Sabato sera…pizza, è lei la più amata dagli italiani

La più conosciuta e amata nel mondo, tanto da essere entrata nell’elenco dei Patrimoni immateriali dell’Umanità Unesco nel 2017

Sabato pizza, perché, neanche a dirlo è lei la più amata dagli italiani. Ma anche in tutto il resto del mondo Il Giorno della pizza per eccellenza in Italia è sicuramente il sabato. Dati statistici dimostrano che l’80% delle vendite, si concentra nei tre giorni, dal venerdì alla domenica, con una concentrazione massima proprio durante il sabato.

Nata nel Neolitico, creata a Napoli, la pizza ci ha sostenuto anche nei duri mesi del lockdown tra impasti fatti in casa e ordinazioni delivery che hanno registrato picchi mai visti. Gli italiani, nel 2020, hanno ordinato a domicilio una quantità pari a ben 135.000 metri quadrati di Margherita. Un cibo che mette tutti d’accordo le cui origini affondano nella notte dei tempi. La pizza è il piatto più conosciuto e amato nel mondo, tanto da essere entrato nell’elenco dei Patrimoni immateriali dell’Umanità Unesco nel 2017.

Come nasce la parola “pizza”

La parola “pizza” compare per iscritto per la prima volta in un documento dell’anno 997, scritto in latino volgare, in cui la pizza è citata come forma di pagamento per un contratto di affitto di un mulino. In seguito, nel Trecento, la parola viene usata per indicare un pane schiacciato venduto a Napoli, probabilmente con una storpiatura della parola “pitta”. La “pizza marinara” viene citata per iscritto per la prima volta nel 1734, mentre quella al pomodoro compare negli anni 1796-1810. Nel giugno 1889, il cuoco Raffaele Esposito preparò la prima pizza Margherita della storia: come è noto, i colori bianco, rosso e verde di mozzarella fior di latte, pomodoro e basilico, volevano rappresentare il tricolore della bandiera italiana in onore della regina Margherita in visita nella città partenopea e alla quale il piatto era dedicato.

La storia della pizza

La storia della pizza è legata a quella del pane, uno degli alimenti più antichi che si conoscano, le cui origini risalgono probabilmente al Neolitico. Ma prima di arrivare a Napoli, l’evoluzione della pizza fa tappa a Roma, dove i contadini impastavano la farina di frumento con acqua, erbe aromatiche e sale formando dischi di pasta che venivano cotti sul focolare. La storia della pizza si trasferisce a Napoli nel 1535: a quell’anno risale, infatti, un testo del poeta Benedetto Di Falco, il quale nella sua opera “Descrizione dei luoghi antichi di Napoli”, scrive che la “focaccia, in Napoletano è detta pizza”.

Nel corso del tempo, con l’arrivo di nuovi ingredienti, la ricetta si evolve: lo strutto, utilizzato inizialmente per condirla, è sostituito dall’olio d’oliva, fa la sua comparsa la farcitura con il formaggio e l’aggiunta dell’aroma del basilico. Per vedere comparire il pomodoro, proveniente dalle Americhe, occorre invece aspettare il Seicento.  

La prima ricetta della pizza

La prima ricetta della pizza napoletana è contenuta in un trattato del 1858, quando Napoli era ancora capitale del Regno delle Due Sicilie: in un ricettario dell’epoca, compilato da Francesco De Bourcard, è citata una antenata della pizza Margherita, con mozzarella e basilico, mentre il pomodoro è ancora facoltativo, dato che, si legge, per i condimenti si può usare “quel che vi viene in testa”. Le varietà di pizza diffuse a Napoli erano quindi già numerose e svariate quando nel 1889 la visita della regina Margherita consacra la pizza tricolore a sovrana della tavola.

Pizza, è lei la più amata in Italia e nel mondo

Oggi la pizza è il cibo più amato in Italia e nel mondo. Il “piatto” conviviale per eccellenza che accompagna le uscite con gli amici, le cene a casa, il tifo davanti alle partite. E poi ormai da “non mi va di cucinare” a “ordiniamo una pizza” è un attimo. Un patrimonio mondiale tanto che nell’atto di riconoscimento della pizza come Patrimonio immateriale dell’Umanità, nel 2017 l’Unesco scrive: “Il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale”.

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