa della storia pubblica della Trinacria. Ma non bisogna guardare poi così lontano per trovare chi, dai palazzi del potere, organizzava trame fitte di clientele e rapporti obliqui tra pubbliche funzioni e interessi di pochi. «A Fra’, che te serve?», infatti è la frase divenuta celebre, anche per riferirsi al sistema deviato di Tangentopoli nella Prima Repubblica. Ma in quel contesto veniva attribuita al costruttore Gaetano Caltagirone che, si dice, la ripetesse ogni volta che riceveva una telefonata da Franco Evangelisti, politico ciociaro della Democrazia Cristiana vicino a Giulio Andreotti.
La prova che disillusi, astensionisti e antisistema hanno le loro ragioni
Casi celebri a parte, dalle carte della Procura di Latina, pare emergere un mondo che sembra a tutti di riconoscere, perché delineato ampiamente nei luoghi tappezzati di carte giudiziarie che condannano parte della classe dirigente e nella radicata opinione pubblica che ondeggia tra antipolitica viscerale e astensione, sfiducia diffusa nelle istituzioni e disimpegno. Sembra di scorgere, insomma, anche in quest’inchiesta pontina, la prova oggettiva e non dissimulabile che il peggio che si pensa di una buona porzione della politica, purtroppo, rappresenta solo e banalmente la realtà quotidiana, per eletti che dovrebbero dedicarsi al bene comune, studiando soluzioni per tutti. Ed invece si occupano della prosperità propria, della famiglia, degli amici e curano anche i tesseramenti del partito a cui appartengono con la stessa filosofia: così un piacere vale, tra l’altro, un pacchetto di tessere.
Passaggio cassinate dell’inchiesta pontina su un concorso pubblico
Dal 1° gennaio al 1° dicembre 2024, l’associazione Libera ha censito da notizie di stampa 48 inchieste su corruzione e concussione, oltre quattro inchieste al mese. Ad indagare 28 procure in 14 regioni italiane che hanno iscritto a registro 588 persone per reati che spaziano dalla corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio al voto di scambio politico-mafioso, dalla turbativa d’asta all’estorsione, dall’abuso di ufficio (fin quando era in vigore) al traffico di influenze illecite. Ma da Latina sembra partire un segnale ulteriore. Perché in fondo quelle carte svelano una pratica indisturbata, impunita ed estremamente profittevole che si svolge tranquillamente da tempo chissà ad opera di quanti eletti, tanto da essere diventata per loro quotidianità. Lo testimonia anche un passaggio cassinate dell’inchiesta, in cui il politico ciociaro coinvolto si meraviglia anche di non essere stato interessato prima da Tiero per raccomandare una donna ad un concorso pubblico. Operazione peraltro perfettamente riuscita, senza che nessuno dei protagonisti abbia la minima esitazione per la sottrazione di lavoro a chi l’avrebbe maritato, a seguito di un concorso non “pilotato ma “indirizzato”.
Il ruolo istituzionale al servizio di interessi privati, la rete sotterranea
La Procura di Latina, e con essa gli inquirenti di Carabinieri e Guardia di Finanza, sembra riaprire uno spiraglio di luce nelle attese dei tanti che non prendono parte al banchetto di politici e amministratori di destra, centro e sinistra. Attenti – sembrano dire i magistrati – che non è lecito lasciarsi andare a pratiche corruttive rompendo freni inibitori minimi (solo perché – aggiunge chi scrive – il clima generale sta portando all’indebolimento del sistema dei contrappesi e dei controlli). E questa tendenza patologica è particolarmente avvertita nelle Regioni che sono divenute centro di erogazione di finanziamenti e contributi a pioggia, in cui centrodestra e centrosinistra eseguono lo stesso identico spartito. Lo si vede nella sanità – l’inchiesta pontina svela come gli interessi dei privati riescano ad incunearsi nei processi decisionali ed a drenare risorse destinate al pubblico -, lo si vede nella gestione dei rifiuti, del ciclo idrico integrato, nella gestione degli enti intermedi, delle comunità montane e dei consorzi di bonifica. Centrodestra e centrosinistra condividono linee d’azione e incarichi.
La spartizione sistematica alla faccia di poveri assoluti e relativi e degli onesti
Perché nel trasversalismo la spartizione sistematica a scapito della trasparenza e del merito viene “blindata” e organizzata. Sparisce il garante del rispetto delle “regole del gioco” e la casta si arrocca sempre di più mentre, come il cacciabombardiere dell’intelligenza artificiale di Re Trump sgancia cacca sui manifestanti “No King”, la corruzione patologica nazionale spegne la speranza del 20% di popolazione: tra poveri assoluti e relativi. Quasi 12 milioni di persone che non hanno a chi chiedere che i loro interessi vengano “presi in carico”. Senza contare la maggioranza silenziosa degli onesti che resta da sempre a distanza dai “noti”. Mentre i tanti furfanti eletti, in azione da mattina a sera, deviano 16 milioni di euro pubblici finanziando posti letto in strutture private, veicolano contratti di smaltimento rifiuti durante le simpatiche emergenze da cassonetti stracolmi, accelerano autorizzazioni per centri sanitari e sistemano furbescamente commesse e impiegati pubblici. La fratellanza esclude chi non ne fa parte. E’ cosa ben diversa dalla fraternità. Per fortuna i magistrati di Latina l’hanno ricordato un po’ a tutti. “Fratè, stiamo con voi”.