Bella, anzi bellissima. E allo stesso tempo ‘tosta’. Quel tipo di donna che sa il fatto suo, che sa perfettamente chi è e cosa vuole a lavoro, così come nella vita. La ‘nostra’ Ramona Marconi, ciociara doc (la madre è ciociara, il padre romano e lei è nata in provincia di Frosinone, dove ha abitato da ragazzina, sebbene poi abbia studiato, vissuto e lavorato per diverso tempo a Roma) è l’influencer che non ti aspetti. Perché dietro un corpo scolpito da ore di palestra, forme prosperose e avvenenti, c’è un cervello da fare invidia. Ramona è una giovane donna che ha studiato, tanto. Che ama la letteratura: è difatti appassionata e quasi ‘malata’ dello scrittore maledetto Charles Bukowski. Adora il calcio e la ‘sua’ Lazio. Ramona è una giornalista sportiva: ha lavorato per anni in questo mondo e, come ci racconta lei, ha ancora collaborazioni. Ma Ramona è anche un’influencer affermata ad oggi. Un personaggio noto sui social dove spopola con i suoi oltre 150mila follower su Instagram e 110mila su TikTok. Ma al contrario di tante sue ‘colleghe’, lei fa del contenuto e non della forma il suo punto di forza. Testimonial di tantissimi brand, pagine di fantacalcio e molto altro, Ramona nelle sue ‘performance’ social, nei suoi post, è sempre pronta a dare piccate, analizzare, con la sua critica cosciente e costruttiva. E’ proprio il caso di dirlo, “donne, oltre le gambe c’è di più!”. E lei ne è la prova vivente. Leggere per credere.
Inluencer, giornalista, sportiva: chi è Ramona Marconi?
“Posso dirti che nella vita, se c’è davvero una cosa che mi riesce bene, quella cosa è scrivere. Adoro fare interviste, cercarmi la news, provare ad essere sempre io la fonte esclusiva delle mie notizie”.
Attualmente quali sono le tue collaborazioni?
“Collaboro con testate giornalistiche importanti e con svariati brand che si occupano principalmente di sport e salute: supplementi per lo sportivo, completi sportivi e alimentazione sana. Sono in entrata anche altri brand di rilievo, ma te ne parlerò alla prossima intervista, così ho un’altra scusa per essere intervistata da te!”
Qual è la parte più bella del tuo lavoro? E quale la più difficile?
“Attualmente il giornalismo non è più la mia occupazione lavorativa principale: quindi direi che questa, è la parte più difficile d’accettare”.
Qual è il segreto del tuo successo sui social?
“Non sarò banale: l’aspetto fisico conta e anche tanto in questa epoca fatta di vetrine e palcoscenici. Eppure, sono certa, che in me vedano un personaggio non stereotipato, controcorrente e sempre fuori dagli schemi. Credo inoltre, che l’idea di donna con contenuti e amante di calcio sia un mix vincente e affascinante, proprio perché atipico e raro da trovare nelle masse omologate femminili. Di me amano l’influencer che riconosce di essere influencer (che influenza in qualche modo i suoi followers e gli internauti), ma che, al tempo stesso, odia essere influencer in quella che è la più comune e moderna accezione di influencer. Probabilmente quindi, funziona il fatto che sono più diretta di un pugno in faccia e scelgo pure di esserlo senza mezze misure”.
Ad oggi, a chi prova a fare fortuna sui social, cosa consiglieresti?
“L’originalità. Consiglio di essere la famosa pecora nera fuori dal coro, consiglio di interessarsi nella vita per avere contenuti a cui appassionare. Consiglio di dissentire dalle masse e trasmettere un messaggio personale, qualunque esso sia, purché sia diverso e autentico. Purché sia unico e vero. Consiglio di essere sinceri e non una imitazione, tanto il fake e/o la replica di qualcosa/qualcuno si riconosce a chilometri”.
Possiamo definirti una influencer fuori dagli schemi, sei d’accordo?
“Assolutamente sì: sono l’influencer che influenza senza voler essere un influencer. Sono me, anche a costo di essere scomoda e indigesta: chi mi segue accetta le mie centinaia di sfumature”.
Cosa ti distingue maggiormente dalle tue colleghe?
“Tutto! La scelta in primis di non voler sottopormi alla chirurgia e sempre sarà, anche quando la concorrenza con bambole plastificate sarà ancora più spietata di oggi, anche quando ci diranno che senza il ritocchino non si lavorerà più. Riderò di loro e della loro pochezza. Inoltre, mi sento diversa nella scelta di non scendere mai a compromessi: nel bene, e nel male, per quanto mi possa limitare e svantaggiare”.
Quanto ha influito – sia positivamente che negativamente – essere di bellissima presenza nel mondo del giornalismo sportivo?
“Grazie del complimento. Mi ha aiutato molto, a maggior ragione per noi, che ci occupiamo di giornalismo sportivo. Questo settore, soprattutto nel mondo del pallone, è popolato da uomini. Il che, seppur non sia stato esente dalle sue difficoltà, mi ha dato una grossa mano soprattutto nel tessere la mia rete di contatti e la mia agenda di persone molto influenti nel mondo del pallone: agenti, calciatori, direttori sportivi, presidenti. Ormai, infondo, il giornalismo è questo: se non hai contatti e fonti certe, non vai da nessuna parte”.
Cosa ti manca di più della professione giornalistica vissuta quotidianamente e quale aspetto, invece, sei felice di aver lasciato nel passato?
“Tutto. Mi manca tutto. Ormai sto scrivendo molto meno perché mi sto occupando di tutt’altro. Non c’è giorno che non mi manchi scrivere, ma come vi dicevo, non scenderò a compromessi. Attualmente faccio altro, sto anche bene, continuando sporadiche collaborazioni con testate importanti e qualche piacevole ospitata in qualche trasmissione radiofonica che parla della mia Lazio”.
Cosa ne pensi del mondo giornalistico attuale e della posizione delle donne in questo settore?
“Non mi piace. Una volta il giornalista era un ruolo rispettato, una professione importante, ben retribuita e ammirata. Una volta, sognavi per tuo figlio/a di poter intraprendere la carriera di giornalista. Oggi non è così: a meno che tu non sia ammanicato bene, con i cosiddetti santi in Paradiso, lavori 12 ore al giorno senza un minimo di riconoscimento economico. Mettici anche che da una parte la pandemia ha totalmente cancellato questa professione, dall’altra, tranne ancora pochi e rari casi, chi fa il giornalista lo fa da collaboratore esterno e deve riuscire a trovare più collaborazioni con testate diverse per poter portare a casa uno stipendio dignitoso. Oggi ti fanno contrattini da freelance dove ti danno una miseria ad articolo. Un vero schifo!”.
Ultima domanda…chi lo vince il campionato il prossimo anno?
“Finché ci sarà Lotito, io continuerò a trovarmi squadre che mi stanno simpatiche da “tifare” per la corsa scudetto. Se la mia Lazio non può avere questa ambizione sino a quando ci sarà la tirannia, io continuo a sperare per i fratelli nerazzurri. Dopo la Lazio, sempre forza Inter!”.