Composizioni Astratte 2.0, colori e prospettive inedite alla mostra di Enzo Sabatini

Frosinone - Il vernissage è fissato per il prossimo 13 aprile, presso la villa Comunale. Sarà possibile godere della mostra fino al 30

Frosinone – Sarà inaugurata il prossimo 13 aprile, presso la villa Comunale, la mostra di Enzo Sabatini dal titolo “Composizioni Astratte 2.0”. Il noto artista è nato a Civita d’Antino (Aq) nel 1933 ma risiede da tempo a Frosinone. Pittore ed incisore, è stato critico d’arte del “Momento Sera” membro di varie accademie. Le sue prime esperienze artistiche risalgono al 1950 con le mostre del Premio Nazionale delle Arti Figurative di Avezzano. In quel periodo, pieno di fermenti innovativi, ha conosciuto alcuni protagonisti della pittura romana: Montanarini, Purificato, Vangelli, Guzzi, Monachesi, Serra, Omiccioli, Quaglia, Mirabella, con i quali ha esposto nelle varie edizioni del Premio Internazionale della Marsica. Nelle opere che seguirono quel periodo il processo di trasformazione dal naturale all’astratto invase sempre di più il quadro in tutta la sua composizione. L’oggetto che era stato all’origine dell’opera, finiva per apparire una semplice aggiunta, sganciato dalla interpretazione tradizionale delle cose, sino ad annullarsi, più tardi, per opere di puro astrattismo. Ha esposto in rassegne internazionali – come la III biennale di Monaco – e nazionali ricevendo diversi premi, tra cui quello di Avezzano Valle Roveto, il Sidoli di Piacenza, il progresso di Frosinone, il Marco Aurelio di Roma, il Vanvitelli di Caserta, le mostre di arte sacra di Piacenza e Roma. Ha tenuto personali dal 1971 a Frosinone, Avellino, Napoli, Sorrento, Cassino, Pescara, Chieti.

L’artista Enzo Sabatini

La mostra

Nel segno della continuità, le opere dell’artista riempiono di linee e di colori le sale al primo piano della Villa Comunale di Frosinone con un forte cromatismo e un gradevole senso di freschezza, come spiega il noto critico d’arte Alfio Borghese, che sta curando personalmente la mostra. Giovedì 13, dunque, per le ore 18 è fissato il vernissage e verranno tolti i veli alle opere di Sabatini. Fino al 30 aprile sarà possibile ammirare la pittura dell’artista nel corso dell’intera settimana nei seguenti orari: il lunedì dalle 16 alle 20, nei restanti giorni, la mattina dalle 9 alle 13, il pomeriggio dalle 16 alle 20.

Dicono di Enzo Sabatini

La forma diventa colore e il colore universo (Alfio Borghese)

“Intarsi, incroci, trapezi, curve pericolose e qualche volta onde, il ricordo lontano del mare. Colori e policromie, rossi, blu, cobalto, qualche raro verde, il bianco e il nero, il rosa, il fucsia e qualche giallo e marrone. Colori, colori e colori in una gioia di comporre superfici a contrasto, strati pittorici che si incrociano sulla tela in un astrattismo di pensiero che governa l’uso razionale della geometria. I colori interagiscono con le geometrie in un gioco continuo ed incessante. La forma diventa colore e il colore universo. Composizioni ragionate ed equilibrate Composizioni di anima incastri e sintesi, armonie e contasti. Dialogare con il mondo, rappresentare una realtà intima e magica dove le policromie raccontano sogni e le forme geometriche non ingabbiano il volo. Linguaggio colto quello di Sabatini, una espressività che trova le sue radici in terra d’origine forte e magica. Enzo Sabatini critico d’arte al Momento Sera è un pittore antico, di quelli, che è arrivato al tempo giusto, nella sua ricerca, ad interpretare l’astrattismo, quando questa corrente pittorica aveva una valenza rivoluzionaria nel contesto dell’arte internazionale. Un pittore che ha conosciuto De Chirico, che si è confrontato con i maggiori esponente dell’arte italiana ed europea, da Montanarini a vangeli, da Purificato al gruppo romano del “Girasole” fondato da Mario Penelope e Alfio Borghese, negli anni sessanta in via Condotti con Omiccioli e Monachesi. Che ha conosciuto Sarra e i pittori napoletani, Che ha saputo trasferire il dinamismo della vita moderna nelle sue composizioni piene di energia, di uso sapiente del colore e della luce, in un continuo variare di temi e di soggetti che sono sempre in armonia tra loro, come astri in un immenso universo, con vita propria ma legati da un armonico equilibrio”.

Per sequenze di luci e incanti (Rocco Zani)

Il critico d’arte e giornalista di genere Rocco Zani aggiunge: “Quello con Enzo Sabatini è un appuntamento conciliante che si consuma con generosa puntualità. E’ l’incontro primaverile che preannuncia, quasi paradossalmente, ciò che è accaduto. Come ad “apparecchiare”, con salutare lentezza, il racconto – o i racconti – della precedente estate. Quella che da decenni vede Enzo Sabatini porre lo sguardo tra le cromie e i segni del “suo” mare. Fino a farne un paesaggio intimo, esclusivo, rimodulato per sequenze di luci o di incanti. Un paesaggio dell’anima diremmo noi, rifiutando per un istante l’uso smodato di questa accezione. Perché Enzo Sabatini si fa “dialogo” tra la sostanza dell’immagine e di questa il senso, la percezione, il battito. Una sorta di cortile affettivo dal quale è impossibile – fortunatamente – migrare o distrarsi. Un luogo capace di riservare ricorrenti sorprese e lasciare che queste dettino i capitoli del divenire. In un certo senso mi ricorda Roman Opalka che dipinse l’infinito affidando alla sequenza numerica il rintocco del tempo. Ogni ora del giorno, ogni giorno della sua vita. Le geometrie cromatiche di Enzo Sabatini indagano il luogo e lo preservano. Ne colgono ogni minuscola movenza, ogni probabile alterazione. Talvolta, in questa successione di segni e orizzonti più o meno celati, si avverte il rifiato del vermiglio o dell’oro. Un ruolo testimoniale quello dell’artista, poeticamente arroccato ai margini dell’apparenza, per far si che questa diventi – o restituisca – ai nostri occhi un’immagine di memoria, di affezione, di naturale bellezza. Nella sua piena maturità nulla si è incrinato nel cammino prescelto, quasi a rimarcare, invero, un più intenso rigore concettuale che – per stramberie del tempo – si è arricchito di inusitati bagliori, di prospettive inedite e di colori che sono, oggi, consonanti e vocali del dire”.

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