Telecom, 175 lavoratori a rischio licenziamento: i sindacati chiedono un incontro al Ministero

CLAS, UGL, FesicaConfsal, USB e CUB pronti a scendere in piazza per una manifestazione di protesta contro i licenziamenti collettivi

Continua l’odissea per i 175 lavoratori Telecom Italia che, dopo aver subito negli ultimi quattro anni il calvario della cassa integrazione e della riduzione dei salari, oggi, come se tutto ciò non bastasse, rischiano di restare anche senza lavoro a partire da oggi, 22 gennaio. I sindacati CLAS, UGL, FesicaConfsal, USB e CUB lanciano l’allarme per scongiurare la procedura di licenziamento collettivo, ex art.4 e 24 Legge n.223/91, a decorrere appunto dal 22 gennaio 2024, avviata per cessazione del contratto per la fornitura dei servizi di ristorazione e catering gestiti in appalto in 23 sedi Telecom dislocate in tutta Italia. 

“Telecom rifiuta decisamente qualsiasi confronto sindacale – fanno sapere le organizzazioni sindacali CLAS, UGL, FesicaConfsal, USB e CUB – sottraendosi di fatto alle proprie responsabilità dirette per la salvaguardia del personale in forza fino al 22 gennaio 2024. Per questo le cinque sigle sindacali nazionali hanno deciso di unire il loro impegno per un’azione congiunta a tutela dei lavoratori e dell’occupazione”. 

Nel frattempo le organizzazioni sindacali hanno fatto richiesta urgente di incontro al Ministero del Lavoro per l’apertura di un tavolo di confronto in sede ministeriale, nel quale coinvolgere anche Telecom Italia e l’azienda appaltatrice dei servizi di ristorazione, al fine di trovare soluzioni condivise utili all’eventuale affidamento del servizio ad altra ditta e per dare seguito alla procedura del cambio di gestione disciplinata dall’art. 332 e ss. del CCNL pubblici esercizi e ristorazione collettiva. 

“Salvaguardare un futuro occupazionale e salariale – dichiara il Segretario Generale Davide Favero del Sindacato CLAS – ai 175 lavoratori è la nostra principale priorità, per questo riteniamo urgente la convocazione di un tavolo tecnico presso il Ministero del Lavoro, in caso contrario siamo pronti a scendere in piazza per una manifestazione di protesta”.

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