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‘Meno di zero’, il ritratto disincantato della ‘MTV generation’: ecco i giovani perduti di Ellis

La recensione del romanzo d'esordio dell'autore, scritto quando aveva solo 20 anni, e che lo ha catapultato sulla scena letteraria americana

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Sesso facile, cocaina, feste sempre più trasgressive, auto di lusso, rock a tutto volume: a Los Angeles i giovanissimi che frequentano l’ambiente patinato degli studios cinematografici hanno tutto e non desiderano più niente. In un mondo illuminato dai bagliori spettrali dei videoclip e svuotato di ogni sentimento, Clay, Blair, Daniel e Julian, biondi e abbronzati, esplorano le pieghe infernali del «paradiso» californiano in un crescendo di immoralità e devastazione interiore che presto sconfina nell’orrore. 

Meno di zero è il ritratto disincantato dell’ultima «generazione perduta», il romanzo che ha catapultato Ellis sulla scena letteraria americana, diventando il cult della Mtv generation. Il libro, datato 1985, è il primo dell’autore statunitense Bret Easton Ellis. Scritto a vent’anni, costituiva originariamente la tesi finale di corso universitario in scrittura creativa. Dal volume è stato tratto il film Al di là di tutti i limiti (titolo originale: Less than Zero), con Robert Downey Jr. nei panni del protagonista. Il titolo è preso dal brano musicale omonimo di Elvis Costello, dal suo album My Aim Is True del 1977.

L’era di Mtv e dei videclip

Ellis, nel suo romanzo d’esordio, descrive una generazione-automa che si muove in maniera meccanica, annoiata, in un ambiente monotono dove niente sembra avere valore e le emozioni sono…appunto, meno di zero. Sono gli anni in cui ci si abbandona davanti ai videoclip della neonata Mtv, che rappresenta quel mondo sognato da tanti ragazzi che si mascherano omologandosi agli standard promulgati dal piccolo schermo. Pelle dorata e capelli biondi, occhiali da sole – possibilmente Ray-ban – che tuttavia sono utili soltanto ad edulcorare il vuoto di quei giovani oramai fagocitati dagli eccessi, devoti alla vita sfrenata basata su alcool, cocaina, sesso con chiunque capiti a tiro, stupri e film snuff. La vacuità dei personaggi è anche il riflesso dell’ambiente circostante: Los Angeles come città senza un’identità precisa, un paradiso che nasconde al suo interno immagini del disastro, diventa il simbolo della brutalità della civiltà della West Coast, racchiusa in una cornice di lusso sfrenato. Niente rende felice il protagonista, niente gli interessa.

Ellis…che stile!

Quando ‘Meno di zero’ esce in America, nel maggio del 1985, l’impatto è tale che si parla da subito di un caso letterario e infatti vende 75mila copie nel primo anno. Merito soprattutto di quella tecnica narrativa che affonda le sue radici nel minimalismo, che fa sì che lo stato delle cose sia descritto nel modo più oggettivo possibile, consentendo all’autore di sparire o di mostrare tutta la sua indifferenza. Il fatto scioccante è che il narratore all’epoca è poco più che ventenne e di quella “MTV Generation” che descrive con precisione chirurgica fa pienamente parte. Anche lui, figlio di una cultura postmoderna, prova la sensazione di sentirsi alla fine di tutto. ‘Meno di zero’ è un gioiello dal punto di vista stilistico: lo scrittore sa usare parole e frasi, sa giocarci, sa mescolarle, sa costruire castelli con una tastiera e un foglio bianco. Questo è solo il primo romanzo di Bret Easton Ellis ma già siamo di fronte a un professionista navigato, maturo, intelligente. Nonostante la trama sia molto semplice, riesce a tenere il lettore incollato alle pagine creando una suspense che attraversa tutto il libro. Ci sono nel testo diversi elementi che potrebbero essere riconducibili al genere ‘pulp’, molto caro a Ellis e che poi lo svilupperà appieno in ‘American Psycho’. Un piccolo capolavoro può esserlo anche nei contenuti, per la capacità che ha avuto il romanziere di descrivere una generazione vuota, disinteressata, viziata. Per aver raccontato quell’horror vacui fatto di droga, alcol e feste. Per aver saputo riempire pagine con vite inconsistenti, trascinate, spente. Ciò che gli manca è forse il trasmettere empatia: non proviamo nulla per i personaggi che si susseguono così come per le loro azioni pedissequamente ripetute.

Obiettivo centrato

“E mentre l’ascensore ci porta giù, oltre il secondo piano, oltre il primo, ancora più giù, mi rendo conto che i soldi non c’entrano. Che quello che voglio è toccare il fondo”.

L’autore centra facilmente il suo obiettivo: ci ha mostrato la sua bravura stilistica, ha messo in mostra la propria capacità di descrivere una generazione pericolosa perché indifferente alla vita, ed è riuscito ad essere convincente su entrambi i fronti. Bret Easton Ellis ci ha fatto capire cosa è che succede quando le persone hanno paura di buttarsi: non vivono più in prima persona. La loro esistenza si riduce all’assistere passivo dello scorrere della vita altrui. Quando ci stacchiamo da queste pagine così negative lo facciamo però con la convinzione di aver assistito a uno spettacolo degno di nota, a un virtuosismo che capita fin troppo raramente nei libri che leggiamo. ‘Meno di Zero’ è un’esperienza da provare. Un romanzo brillante e carico di immagini difficili da dimenticare. Straziante.

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