Segreteria Pd, Pompeo guida gli amministratori a sostegno di Bonaccini

L'ex presidente della Provincia invita ad unire le forze per costruire un partito democratico all'insegna della condivisione

È tra i primi firmatari del documento e ora ha raccolto le adesioni degli amministratori del territorio che sostengono la candidatura di Stefano Bonaccini a segretario nazionale del Partito Democratico. Antonio Pompeo ne è assolutamente convinto: il momento è cruciale non solo per il centrosinistra ma soprattutto per un territorio che finalmente ha la possibilità e l’occasione di dimostrare capacità e competenze di una classe di amministratori responsabili, attenti e impegnati a far crescere le loro comunità.

Al momento sono quattro, in pieno equilibrio ‘gender’, due donne e due uomini, i candidati alla segreteria del Pd. Oltre a Stefano Bonaccini, in corsa anche Paola De Micheli, Elly Schlein e Gianni Cuperlo. Maggiormente avvantaggiato sembra essere il governatore dell’Emilia Romagna. Con lui c’è, pure con le dovute eccezioni, il cosiddetto ‘partito degli amministratori’, guidato da Dario Nardella (capo della mozione), Matteo Ricci, Antonio Decaro, Giorgio Gori, Vincenzo De Luca e Michele Emiliano.

“Le tante esperienze che emergono ogni giorno dal nostro territorio – evidenzia Pompeo – sono una chiara
dimostrazione di una classe di amministratori in grado di dare risposte concrete ai bisogni della collettività, di lavorare per il bene dei cittadini e di spendersi quotidianamente per la crescita delle comunità di cui sono alla guida. Ecco perché sostenere la mozione di un presidente di Regione illuminato e propositivo come Stefano Bonaccini non può che essere il naturale approdo per chi sa realmente quali siano le necessità di un Paese fatto di grandi e piccoli comuni, per chi sa che ricostruire un’identità partitica non consista nel cambiare nome ma approccio per progettare il futuro rispondendo alle esigenze dei singoli”.

“Una visione di partito che deve essere necessariamente declinata anche a livello territoriale, assolutamente lontana da un centro di potere che non garantisce la pluralità e non riconosce il contributo degli amministratori ma, al contrario, vuole cancellare la storia dei singoli e delle comunità. C’è bisogno di una rigenerazione del partito che non si traduca nel semplice cambio di età anagrafica ma, invece, in una gestione diversa, allargata e condivisa, non divisiva e non schiacciata su interessi personali e battaglie di rivalsa che lo stanno portando verso una lenta e inesorabile agonia”.

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