Processo Enrico Rizzi: “Chi ha preso a calci la capretta è sereno a casa ed io sono in tribunale” – VIDEO

Frosinone - È iniziato questa mattina il processo a carico di Enrico Rizzi nell'ambito della vicenda della capretta presa a calci

Frosinone – Tribunale blindato nella mattinata odierna, una massiccia presenza di Forze dell’ordine ha presidiato il Palazzo di giustizia in occasione dell’apertura del processo a carico dell’influencer e leader animalista Enrico Rizzi, da oltre 15 anni impegnato nella tutela giuridica degli animali, un’attività portata avanti con costanza e per la quale Rizzi ha ricevuto numerosi attestati di stima, sia dalle istituzioni che dalla stessa magistratura, la quale ne ha riconosciuto il radicato impegno a favore dei più deboli. Enrico Rizzi dovrà rispondere del reato di diffamazione aggravata nei confronti del giovane, all’epoca dei fatti minorenne, coinvolto nella vicenda della povera capretta presa a calci durante una festa di compleanno e ritrovata poi morta. L’udienza è stata rinviata alle ore 14:00 del 25 febbraio 2025 per favorire l’esame ed il controesame dell’imputato e l’audizione dei testi.
All’ingresso del Palazzo di giustizia diversi striscioni di protesta tra cui “Chi maltratta gli animali è libero e chi li difende è sotto processo”. Ad attendere Enrico Rizzi all’uscita dal tribunale una nutrita folla di sostenitori ed animalisti arrivata anche da Roma, Perugia, Napoli, Pavia. Così l’attivista: «Tolleranza zero per chi maltratta gli animali, tolleranza zero per chi violenta le donne, tolleranza zero per chi se la prende con i bambini, con gli anziani e con ogni altro essere vivente. Con questa gente non ci può essere alcun dialogo, non ci può essere alcuna scusa, queste persone vanno trattate per come meritano. Permettetemi di dire che una delle responsabilità più grandi ce l’hanno i genitori i quali, anziché redarguire i rispettivi figli, sono i primi a tentare di giustificarli. In questo caso si è detto “La capretta era già morta”, come se fosse normale prendere a calci un animale morto. Da un genitore avrei preferito sentire “Mio figlio ha sbagliato, farò di tutto affinché quello che è successo non accada mai più”, invece sono stato io ad essere denunciato. La grandezza di una nazione ed il suo progresso morale si giudicano dal modo in cui essa tratta gli animali».

Rizzi prosegue con delle considerazioni sul lavoro dell’Ufficio Giudiziario in provincia: «Anziché fare delle indagini così veloci nei confronti del sottoscritto, che dovrà rispondere di diffamazione e non del reato di omicidio o rapina o altri reati gravi, mi sarei aspettato da parte della Procura della Repubblica di Frosinone un’inchiesta per capire che fine abbia fatto la capretta uccisa: ricordiamo, infatti, che “il corpo del reato” è sparito ovvero le forze dell’ordine sono intervenute sulla vicenda, hanno sequestrato la capretta presa a calci ed ormai morta e la sua carcassa non si ritrova più. Sono dell’avviso che il Tribunale avrebbe dovuto fare delle indagini, partendo da chi aveva in custodia giudiziaria l’animale morto, che ha precise responsabilità giuridiche in tal senso, e rintracciarne la carcassa scomparsa. Non essendoci più il corpo del reato, quindi, il Pubblico Ministero ha avanzato la richiesta di archiviazione rispetto ad un atto di violenza gratuita nei confronti della capretta: in conclusione, il responsabile del vile gesto è a casa sereno nonostante abbia commesso un atto grave, che ha fatto vergognare tutto il paese, ed io oggi sono qui a processo. Non è normale che una persona che ha preso a calci un animale, che per me è un soggetto pericoloso, non venga processato: al di là della pena, il processo andava fatto, se fosse stato anche solo per dare un segnale. Io vengo processato perché “mi sono permesso” di fare il nome ed il cognome di questo soggetto tacciando il suo atto aggressivo: io non ho nulla di cui vergognarmi, tornerò alla prossima udienza a testa alta così come sono entrato in aula oggi, a testa alta».
L’avvocato Alessio Cugini Borgese: «Enrico Rizzi poteva chiudere con un decreto di condanna e la multa a suo carico: abbiamo deciso di venire a processo proprio per fare opposizione a questo decreto, deve emergere in questa aula di tribunale la vergogna di quanto accaduto. E ciò non è secondario. Finché il sistema non punirà giustamente e severamente i responsabili di tali violenze, di questi delitti, purtroppo episodi similari continueranno a verificarsi. Ad oggi gli animali sono ritenuti come un oggetto per cui è “normale” che qualcuno li prenda a calci, che qualcuno li uccida, che si facciano dei video e vengano pubblicati sui social. Sarà il Tribunale di Frosinone a decidere se tutto ciò sia legittimo e se dall’altra parte, chi denuncia ciò, debba essere condannato. Noi abbiamo scelto di essere qui oggi perché vogliamo che il Tribunale, in questo caso quello di Frosinone, ci dica se ha ragione chi maltratta gli animali o chi denuncia pubblicamente i maltrattamenti sugli animali, la vergogna di un fatto così grave. Di fronte ad una società civile che resta muta. Siamo tutti responsabili: non possiamo continuare a tollerare episodi così gravi, è inaccettabile che non si prendano posizioni dinanzi alla violenza quando invece è più facile prenderne verso chi denuncia».

Non sono mancate le espressioni di indignazione da parte degli intervenuti, tra cui Simone Cavalieri da Roma, promotore della manifestazione di sensibilizzazione e sostegno: «Non si può non protestare dinanzi a vicende così gravi, ci associamo alle parole di Rizzi “Un ragazzo che perpetra violenza su un animale è un potenziale criminale, un potenziale soggetto pericoloso nei confronti della società”, lo dicono i medici. Il tessuto sociale in cui viviamo evidenzia quanto la fenomenologia da social, da Tik Tok, abbia la meglio sull’etica. In un contesto del genere la famiglia ha una responsabilità enorme, non possiamo dimenticare che la famiglia è il primo nucleo sociale, dopo viene la scuola e poi lo Stato. Inoltre è necessario ricordare che questo processo, a carico di Rizzi, si fa con i soldi degli italiani».

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Sara Pacitto
Sara Pacitto
Sara Pacitto, giornalista pubblicista, da 8 anni collabora con diversi quotidiani digitali, tra le più prestigiose testate giornalistiche della provincia, corrispondente per la cronaca locale, politica, attualità, salute, approfondimenti. Ha curato le Pubbliche Relazioni per alcuni importanti eventi come anche è stata Responsabile della Comunicazione per conferenze e convegni ed in occasione di Campagne Elettorali.

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