Uno scontro tra perizie quello che si profila oggi presso l’aula della Corte d’assise d’appello di Roma nell’ambito del secondo processo per la morte di serena Mollicone, la diciottenne di Arce trovata senza vita nel giugno del 2001 in località Fonte Cupa a Fontana Liri.
A deporre dinanzi al procuratore generale saranno i periti della procura e quelli della difesa. Chiamata a riferire di quanto emerso nel corso dell’autopsia svolta presso l’Abanof di Milano è stata la professoressa Cristina Cattaneo, tanatologa di fama mondiale che colloca l’aggressione di Serena Mollicone all’interno dell’alloggio di servizio della caserma dei carabinieri di Arce. La diciottenne avrebbe sbattuto con violenza la testa contro la porta del bagno.
Tanti gli elementi che, secondo la relazione della dottoressa Cattaneo, attesterebbero la presenza di Serena Mollicone nell’alloggio a trattativa privata utilizzato dalla famiglia Mottola. Di parere contrario è il professor Giorgio Bolino, medico legale incaricato dagli imputati: il professor Bolino sostiene che Serena Mollicone sia stata uccisa in altro luogo e con un’altra metodologia.
A finire sotto processo sono stati tre componenti della famiglia Mottola: Franco, l’ex comandante della caserma dei carabinieri Arce, la moglie Annamaria e il figlio Marco. A finire sotto processo anche l’ex vice comandante della caserma dei carabinieri di Arce, il luogotenente Vincenzo Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano. Mentre i tre Mottola sono accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere, Quadrale deve rispondere di concorso esterno in omicidio, mentre Suprano del reato di favoreggiamento. Nel processo in corte d’Assise a Cassino tutti e cinque gli imputati sono stati assolti per insufficienza di prove.