Immaginate il più grande drive-in mai esistito: l’Orbit. Siamo in Texas, è un venerdì sera e l’Orbit è stipato di gente che sgomita per popcorn e coca cola, pregustando la Grande Nottata Horror. Ma sul più bello, il drive-in stesso si trasforma in un film dell’orrore: gli spettatori diventano gli involontari ed esterrefatti protagonisti di un incubo orchestrato dal mostruoso Re del Popcorn, sintesi delle peggiori conseguenze dell’ossessione al consumo. E se in “Drive-in 2” vediamo i personaggi sopravvissuti aggirarsi in un paesaggio irriconoscibile, “La notte del drive-in 3” ci catapulterà definitivamente in un microcosmo ancora più delirante, un mondo di misteriose e inclassificabili meraviglie, in cui ci si imbatte in inondazioni di proporzioni bibliche, in un pesce gatto che aspira a ingoiarsi la balena di Giona e in una schiera di creature oscure, di una malvagità paragonabile solo a quella dell’essere umano al suo peggio.
La Trilogia del Drive-in è il capolavoro horror splatter di Joe R. Lansdale, tra cannibalismo e mostri pop simbolo del consumismo. Il primo volume ‘Il drive-in’ è datato 1988, il secondo ‘Il giorno dei dinosauri’ è stato dato in stampa l’anno successivo, mentre il terzo e ultimo della saga, ‘La notte del drive-in 3. La gita per turisti’ è del 2005.
Il Texas è uno stato mentale
Citando la famosa frase di John Steinbeck, Lansdale ci catapulta in un mondo nuovo grazie a questo meraviglioso ciclo, piccolo gioiello della letteratura di genere. Tutto ha inizio un venerdì notte di tanto tempo fa, e non è una serata qualsiasi: è la Grande Nottata Horror durante cui al drive-in texano, di fronte a più di quattromila automobili e sei schermi, vengono proiettati alcuni film horror. Una non meglio specificata cometa rossa segnerà il fatidico punto di non ritorno. Come a bordo di un bolide, lo scrittore spinge sull’acceleratore, oltre il limite del buonsenso e forse proprio per questo, quella disumana violenza a cui assistiamo ci sembra tutto sommato accettabile. Attraverso il narratore Jack, siamo spettatori di uccisioni, stupri, episodi di cannibalismo e crocifissioni che si susseguono come in un sanguinoso b-movie sfuggito (fortunatamente) alle forbici della censura. L’atrocità diventa naturale e la lotta per la sopravvivenza pane quotidiano. Persone massacrate, cowboy che vengono ridotti a grumi di lacrime e sofferenza, sesso ovunque (ma senza erotismo), persone fuse da un fulmine, dinosauri che attraversano la strada, un bus ingoiato e poi espulso da un pesce gatto, alcolici distillati con alghe putride e sputo: nel microcosmo del drive-in regna il caos, può succedere di tutto e succede di tutto! E la blasfemia è solo la punta dell’iceberg. Misterioso, violento, visionario ed esilarante, il drive-in Orbit e tutto quel che lo circonda e attraversa è davvero uno stato mentale, un luogo dell’anima collettiva nel quale, purtroppo, predomina molto spesso tutto quel che di peggio ha da offrire l’essere umano.
Villain indimenticabili
“Il film ci possedeva tutti e non si poteva cambiare canale o spegnere. Era un film con sangue e budella e un mostro folle, il Re del Popcorn. Lui era straordinario. Predicava la violenza e la religione. Se avesse infilato anche il wrestling nei suoi discorsi, avrebbe coperto le tre maggiori manie televisive. Lo amavo”.
Sono almeno due i personaggi che non potranno essere mai dimenticati dalla memoria di ogni amante dell’horror-pulp che si rispetti. il Re del Popcorn nel primo volume, frutto della fusione di due persone in un unico corpo e efficace simbolo del consumismo più inesorabile, e Popalong Cassidy, il villain del secondo libro, il ragazzo con la “testa televisiva” che irradia ogni tipo di programma. Il primo è un semidio che vomita pop corn e nutre e governa i suoi sudditi in questo modo. Il secondo un sadico che si erge a nuovo Messia del tubo catodico, venuto in terra per svolgere ciò che il Re del Popcorn, come Giovanni Battista, aveva annunciato. Il nome e gli abiti da cowboy li ha mutuati dal suo idolo Hopalong Cassidy, personaggio icona dell’omonima serie tv western statunitense. Ma anche il terzo scritto, nonostante il tono talvolta più metafisico, ha pagine di grande interesse, con momenti ancora più visionari e deliranti rispetto ai capitoli precedenti, popolati di creature indimenticabili quali il pesce gatto che vuole ingoiare la balena di Giona e di una schiera di creature oscure, di una malvagità assoluta.
Un’apocalisse pulp-gore
“Dio è solo la mente che fa gli straordinari”
Narratore brillantissimo, dotato di una dirompente forza comica e di una visionarietà esplosiva, Lansdale costruisce un vibrante “romanzo in tre atti”, una sceneggiatura delirante ma che conserva una propria ferrea coerenza interna. Dimenticatevi, cari lettori, tutto ciò a cui siete abituati, ciò che considerate normale, ordinario, sensato. Lansdale fa precipitare protagonisti e pubblico in una dimensione parallela fatta d’oscurità – reale e metaforica – e dominata da unico dio: la morte. La violenza, fino a poco prima “imprigionata” in ogni singolo fotogramma della pellicola, deflagra tra i reclusi del drive-in, in un’orgia di abiezioni. La fantasia dell’autore corre libera, in una lunga e apocalittica scena gore, affastellando, in un febbrile crescendo creativo, dinosauri e diluvi universali. Per quanto pazzesca, la sua architettura pulp regge, perché si fonda su un funambolismo linguistico e una prosa instancabile, vulcanica, spassosa e atroce, che pagina dopo pagina soffia vita ed entusiasmo al racconto. A fine trilogia si è spossati, stanchi, ma ingrassati di immaginario. Ci si guarda per paura che pezzi della nostra carne non siano più lì al loro posto, fagocitati da qualche mostro affamato. Poi tiriamo un sospiro di sollievo, ma velato dalla tristezza di aver finito quel mondo così splatter e assurdo, quel viaggio che sembrava meravigliosamente senza meta. Addirittura Niccolò Ammaniti scrive di lui: “Io consiglierei a un analfabeta di imparare a leggere solo per poter conoscere Lansdale”. Personalmente, non me la sento affatto di contraddirlo. Consigliato a chi sa andare oltre. Oltre.