Stellantis Cassino, dopo due mesi di stop torna la mini-produzione ma serve subito la cig speciale

Lunedì 16 settembre saranno riavviate le linee a Cassino con modelli vecchi e nuove Giulia e Stelvio dal 2025-2026 in versione solo elettrica

Dopo quasi due mesi di fermo e ferie forzate lo stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano da lunedì tornerà a produrre, anche se a ritmi sempre blandi e con turno unico. Quindi una metà dei dipendenti rimasti (2560 in totale) lavorerà dal 16 al 20 settembre e l’altra metà dal 23 al 27 settembre. Si continuerà ad andare avanti così, con questa triste alternanza – che lascia i lavoratori con stipendi tra le 900 euro ed i 1100 euro -, non si sa per quanto tempo. Visto e considerato che il sito cassinate praticamente continua a viaggiare sulla Piattaforma Giorgio e sugli effetti del Piano Italia eredità di Sergio Marchionne. Ma il problema è che Alfa Romeo Giulia e Stelvio endotermiche ormai sono a fine carriera e se ne producono sempre meno. Quantità ridotte soprattutto per la bella berlina mentre il suv tiene per quel che può: parliamo di un impostato di 200 modelli al giorno. La stagione dell’elettrificazione piena è invece arrivata, a febbraio 2024, con la Maserati Grecale, ma ne escono dalle linee non più di 10 al giorno. Anche il Grecale ibrido non fa numeri rilevanti al punto che non è proprio inserito nelle classifiche diffuse mensilmente dall’azienda sui modelli venduti.

Un vero disastro commerciale. Intanto da qui alla fine dell’anno ci saranno altre decine – se non centinaia – di lavoratori che si aggiungeranno agli oltre 200 che hanno già preferito nel corso del 2024 accettare l’offerta dell’azienda a cambiare posto di lavoro. Gli esodi incentivati, in un quadro del genere, rappresentano una via d’uscita per molti. Una realtà drammatica e perfino inedita se si guarda ai cinquant’anni in cui Fiat ha consentito al territorio di crescere, di sostenere famiglie e di assicurare il futuro ai figli degli operai che andavano in pensione. Invece dalla cosidetta “fusione” Psa-Fca ad oggi il solo sito di Piedimonte ha perso circa duemila lavoratori diretti. L’indotto è perfino in condizioni peggiori perché ha tirato il collo mentre i francesi al comando decidevano di far spegnere pian piano l’ex grande fabbrica cassinate (pure messa in vendita a pezzi sui siti immobiliari). Così oggi, ad esempio, sui due nuovi modelli in programma – la Alfa Romeo Stelvio elettrica a fine 2025 e l’Alfa Romeo Giulia sempre elettrica nel 2026 – l’indotto di primo livello non ha neanche le commesse. Quindi gli imprenditori interessati non sanno proprio che tipo di componentistica si dovrà produrre per alimentare il montaggio e quindi neanche come atterzzare le aziende.

Indotto senza commesse e licenziamenti di massa dietro l’angolo

Il tutto avviene mentre gli ammortizzatori sociali sono in scadenza entro la fine dell’anno. Una circostanza che riguarda Stellantis ma soprattutto i fornitori diretti e indiretti che la crisi la stanno subendo in maniera pesantissima. Siamo davvero di fronte all’ultima possibilità di evitare ondate di disoccupazione e di nuove folle ai servizi sociali di tutti i Comuni del Lazio meridionale.

“Gli ammortizzatori sociali in scadenza – spiega Mirko Marsella, segretario provinciale della Fim Cisl – sono in questo momento la vera priorità. Con la cassa integrazione in scadenza in tante aziende c’è il rischio che, tra dicembre e gennaio, si debba ricorrere ai licenziamenti collettivi”. L’unico rimedio possibile, secondo il sindacalista dei metalmeccanici Cisl, è replicare l’esperienza Covid. “Con la pandemia si istituì una cassa integraziione sociale per quel periodo eccezionale. La stessa cosa occorre fare adesso con l’automotive. L’abbiamo chiesto da diverso tempo di pensare ad ammortizzatori sociali speciali. Ma stavolta o ci si muove o perdiamo centinaia e centinaia di posti di lavoro in poche settimane”.

Marsella (Fim): ora ci si muova. Gatti (Fiom): intervenga Rocca

“Questa vertenza dello stabilimento di Piedimonte non può essere minimizzata e lasciata ai soli lavoratori – avverte Donato Gatti, segretario generale della Fim Cgil di Frosinone e Latina – ma va allargata a tutto il territorio. Ognuno deve difendere questo patrimonio che appartiene letteralmente a tutti. Intanto bisogna chiedere alla politica di fare tutto il possibile. Come in Piemonte, la Regione col presidente Alberto Cirio ha deciso di venire incontro alle lavoratrici e ai lavoratori in disagio economico, così chiediamo che anche il presidente Francesco Rocca e la Regione Lazio contribuiscano ad alleviare i disagio di famiglie che subiscono uno stress prolungato con salari inadeguati e ridotti al minimo”. Drammatica – ricorda il sindacalista Fiom – è la situazione dell’indotto. Gli ammortizzatori sociali scadono a dicembre e siamo già in ritardo per salvare l’occupazione. O Carlos Tavares, ceo di Stellantis, o il governo, o la stessa premier Meloni battano un colpo. Come sindacato stiamo lavorando per dare unitariamente una risposta. Ormai questa agonia lenta non va più bene anche perché la fabbrica, lo ripeto, è nostra e del territorio. Con tutto quello che questo territorio ha dato e che la fabbrica ci ha restituito non si può chiudere una storia di lavoro e benessere collettivo in questa maniera. Quello che abbiamo dato noi all’azienda deve essere ripagato in termini di nuove prospettive. I super-stipendi tra i vari manager ed i ricchi dividendi tra gli azionisti sono stati distribuiti in quantità. Niente è mai andato agli operai che restano con stipendi da mille euro al mese. Come fa a reggersi una famiglia, per di più senza prospettive e certezze per il futuro?”.

Il rebus dell’ibridazione di Alfa Giulia e Stelvio, sulla carta dal 2017

I sindacati cassinati nei mesi scorsi hanno chiesto all’azienda l’ibridazione di Giulia e Stelvio, come a Mirafiori si è fatto per la 500: perché nuovi modelli solo elettrici sono destinati all’insuccesso. Stellantis starebbbe verificando la possibilità di predisporre queste motorizzazioni per i due modelli di punta del Biscione ma i programmi per Piedimonte San Germano restano al momento improntati solo sull’elettrico. “Un pezzo di disastro risale ad Fca perché Marchionne aveva promesso che dal 2017 ci sarebbero state Giulia e Stelvio ibride che si agganciavano a Maserati Grecale ibrida e poi elettrica. Ma questo non c’è stato – ricorda Donato Gatti -. L’altro pezzo di disastro che stiamo vivendo lo sta facendo Tavares. Cassino non ha missioni certe mentre vediamo che Peugeot di lanci di nuove vetture ne ha fatti eccome. Qui a Cassino stiamo ancora col piano della piattaforma Giorgio. Il piano di Tavares non c’è. La piattaforma Bev per Stelvio e Giulia c’è. La prima uscita dell’Alfa elettrica è stata spostata da fine giugno ad ottobre. Ma se i numeri sono questi, tra elettrico ed endotermico, allora è chiaro che l’ibrido avrebbe aiutato a sostenere lo stabilimento ed i lavoratori durante questo processo di transizione. Ma ammesso che alla fine si scelga anche il motore ibrido ricordo che per mettere in piedi una linea di quel tipo occorre minimo un anno”.

Sindacati verso una mobilitazione unitaria. “Meloni segua la vertenza”

Intanto la Fiom ha chiesto che la questione Stellantis venga direttamente seguita dalla presidente del Consiglio e a livello nazionale Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil stanno discutendo anche di una mobilitazione unitaria. “Le lavoratrici e i lavoratori di Stellantis vogliono tornare a progettare e costruire auto in Italia”. Ha scritto in una nota la Fiom Cgil nazionale, aggiungendo che “vogliono il successo di tutti i marchi italiani perché questo significa lavoro, salario e diritti. Purtroppo dopo più di dieci anni di cassa integrazione non bastano bonus e incentivi per comprare qualsiasi auto”. La Fiom conclude sull’“urgenza di trovare reali soluzioni con l’azienda e governo alla presidenza del Consiglio dei ministri”. “Non mi sento rassicurato dalle affermazioni di Tavares sul futuro degli stabilimenti italiani di Stellantis: ne stiamo parlando da tanto tempo, ma non siamo riusciti a mettere allo stesso tavolo, insieme, sindacati, azienda e governo. Ad oggi, non abbiamo certezze e perciò continuiamo a insistere per la convocazione di un confronto alla Presidenza del consiglio, per capire quali sono gli impegni dell’azienda e del governo”. È quanto ha dichiarato il segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri. “Vogliamo chiarezza sul futuro di tutti gli stabilimenti e del progetto della gigafactory a Termoli – ha scandito il leader della Uilm, Rocco Palombella – vogliamo discutere nel merito di sviluppo, di nuovi modelli che vadano al più presto in produzione, di strumenti strutturali che consentano di aumentare la produzione di veicoli in Italia che oggi è al minimo storico”.

- Pubblicità -
Stefano Di Scanno
Stefano Di Scanno
Giornalista Professionista

CORRELATI
ALTRI ARTICOLI

Frosinone – BRT, ok al doppio senso di circolazione su via Marittima: il sindaco fa il punto

Mastrangeli: "La nuova progettualità del BRT avrà la vocazione di servire in maniera più adeguata le zone di edilizia residenziale pubblica"

Frosinone – Traffico congestionato con la nuova viabilità, medici di famiglia e gruppo Futura in campo

L'Associazione Medici di Famiglia per l'Ambiente e il Gruppo Consiliare FutuRa guardano all’epidemiologia degli abitanti di Via Fontana Unica

Regione Lazio, tregua per votare il documento di economia e finanza. Disgelo FdI-Fi, non intesa

Venerdì consiglio regionale sul Dpefr, ma il giorno precedente Trancassini potrebbe riunire gli alleati e annunciare la chiusura della crisi

Ospedale Alatri: “Chiude anche il reparto di riabilitazione e lungodegenza. La doccia fredda”

A lanciare l'allarme, in una nota congiunta, il sindaco di Fumone, Matteo Campoli e il Comitato San Benedetto di Alatri

Consorzio di Bonifica: 9 Comuni vogliono sottrarsi alle cartelle. Pochi lavori, costi pesanti

Mentre i consorziati esasperati protestano, la commissaria accelera con una società di riscossione a potenziare l'attività di incasso bollette

Ceccano – “Anche il nido comunale sarà gestito da privati”: dubbi e interrogativi accendono il dibattito

Il Collettivo Ceccano2030 solleva la questione e parla di "conflitti d'interesse" e necessità di "rimettere le deleghe"
- Pubblicità -

Condividi sui social

- Pubblicità -

Più letti

- Pubblicità -