Ci sono storie che non fanno rumore, ma che sanno lasciare un segno profondo. Storie di dolore e di speranza, di paura e di rinascita. Come quella di un paziente ricoverato in ospedale, a Sora, che ha voluto condividere parole di gratitudine autentica per l’assistenza ricevuta. Non un gesto scontato, come lui stesso sottolinea: “Di consueto, non sono abituato a fare complimenti, a ringraziare, se non tocco con mano. E stavolta l’ho fatto.”
Il suo racconto è un inno silenzioso alla sanità che funziona, fatta di volti, mani, attenzioni e professionalità che diventano cura, conforto, presenza.
“Non credevo che nella nostra ASL, al Polo C di Sora, ci fosse un angolo di paradiso per persone come me – scrive – colpite da patologie gravi e meno gravi. Ti accolgono come se fossi un familiare, con una dedizione che va ben oltre la semplice assistenza.” Lui non parla di singoli gesti, ma di un clima. Di un’atmosfera fatta di rispetto, umanità e attenzione. Un’esperienza che lo ha lasciato “senza parole e strafelice”, perché “oltre alle cure, mi hanno donato dignità”.
E non dimentica nessuno. Dal personale medico ai tecnici, dagli infermieri agli operatori socio-sanitari, fino a chi lavora dietro le quinte: “Gli addetti alle pulizie, alla mensa, alla lavanderia… siete l’orgoglio della nostra sanità.” Una lunga lista di nomi – tra cui “il professor Lo Martire, la dottoressa Fiorini, il dottor Caracciolo, la dottoressa Regolo, la dottoressa Quinzi, la dottoressa Sarra, la dottoressa Perruzza, la dottoressa Valente” – citati con riconoscenza autentica, che va oltre la cortesia: “Io non ho vinto questa battaglia. L’abbiamo vinta insieme. Per questo vi dico semplicemente: grazie.”
Il reparto di cardiologia: “Uno spettacolo”
Ma il viaggio del paziente non si ferma lì. Arriva il momento della cardiologia. Un altro passaggio delicato, affrontato con la stessa cura e attenzione. E così, l’omaggio si rinnova: “Ringrazio di vero cuore tutti gli operatori sanitari, medici e paramedici, infermieri e OSS. Ma soprattutto la dottoressa Maria Paola Gemmiti: sempre disponibile, attenta, una vera professionista. Io la definisco ‘uno spettacolo della natura’”.
Accanto a lei, “la dottoressa Corsi, il dottor Sparaco, il dottor Cicconetti, la dottoressa Fortunata”. Tutti citati con rispetto e affetto. Perché quando si è fragili, la gentilezza e la pazienza diventano terapie potenti, quanto e più dei farmaci.
“Se noi pazienti e familiari avessimo più rispetto ed educazione nei confronti del personale sanitario – conclude – la nostra sanità sarebbe davvero un vanto. Per ora, posso dire con certezza che voi siete il vanto e l’orgoglio della ASL”.
Parole semplici, vere, che raccontano un pezzo di buona sanità. Quella fatta di cuore, mani tese, ascolto e rispetto. E che oggi, grazie a questa testimonianza, riceve il riconoscimento più prezioso: quello che nasce dal profondo della gratitudine.