Consorzio Industriale, Trequattrini: “Stellantis sostituibile da cinesi o Fincantieri e Leonardo” – L’intervista

Il commissario dell'ente punta ad una riduzione del 50% dei costi energetici per le aziende che si insedieranno nelle aree del Lazio

Professore ordinario di Economia Aziendale presso il Dipartimento di Economia e Giurisprudenza Unicas, Raffaele Trequattrini (nato a Roma 53 anni fa), dal 5 marzo scorso è commissario del Consorzio Industriale del Lazio avendone preso le consegne dal primo commissario e promotore Francesco De Angelis, alla presenza del vice presidente della Regione, Roberta Angelilli. Frutto della fusione delle cinque realtà presenti sul territorio regionale (Asi Frosinone, Cosilam, Consorzio Roma-Latina, Consorzio di Rieti e Consorzio del Sud Pontino), l’ente è diventato di fatto organismo intermedio di gestione delle risorse regionali, comunitarie e del Recovery Fund e strumento operativo di via Cristoforo Colombo per le politiche industriali del Lazio. Abbiamo incontrato il professor Trequattrini nella sede territoriale di Frosinone.

“Anche senza Zes possiamo restare attrattivi per gli investimenti”

  • – La zona economica speciale del Mezzogiorno accerchia i territori di Frosinone, Latina e Rieti e ne insidia la stabilità della base produttiva con la concorrenza da incentivi. Il presidente Rocca propone delle misure equiparate per le tre province in questione. Qual è la sua posizione?

“Il tema è molto complesso e per quanto la Regione si possa impegnare, vista la piena legittimità del discorso portato avanti, penso che le risorse da destinare non sarebbero irrisorie e non so quanto la situazione finanziaria sia in grado di sostenere un simile tipo di scelte. Dal punto di vista del Consorzio, siamo in un campo che esula dalla nostra mission. La nostra visione ed il nostro obiettivo sono alternativi alla Zes, dovendo noi garantire ai territori l’attrattività degli investimenti e fungendo, come ente, da motore di sviluppo. Dal mio punto di vista bisogna prima di tutto sburocratizzare. Stiamo riscrivendo la legge sui consorzi industriali (quella in vigore risale al 1997, le linee guida della nuova norma sono state illustrate a fine luglio da Angelilli e Tiero – nda) con lo scopo di ridurre gli oneri a carico di quanti vogliono fare impresa nel nostro territorio e vogliono impiantare stabilimenti nelle aree industriali di nostra competenza. L’altro tema centrale è la riduzione delle spese per l’energia. La nostra volontà è quella di cercare di trovare strumenti che consentano alle imprese di entrare all’interno di un sistema che consenta loro di risparmiare il 50% di quanto spendono ora. Su questo stiamo lavorando in collaborazione con la Regione e con le associazioni datoriali, per trovare modalità per raggiungere l’obiettivo del risparmio energetico focalizzato sul taglio dei costi. Riteniamo importante anche la geolocalizzazione delle aree industriali. Per attrarre investimenti da fuori, gli imprenditori pensiamo debbano avere l’idea precisa di dove andare a mettere i loro stabilimenti e, per far ciò, è necessario creare uno spazio virtuale al quale possano accedere. In questo spazio potranno conoscere localizzazione e ampiezza delle aree, magari se su quello spazio ad esempio insistono già immobili, come siti dismessi, individuare con chi andare a parlare. Cioè conoscere le persone deputate a dare la disponibilità delle aree interessate, se del Consorzio o di privati che vanno contattati. Insomma vogliamo attrarre investimenti attraverso forme alternative alla Zes (che rientra nelle decisioni politiche e comunque viaggia sopra le nostre teste). Beninteso, se fosse possibile adottare la zona economica speciale anche sui nostri territori saremmo favorevoli. Ma, se non fosse possibile, abbiamo gli strumenti per rendere attrattive le nostre aree industriali del Lazio”.

  • Quanto al primo tema da lei indicato, pensate di trasformare il Consorzio in produttore di energia rinnovabile?

“Ci stiamo lavorando. Dobbiamo capire se il progetto è fattibile a livello normativo. La soluzione che sembra più facile adottare è la costituzione di una cooperativa energetica, sul modello delle comunità energetiche, che consentirebbe anche la possibilità di inserire in coop soggetti che non insistono direttamente in territori limitati. Perché non dimentichiamo che il Consorzio Unico si occupa di tutto il Lazio e, quindi, è necessaria una cooperativa energetica che coinvolga soggetti di territori differenti della regione”.

Dallo sportello unico alla coop energetica: le nuove prospettive

  • – Il tema della burocrazia, che spesso porta gli imprenditori all’avvilimento, si risolverebbe in parte non marginale con uno sportello unico: potrebbe essere la strada giusta?

“Attualmente abbiamo competenze specifiche e non tutte quelle che richiede un’autorizzazione per operare sul territorio. Se la scelta della Regione fosse qualle di creare uno sportello unico, noi ci attrezzeremmo perché oggi siamo circa al 50% di quello che serve. Ci organizzeremmo per fare anche il rimanente 50%. Ma intanto possiamo lavorare su quello che già riguarda le nostre competenze, fermo restando che lo sportello unico sarebbe la soluzione migliore. Noi da subito possiamo ragionare in ottica di sburocratizzazione utilizzando la legge sul consorzio industriale che dovrebbe inziare il suo iter in Regione proprio adesso. Potremmo rendere concreta, ad esempio, la possibilità di espropriare terreni, che adesso è limitata a certe condizioni; potremmo agire sui siti dismessi con una certa velocità e una significativa certezza del risultato. Già espropri e siti dismessi, peraltro, costituiscono capitoli importanti delle richieste che sono consistenti per aziende di settori come la logistica”.

  • La crisi di Stellantis e dell’indotto auto rappresenta una preoccupazione per migliaia di famiglie. Il Consorzio venne coinvolto per la possibile ricollocazione della palazzina uffici e dei capannoni già dismessi dal gruppo francese. Cosa ne pensa?

“Su Stellantis non amo soffermarmi perché parliamo di una multinazionale con amministratori pagati molto bene per svolgere il loro lavoro e non mi sento di esprimere giudizi o dare consigli a persone molto competenti. Tendo ad avere un ruolo defilato si questo. A me sta più a cuore il tema dell’indotto, vale a dire come aiutare le imprese fornitrici di Stellantis ad uscire da questo cono di crisi che in questo momento non sembra avere sbocchi a breve termine. Ma è certo che, se Stellantis decide di andare via da questo territorio, noi prima di tutto dovremmo trovare player che possano sostituire il gruppo automobilistico, e potrebbero essere gli stessi cinesi che oggi vediamo con tanta ostilità (il 30 agosto il ministro Urso ha detto di aver firmato quattro memorandum d’intesa con quattro case automobilistiche del celeste impero – nda): siccome le auto cinesi elettriche hanno bisogno di sportelli, sedili, vetri ed altre parti, noi potremmo iniziare ad attrezzarci per convertire le nostre aziende che fornivano prodotti all’automotive di tipo endotermico per la produzione di tipo elettrico. Non è che i pezzi siano diversi essendo differente solo la componentistica dei motori. L’altro tema, in assenza di Stellantis, è che possiamo individuare dei soggetti che possano trainare egualmente il territorio trasformando l’indotto da Fiat a qualcos’altro. Penso che abbiamo due pleyer importanti: uno è Fincantieri che con P4F ha già dato un esempio di come potrebbe essere lo sviluppo futuro delle nostre aree. Poi c’è Leonardo che sta già da tempo da noi, ha delle industre all’avanguardia. Potrebbero essere due soggetti che, in una prospettiva che ci auguriamo lontana o che non si verifichi mai, potrebbero essere in grado di sostituire Stellantis come traino occupazionale e produttivo. Tutto questo, però, ci fa tornare all’attrazione di inestimenti che si realizzerà nella misura in cui riusciremo a restare attrattivi come territorio. Per cui il tema dell’energia per me è e resta assolutamente centrale”.

Ex Cosilam, dipendenti da spostare entro il 2025 dal sito P4F

  • – I dipendenti del Cosilam devono lasciare l’ex polo ella logistica, cosa accadrà?

“In questo momento abbiamo la necessità di pensare al trasferimento dei dipendenti del Consorzio che resteranno nella palazzina P4F fino all’anno prossimo. Quindi nel 2025 dovranno andare via e dobbiamo trovare una soluzione. Potremmo trovare noi una soluzione o magari coinvolgere anche il sindaco. Siamo aperti a tutte le possibilità: dobbiamo risolvere un problema e cerchiamo di trovare una soluzione che vada bene a tutti. Non ho soluzioni preconfezionate”.

  • – Bilancio personale e professionale a sei mesi dall’insediamento alla guida del Consorzio unico?

“L’esperienza del Cosilam (dal 2014 Trequattrini per tre anni è stato presidente del Consorzio di sviluppo industriale del Lazio meridionale – nda) paragonata a quella del Consorzio Industriale Unico ha un rapporto elevato all’ennesima potenza. Certamete come Cosilam eravamo esposti a venti di varia natura e questo rendeva l’operatività molto complessa, l’autorevolezza dell’ente era spesso minata da situazioni che non sarebbero dovute capitare. Ma insomma quando si va col Consorzio Unico a parlare con imprese e realtà territoriali è un’altra cosa. Il governare un sistema molto più grande ci dà la possibilità di incidere molto di più rispetto a quanto potevamo fare con il Cosilam. La scelta di passare da consorzi locali a quello regionale è stata corretta perché in questo modo l’ente è diventato realmente il braccio politico della Regione Lazio dal punto di vista industriale. Certamente un consorzio più grande significa dover affrontare problemi più estesi di complessità giuridica ed economica. Per me è un’esperienza positiva. Mi sono arricchito di conoscenze che avevo sotto il profilo teorico. Ho potuto toccare con mano il funzionamento di molte tipologie di aziende. Peraltro io ho cercato di valorizzare anche la conoscenza diretta con gli imprenditori, andando spesso nelle aziende. Ho trovato tante eccellenze, spesso neanche conosciute, ma che possono rappresentare il futuro di questo nostro territorio. Su questo sono molto fiducioso, indipendentemente da come potrà andare a finire l’esperienza di Stellantis. La guida del Consorzio Unico mi ha arricchito molto sul piano professionale e delle conoscenze personali: dopo un’enorme fatica iniziale, sono contento di aver fatto questa scelta”.

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Stefano Di Scanno
Stefano Di Scanno
Giornalista Professionista

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