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La scultura di Jago contro il razzismo distrutta dai vandali, l’artista ciociaro: “Qualcuno non ha gradito il messaggio”

L'opera, raffigurante un giovane profugo che dorme in strada, voleva lanciare un segnale forte, dall'alto valore simbolico

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“Sono pronto al flagello”, questo il titolo della scultura di Jago, posizionata sul ponte di Castel Sant’Angelo a Roma, distrutta dai vandali nei giorni scorsi. L’opera, raffigurante un giovane profugo che dorme in strada voleva lanciare un segnale forte, dall’alto valore simbolico: prima di arrivare nel cuore di Roma ha viaggiato, infatti, sulla nave dell’Ong Sos Mediterranee insieme all’equipaggio e alle persone salvate dal mare. LEGGI ANCHE https://www.frosinonenews.eu/a-castel-santangelo-spunta-un-giovane-profugo-jago-colpisce-ancora/

Jacopo Cardillo, scultore di fama internazionale, nato a Frosinone nel 1987, ha commentato tra l’ironia e l’amarezza: “Visto il titolo dell’opera sapevo sarebbe successo, mi dispiace per Roma però”. “Forse qualcuno non ha gradito il messaggio” – aggiungono dallo staff. Dallo scorso mese di agosto, quando era stata posizionata sul ponte, gli atti di vandalismo si sono succeduti uno dietro l’altro: prima è stata spostata, poi alcune parti come una mano e un piede sono state rotte. Qualche giorno fa lo scempio finale, l’opera è stata deturpata e devastata dai vandali: “Questa volta la scultura è stata deturpata in maniera da comprometterne la permanenza in un luogo pubblico, poiché la mancanza della parte inferiore delle gambe l’ha resa tagliente e pericolosa anche per coloro che l’avrebbero solo sfiorata. Vista la situazione creatasi, la Polizia municipale ha deciso di portarla via, prendendosene cura finché con l’artista non si deciderà il da farsi”. – Così era intervenuta in una nota Giulia Silvia Ghia, Assessore alla sicurezza della Giunta del I Municipio presieduta da Lorenza Bonaccorsi.

Ora su questo vile atto di vandalismo indagano le forze dell’ordine. Intanto l’obiettivo dello scultore di casa nostra è quello di riportare l’opera sotto Castel Sant’Angelo dopo averla ripristinata. La statua, alla fine del suo viaggio per scuotere le coscienze, sarà infatti messa all’asta e il ricavato andrà proprio a Sos Mediterranee, l’associazione che aiuta i profughi.

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