Giovane suicida in carcere, il Prc contro il Decreto Caivano: “Mare Fuori esiste solo in tv”

Il circolo “5Aprile” Prc-se Unione Popolare interviene sulla questione carceri e commenta il decreto del Governo Meloni

È di qualche giorno fa la notizia di un ragazzo Ceccanese morto suicida in carcere, il giovane Antonio Di Mario. Ci siamo astenuti dal commentare apertamente la vicenda, perché quando si sente o legge di suicidi nelle patrie galere sorgono talmente tanti interrogativi che si ha difficoltà a trovare le giuste risposte. Quelle stesse risposte che ora pretende la giovane Laura, sorella della vittima, a cui va tutto il nostro sostegno in questa battaglia che è decisa a combattere in nome della verità”. – Così in una nota per il circolo “5Aprile” Prc-se Unione Popolare, Laura Liburdi.

“È inoltre notizia recentissima quella dell’approvazione del Decreto Caivano, che già il nome da un po’ l’idea della porcata che è. Ma, per non essere i soliti frettolosi che vestono meccanicamente la maglia della propria parte politica, abbiamo provato a riflettere sulle ragioni che hanno spinto il governo ad approvare una normativa simile. Partiamo da un principio cardine: per capire una norma, per comprenderne la portata e l’utilità, è necessario interrogarsi sulla ratio legis, sulle ragioni sottese alla volontà di chi legifera. E le ragioni giuridiche che muovono verso la creazione di una normativa sono connesse alle problematiche che quella norma intende risolvere. Problematiche radicate nel tessuto sociale, collegate a fenomeni che hanno una specifica collocazione spazio-temporale, caratterizzanti un determinato periodo storico. L’intensificarsi della criminalità minorile è un dato di fatto. Negarlo è da matti, specie dopo notizie agghiaccianti di minori che freddano ragazzi a colpi di pistola e di bambine stuprate da altri bambini. Soprattutto negarlo per il solo gusto di criticare l’attuale governo è da folli perché si rischia sacrificare in nome della propaganda anti Meloni la giusta importanza che andrebbe rivolta al fenomeno.
Quindi l’atteggiamento tollerante di chi sembra voler assolvere un criminale solo perché minorenne ci sembra del tutto impossibile da condividere. Sorvoliamo sull’ulteriore questione del minore che diventa criminale a causa del contesto socio economico e del disagi in cui è costretto a vivere ed a crescere, perché è talmente evidente la cosa che è ridicolo anche sottolineare la necessità di creare un’alternativa alla realtà criminale che ti cresce già con la pistola in mano e la coca da spacciare nella tasca”. – Si legge ancora nella nota.

“Ma, seriamente, in un paese come il nostro, dove il fallimento del sistema carcerario è conclamato, in cui lo scopo riabilitativo e rieducativo della pena resta lettera morta che leggiamo sui manuali universitari; in un paese in cui un ragazzo, adulto e maggiorenne, dopo precedenti episodi di autolesionismo, viene abbandonato e muore suicida quando è nelle mani dello stato: nel paese di Cucchi, delle violenze ai detenuti di Santa Maria Capua Vetere, del sovraffollato Busto Arsizio, seriamente, in un paese come questo davvero il governo pensa di educare i minori alla legalità sbattendoli dietro le sbarre? Seriamente questo governo è intenzionato a responsabilizzare i minori attraverso la repressione, usando il pugno di ferro, avvalendosi della stessa mano punitiva che fallisce con i criminali adulti e confinando del ragazzini (delinquenti si, ma ragazzini) in quelle che sono a tutti gli effetti delle fabbriche di  criminali, dei luoghi di alienazione dell’anima in cui l’unico sentimento che sembra crescere è quello dell’ostilità e dell’avversione verso lo Stato? Qualcuno può dire alla Meloni che Mare Fuori esiste solo nelle fiction e che nella realtà è poco fattibile?”. – Conclude la nota.

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