Chiacchiere senza novità del presidente Stellantis John Elkann, che ha detto come, “pur in un momento di persistenti difficoltà del settore automotive in Europa, noi continuiamo ad investire in Italia”. Chiacchiere senza fondamento del ministro del made in Italy Adolfo Urso, che parla di “un punto di svolta netto in un’azienda che finalmente torna a porre gli stabilimenti italiani centrali nel loro piano di sviluppo internazionale”. Fortuna che, dalla stessa area governativa, la Lega con una nota ufficiale ha provato a rimettere ordine nei fatti: “Le parole di John Elkann sono l’ennesima, vergognosa presa in giro: il suo gruppo è cresciuto grazie ai soldi degli italiani, italiani che poi ha licenziato per investire e assumere all’estero. E con la geniale idea del ‘tutto elettrico’ da loro sostenuta, stanno contribuendo a distruggere il settore dell’auto, in Italia e in Europa. Il signor Elkann dovrebbe scusarsi coi lavoratori e restituire i miliardi incassati dal nostro Paese”.
È, quindi, ovvio che quanti dallo stabilimento semi-chiuso di Piedimonte San Germano hanno cercato un segnale di speranza sono rimasti delusi dalle frasi pronunciate in Parlamento da Elkann. “Ma di quali conferme si parla – si chiede polemicamente Andrea Di Traglia, segretario della Fiom-Cgil di Frosinone e Latina -? Elkann ha solo confermato le incertezze, senza aggiungere alcun elemento di novità o di stabilità. Sapevano tutti che la transizione all’elettrico avrebbe implicato una fase di mezzo alla quale provvedere. Ma qui siamo alle cose già dette a suo tempo da Tavares, l’ad che non c’è più. Dell’ibrido si parlava perfino nel piano industriale del 2018 e aveva gli stessi problemi di realizzazione che riscontriamo oggi. Per cui il fatto che se ne stia discutendo ora, vuol dire che non è che in due anni lo metti a terra. Ecco perché mi chiedo: esattamente che cosa è stato confermato? Solo e soltanto la certezza dell’incertezza del futuro lavorativo e industriale del territorio. Lo stabilimento è ai minimi storici, il 2024 si è chiuso con un meno 45% di produzione e il 2025 si profila ancora ancora peggiore”.

“Premio di risultato irrisorio ai lavoratori, dividendi alle stelle agli azionisti”
Le emergenze, secondo la Fiom-Cgil, sono almeno due: l’integrazione al reddito e la difesa dei posti di lavoro rimasti. “Noi – spiega ancora il segretario Di Traglia – tanto a Stellantis quanto alle istituzioni abbiamo chiesto un attenzionamento speciale per i lavoratori diretti ed anche per quelli delle aziende dell’indotto e della componentistica, per prevedere strumenti di integrazione al reddito. In questo frangente la crisi la stanno pagando solo e soltanto loro. Non da ieri ma da più di 10 anni. Sono almeno 16 anni, poi, che lo stabilimento ricorre all’utilizzo degli ammortizzatori sociali. Anche se non sempre e in maniera non continuativa. Ma adesso stiamo anche finendo quello che è il contratto di solidarietà ed è chiaro che i lavoratori non ce la fanno più. Perché viene a mancare l’elemento retributivo legato anche allo scarsissimo lavoro: 22 giornate da gennaio. Basta ricordare il premio di risultato di 630 euro lordi che risente della presenza. Così è diventata un’impresa arrivare a fine mese, ma anche arrivare a fine anno, con una tredicesima decurtata e un premio di risultato irrisorio. Sottoposto oltretutto a tassazione normale. Come si fa a proseguire in una situazione del genere? Stellantis – sottolinea il sindacalista Fiom – comunque chiude il suo anno finanziario con 5,5 miliardi di dividendi agli azionisti. Il governo, in un contesto globale di grave arretramento del settore, taglia dell’80% il fondo automotive lasciandolo con 2 miliardi circa. Mentre investe anche a debito per il riarmo”.
“Appello a Regione Lazio e Governo ma anche i Comuni diano un aiuto”
Fiom-Cgil sta raccogliendo firme tra i lavoratori e lancia un appello alle istituzioni, incluse la Regione Lazio ed il governo centrale per chiedere un sostegno al reddito di tutti i lavoratori del settore. “Qui la crisi la stanno pagando i lavoratori, non mi stancherò di ripeterlo. Sono in campo iniziative per chiedere all’azienda che provveda all’integrazione al reddito ma ci rivolgiamo anche al governo e alla Regione affinché intervengano. Anche i Comuni fanno parte del quadro complessivo – ricorda Di Traglia – ogni aiuto, da quello tributario a quello diretto ai lavoratori, è auspicabile per famiglie di dipendenti diretti e di lavoratori dell’indotto che stanno subendo drammaticamente il tracollo per le scelte scellerate che stanno desertificando il sistema Paese Italia. Qualsiasi iniziativa di sollievo a livello tributario o diretto, ribadisco, può aiutare a traghettare tutti verso una nuova fase produttiva e dare respiro alle famiglie”.
Sul caso Piedimonte attivo dei metalmeccanici Cgil con Oreggia e Lodi
Il 24 marzo Fiom Cgil terrà un attivo territoriale all’Hotel Al Boschetto di Cassino alla presenza di Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e Maurizio Oreggia, coordinatore Automotive per la Fiom-Cgil nazionale. Il focus sarà incentrato sulla situazione dello stabilimento cassinate e dell’indotto, assurti ad uno dei punti più critici della filiera produttiva del gruppo francese. In realtà Fiom non si fa illusioni che il gruppo transalpino possa essere sensibilizzata alle condizioni dei lavoratori ed allo sfibramento del tessuto produttivo del territorio.
“Cosa ha in mente Stellantis lo dicono in maniera molto chiara, anche ai tavoli con il Governo e con il Ministro Urso – ha ricordato Oreggia in un intervento recente -: la loro strategia, la loro politica industriale, è quella volta alla massimizzazione del profitto ed è quella la logica che seguono. Anche quando si parla di nuove produzioni o delle scelte di insediamento per i nuovi siti produttivi, il criterio decisionale che seguono è quello delle condizioni più favorevoli unicamente per l’azienda. Le chiamano ‘condizioni abilitanti’: quelle che, appunto, abilitano ad ottenere il
massimo profitto”.
Quindi che lo stabilimento di Piedimonte lavori – bene che vada – al 15% delle sue capacità e che i lavoratori abbiano salari da fame poco importa ai parigini. Meno ancora della situazione di aziende a corto di commesse o coi contratti in scadenza come De Vizia, Logitec, Trasnova. Per queste ultime due realtà ci fu una battaglia sindacale per portare a casa un prolungamento di appena 12 mesi di commessa. E la responsabilità sociale d’impresa? Ma che volete davvero che Elkann s’occupi di ‘ste cose o che qualcuno gliene dica quattro invece di accoglierlo a pacche sulle spalle e sorrisi?.