Sesso, cocaina, avidità. E omicidi. John Niven fa a pezzi la scena musicale degli anni ’90 con ineguagliabile ferocia. Londra, 1997. Il New Labour è al potere, il Brit-pop è al suo apice e l’industria discografica non è mai stata così bene. Forse. Steven Stelfox è un discografico di successo, alla costante ricerca della prossima hit. E non si ferma mai, grazie a una dieta fatta di cinismo, sesso e quantità smodate di cocaina. Del resto, stordirsi è l’unico modo per resistere in un ambiente pieno di colleghi incompetenti e spietati, per i quali la musica è l’ultimo degli interessi. Un posto dove i sogni degli altri bruciano nelle fiamme dell’inferno. Ma via via che i successi si fanno più rari, e la scena musicale inizia a sentire i venti della crisi che la cambierà per sempre, Stelfox capisce che è tempo di prendere sul serio – anzi, alla lettera – il motto alla base del mondo degli affari: mors tua vita mea.
“Uccidi i tuoi amici” (titolo originale Kill Your Friends) è un romanzo satirico basato sulla breve esperienza dello stesso scrittore scozzese John Niven quale scopritore di nuovi talenti per le etichette musicali e pubblicato nel 2008. Il sito web Word Magazine ha definito l’opera di Niven, tradotta in sette lingue, come “il miglior romanzo britannico dopo Trainspotting“. L’autore ha inoltre curato l’adattamento cinematografico dell’omonimo film diretto da Owen Harris nel 2015.
Homo homini lupus
In Italia lo abbiamo conosciuto con A volte ritorno, la sgangherata epopea di un Cristo hippie e rock trapiantato nel mondo di oggi, mal sano e privo di valori, ma l’esordio letterario del cinico autore, dove già emerge tutto il suo potenziale è arrivato con ‘Uccidi i tuoi amici’. Il libro ci scaraventa nei mitici anni ’90, quando sulla scena musicale irrompevano a suon di lustrini e pink power le Spice Girls, quando nelle chart i Prodigy facevano il palio con Robbie Williams uscito dai Take That, quando gli Oasis erano reduci dal successo della hit Morning Glory e i Radiohead pubblicavano Ok Computer. Soldi, soldi, e ancora soli. Il discografico Steven è pronto a tutto pur di scalare le classifiche, persino ad uccidere o ad istigare al suicidio. La filosofia che emerge è una sola: cane-mangia-cane. Steven lo sa benissimo: o si imbecca il pezzo di successo o si rischia di restare fuori e diventare un flop. Quell’ambiente così superficiale in cui abbondano sesso, cocaina, party estremi, episodi disumani, lo disgusta ma allo stesso tempo ne è assuefatto.
American Psycho incontra The Wolf of Wall Street e X-Factor
Lo sguardo del protagonista sonda l’anno 1997 mese per mese, con quel modo di essere respingente eppure irresistibile. Mentre la musica diventa uno specchietto per le allodole e le icone dei giovani – tra musicisti o presunti tali – proliferano, ciò che fa la differenza tra una star e il condannato all’anonimato è l’ambizione. Tra i discografici vincono invece la superbia, l’opportunismo, il doppio gioco, l’arrivismo, il cinismo più feroce, mors tua vita mea, se non sbrani gli altri sarai sbranato tu stesso. Il talent scout 27enne, nel suo campo, ha esperienza da vendere, è uno squalo tra gli squali: ed è proprio quando la situazione diventa critica che emerge la sua indole più brutale e spregiudicata. Avete presente The Wolf of Wall Street, il film di Scorsese con Di Caprio nei panni del broker senza scrupoli e consumatore cronico di droghe di ogni tipo? Ecco, immaginate quell’uomo, quel lupo avido di potere e denaro, privo del seppur minimo freno inibitore, sia etico sia morale, trasferitelo dal mondo della finanza a quello della musica ed ecco ‘Uccidi i tuoi amici’. Avete presente American Psycho di Bret Easton Ellis? Se Ellis univa la sete di denaro al sangue per accoltellare a colpi di satira il mondo dei broker, Niven fa letteralmente a fette l’industria discografica dove regnano ipocrisia, sogni distrutti e fame di potere. Il tutto sulle note della stellina della dance (definitivamente scomparsa dopo un singolo) Gina G. e definita come l’erede assoluta di Madonna. Artisti realmente esistenti (di successo o meno) si alternano a musicisti immaginari che, curiosamente, sembrano plasmati su personaggi in carne ed ossa (il dj drum ’n’ bass che arriva al successo e poi se ne esce con un singolo da 64 minuti ricorda pericolosamente Goldie, così come la cantautrice rock da milioni di copie Ellie Crush sembra Alanis Morissette).
Cattiveria scintillante e gratuita ma anche tanto divertimento
“Certe volte, quando gente che non capisce una mazza dell’industria discografica cerca di capire il mio mestiere, butta lì: “Ah, quindi cercate talenti?” È inaccurato. Madonna, Bono, le Spice Girls, Noel Gallagher, Kylie Minogue.. credete davvero che qualcuno di loro sia talentuoso? Non fatemi ridere, cazzo. Sono ambiziosi, ecco cosa sono. È lì che si trovano i soldi. In culo al talento”.
La scrittura dello scozzese è agile e cinematografica, capace di tenere inchiodato il lettore divertendolo anche quando ci si addentra nel politicamente scorretto. Sa tratteggiare personaggi capaci di catturare subito l’attenzione: Steven, in questo senso è respingente (arrogante, egocentrico, superficiale, misantropo e misogino) quanto sempre coerente a sé stesso e irrimediabilmente affascinante. Impasticcato da giorno a sera, eccitato, con l’ugola sempre bagnata, Steven Stelfox è la quintessenza della carnalità che deve essere alimentata con infinite dosi di lacerazioni umane. Un professionista del sé che la società contemporanea crea serialmente nella stragrande maggioranza degli ambienti di lavoro, sia chiaro. Niven descrive un mondo che conosce molto bene e, nonostante la crudezza e la cattiveria che emergono prepotenti dalle pagine, riesce a farti fare una bella risata. Un romanzo acido e divertentissimo, assolutamente consigliato.