Caro presidente Corrado Savoriti, lei è giovane ed appena arrivato a capo di Unindustria Frosinone, quindi nessuno può permettersi di fare il processo alle sue intenzioni. Ma qualche perplessità ce la lasci esprimere a margine delle linee guida che ha disegnato per incardinare la sua gestione della principale associazione datoriale del nostro territorio. Più che per i contenuti di quel che afferma, la titubanza deriva da quel che non si trova fra le priorità. Ma forse, considerata la sua gioventù e freschezza, giunte in posizione apicale di un’organizzazione che rappresenta una delle componenti fondamentali della classe dirigente territoriale, si tende sempre ad esagerare nell’attesa.
Le confessiamo, per cominciare, che c’è fiducia in nuovi punti di vista della categoria che lei rappresenta sulla gravissima crisi attraversata dalla provincia e dal Lazio meridionale. Ma anche per superare la diffidenza di non pochi cittadini e osservatori che hanno dovuto prendere nota di iniziative imprenditoriali con poca creazione di lavoro ed alti impatti per un ambiente già compromesso.
Dall’automotive alla sanità, un disastro che sta segnando il Sud Lazio
Per il resto assistiamo al crollo dell’automotive e del suo indotto (col 2025 che rischia di aprirsi a colpi di licenziamenti collettivi), le cronache recenti hanno registrato lo sciopero di medici e infermieri per una sanità pubblica a pezzi e qui in provincia peggiore che altrove (solo lo “Spaziani” resiste: dopo i 13 ospedali di prossimità scomparsi, depotenziati anche gli altri presidi che avrebbero dovuto garantire almeno di salvare la pelle ai residenti). C’è stato nei giorni scorsi uno stop del personale ferroviario: e basta chiedere ai pendolari com’è ridotta la Cassino-Frosinone-Roma, mentre il governo sta per vendere a gruppi stranieri anche la nostra rete ferroviaria. Da ultimo uno sciopero generale di Cgil e Uil che, al di là delle polemiche politiche, ci ricorda che viviamo nel Paese che ha i salari più bassi tra le economie maggiori Ue, in cui i lavoratori non riescono neppure a sostentare le proprie famiglie e l’acquisto di una casa è diventato un miraggio. Va aggiunta la situazione ambientale della Valle del Sacco con i ritardi nelle bonifiche e la pressione per svincolare aree rispetto alla qual cosa i residenti fanno resistenza, essendo memori della scarsa trasparenza delle procedure pubbliche e delle iniziative private inquinanti del passato non proprio lontano.
Ora ricordiamo cosa ci ha spiegato, in sintesi, col suo insediamento.
- Ha rivolto “un appello a tutte le istituzioni e le parti sociali coinvolte: abbandoniamo ogni ideologia che frena l’industria”. Ci sarebbe un “sentiment antindustriale“: “ogni volta che c’è la proposta di innovare o portare investimenti c’è una parte di territorio che dice no a prescindere”. Bene, le confessiamo che il sentiment di cui parla è solo rivolto agli imprenditori che continuano a voler imporre biodigestori e impianti di trattamento rifiuti nella Valle del Sacco: l’industria in genere è responsabile di oltre la metà delle emissioni totali di alcuni dei principali inquinanti atmosferici, del rilascio di inquinanti nell’acqua e nel suolo. Quindi sta agli imprenditori perseguire l’innovazione attraverso produzioni sostenibili. Il sentiment, vedrà, cambierà guardando in faccia quelli capaci davvero di perseguire correttamente la riduzione dei rischi ambientali.
- Ha denunciato i tempi della burocrazia: mediamente in Ciociaria sono il doppio degli altri territori. La celerità sulle autorizzazioni, che lei sottintende quando parla di aziende che hanno bisogno di tempi certi, attiene ai rischi operativi e legali di ogni impresa. Le organizzazioni datoriali possono far pressione per abbassarli solo intervenendo sulla politica affinché apporti correttivi all’organizzazione o modifichi la normativa e i regolamenti. Chiedere alla burocrazia di sbrigarsi equivale a proporre un invito prevedibilmente poco efficace.
- Su Stellantis lei annota: “la conversione è un’opzione. Le crisi portano rivoluzioni e noi in questa fase stiamo vivendo una nuova rivoluzione industriale. L’intelligenza artificiale (meglio chiamarla intelligenza assistita) cambierà l’orizzonte. Puntiamo ad un hub dell’innovazione che non sia limitato solo all’automotive“. Premesso che non è che possa toccare a lei indicare la soluzione definitiva del vuoto produttivo e occupazionale che si sta creando ma, in attesa dell’hub eventuale, va ricordato che c’è un’emergenza in corso. Lo stabilimento ha perso 1500 dipendenti diretti ed altri ne perderà con ulteriori esodi incentivati nel 2025, mentre l’indotto lascerà a casa tra i mille ed i mille e cinquecento lavoratori nei primi mesi del nuovo anno. L’emorragia impone una pressione immediata in attesa di soccorsi risolutivi. Cosa propongono gli industriali della provincia per l’immediato, al di là delle richieste di incentivi già ascoltate da altri esponenti confindustriali?
- La stazione ferroviaria in linea sull’Alta Velocità: “Cassino, Frosinone o Ferentino è un dibattito che non ci appassiona: per noi va bene dove ce la fanno fare perché la Tav potenzialmente è portatrice di sviluppo così come lo fu il passaggio dell’Autostrada del sole sul nostro territorio”. Salvo spiegare in successive dichiarazioni che lei la preferisce a Ferentino. Ora non è che perché dalla sua Isola del Liri si può prendere l’auto (come da Cassino) e dirigersi a Ferentino per salire sulla Tav che uno si senta realizzato nella propria qualità della vita e neppure che veda risolvere qualche problema nel Sorano dove la crisi sta consumando anche le ultime realtà industriali: il caso della Cartiera Burgo è il più clamoroso. Per non parlare dell’attuale “buco nero” cassinate.
Soldi pubblici, giovani e università: tre questioni su cui voltare pagina
Torniamo all’inizio del ragionamento. Dove ci aspetteremmo che una organizzazione confindustriale giovane e dinamica mettesse mano sorprendendoci positivamente.
- L’emergenza. Innanzitutto occorrerebbe dire chiaramente che i soldi pubblici servono a garantire soluzioni che rendano più giusta la società redistribuendo ricchezza e assicurando ammortizzatori sociali. Ma anche per tracciare un futuro per i lavoratori e gli stabilimenti di produzioni innovative e sostenibili. Perché sostenere la buona manifattura resta l’unica scelta per restare ancorati alla modernità e ad un benessere diffuso: di turismo è pieno il terzo mondo.
- Quanto alle prospettive complessive, lei sa bene che se i ragazzi – i figli ed i nipoti di chi ha l’età dell’autore di queste note – vanno all’estero, anche dalla nostra provincia, emigrano solo per cercare salari dignitosi e migliori condizioni di vita. Quindi per farli restare bisogna mettere mano ad un bel po’ di cose ed ognuno, inclusa la sua categoria, quella imprenditoriale, dovrebbe fare la sua parte. La fuga dei cervelli e della forza lavoro qualificata rappresentano questioni estremamente complesse per la nostra nazione ma anche per i singoli territori. E dare idee concrete e input per affrontare queste difficoltà, rappresenterebbe un passo decisivo per rimuovere tutte le vere zavorre al rilancio vero e solido delle nostre comunità.
- C’è poi l’alta formazione. Un’intera generazione di giovani ricercatori sta abbandonando il Paese, e l’Università di Cassino combatte da anni una battaglia terribile per la sua stessa sopravvivenza, dopo essersi dovuta privare per esigenze di bilancio di docenti preparati e apprezzati che hanno dovuto trasferirsi in altri Atenei. Questo territorio non solo perde imprese ma anche cervelli e capitale umano. La francesizzazione drammaticamente predatoria dell’automotive ci sta privando anche di conoscenze tecniche, tecnologie, capacità professionali. Insomma la provincia di Frosinone non deve fare i conti solo con la crisi industriale, col gravissimo arretramento infrastrutturale, con l’assenza di una visione complessiva delle prospettive economiche e sociali ma anche con una perdita secca di risorse umane qualificate e, per di più, a partire da un capitale che era già seriamente insufficiente.
L’appello ad un pensiero giovane per il diritto al futuro di tutti
La ragione di questa lettera aperta a lei, presidente Savoriti, che segue quella di qualche tempo fa al professor Trequattrini – LEGGI QUI – presidente del Consorzio Industriale del Lazio, sempre su Stellantis ed altri temi economici, risiede proprio nella sua giovane età. A lei chiediamo uno sforzo che vada anche oltre il programma confindustriale presentato lo scorso ottobre. In questa provincia manca oggi la capacità di ideare strategie e governare il territorio verso la crescita: valuti chi a livello istituzionale ha esperienza e competenze per seguirla nell’impresa. Poi si occupi direttamente della fuga dei nostri figli all’estero. Per fermare il declino bisognerà iniziare da lì. Convincerli con buone ragioni a disfare le valigie ed a mettere su le loro famiglie nei borghi dove sono cresciuti. Il declino di tutti si può fermare con una svolta decisa iniziando da chi, come lei, alla fine incarna il nostro futuro.