Burning Butterfly Arabesque: l’album di Zatarra tra rock e poesia

L'album del pontecorvese Zatarra ha visto la luce nel maggio di quest'anno. Il tour promozionale entra nel vivo: le tappe

Cantautore, musicista, sognatore. Dietro Zatarra c’è tutto questo e molto di più. Un mondo caleidoscopico di note e parole, sempre in bilico tra due dimensioni. Il 34enne pontecorvese, Marco Florio, impersona efficacemente il concetto di artista poliedrico fatto di luci e ombre, tra sonorità vintage e innovazione, tra immaginario e realtà. Autore indie rock, Zatarra ha alle spalle anni di concerti live nei locali underground di tutto il centro Italia. L’album Burning Butterfly Arabesque, pubblicato a maggio 2022, rappresenta la concretizzazione musicale del volo leggero e fluido della farfalla che, una volta uscita dal suo stato primordiale di bruco, brucia a contatto con la luce in una danza verso la libertà artistica. L’album, come spiega lo stesso Marco, è fortemente influenzato dal rock anni ’60 e ’70. Da quelle stesse linee guida che hanno tracciato la formazione di Florio – Zatarra. Florio, l’uomo, il personaggio. Zatarra il coacervo concettuale che indaga la copresenza esistenziale dell’essere corporeo e incorporeo tra la memoria-tenebra e l’immaginazione luminescente che sopperisce con l’arte all’oblio della prima. Ed è lo stesso Zatarra a raccontarsi e a parlarci della sua ‘creatura’.

Burning Butterfly Arabesque: come nasce questo album?
L’album nasce dalla necessità, dopo la pandemia, di incidere i brani che ho scritto nel corso della mia vita. Ho suonato per tanti anni dal vivo le canzoni delle più grandi rockband della storia, ma era arrivato il momento di fermarmi e finalmente utilizzare tutta l’esperienza che avevo acquisito per concretizzare la mia arte e la mia passione. Le canzoni sono nate con me, sono sempre state dentro di me, grazie a una sorta di maieutica artistica sono riuscito a tirarle fuori e finalmente a registrarle”.

Se dovessi descriverlo ad un ascoltatore, come lo faresti?
Burning Butterfly Arabesque per chi mi conosce è Zatarra, c’è tutto di me. Per chi non mi conosce lo descriverei come un viaggio verso lidi inesplorati in costante equilibrio tra sogno e realtà, tra luce e tenebre, tra passato e presente”.

Veniamo alle tematiche toccate…Cosa ti ha ispirato e spinto concettualmente nella ideazione del disco?
Uno dei miei punti di riferimento da sempre è il Gran Maestro Alejandro Jodorowsky, nel suo film Poesia Sin Fin c’è una frase meravigliosa “Poesía, alumbrarás mi camino como una mariposa que arde” (Poesia, illuminerai il mio cammino come una farfalla che arde). Da qui nasce Burning Butterfly Arabesque e nel mio caso la danza della farfalla che arde mi ha illuminato in tutte le canzoni che ho scritto. Nel corso degli anni tutto ciò che ho vissuto mi ha ispirato, tutte le persone che ho incontrato, i posti che ho visitato. Sono una persona molto riflessiva e cerco di trovare spunti da ogni singola esperienza”.

La traccia a cui sei più legato?
Non c’è una traccia in particolare, un genitore non preferisce un figlio ad un altro. Ogni canzone ha il suo motivo per cui le sono legato. Se dovessi sbilanciarmi direi It’s Over oppure Love Is Song”.

Quanto è stato impegnativo realizzare concretamente questo lavoro?
Direi che è stato molto impegnativo al di là delle complicazioni logistiche dovute a quello che è successo nel mondo nell’ultimo anno e mezzo. Parliamo di un album autoprodotto composto da 14 tracce. Ci è voluto un bel po’ di coraggio ad inciderlo nell’era dei social, dell’inutile che diventa importante al solo scopo di apparire, dove ogni emergente pubblica un singolo ogni 6 mesi. Spero sia un monito anche per i più giovani: la musica è fatta di coraggio, passione, tanto impegno, ma soprattutto di libertà artistica”.

C’è qualcuno che vuoi ringraziare e che ti ha aiutato a far vedere la luce alle tue idee?
Ringrazio i musicisti che hanno collaborato all’incisione delle mie canzoni. Ognuno di loro ha dato un apporto molto importante al sound dell’album. In particolare poi ringrazio la Gang di Zatarra, un gruppo nato quasi per gioco che mi sta dando una mano non indifferente. La Gang comprende attori, registi, fotografi, artisti, grafici e ovviamente i musicisti con cui suono dal vivo (Pierfrancesco Di Pofi, Fabio Colicci, Vincenzo Folcarelli, Fabrizio Musto, Maura Amata, Chris Condor)”.

Prossime tappe del tuo tour per promuovere e far conoscere la tua musica?
Dall’uscita dell’album, avvenuta il 28/05, abbiamo già effettuato quattro date, anche fuori regione.

I prossimi live Zatarra & The Gang ad ora sono:

03/07 Country House, Pontecorvo (FR)

17/07 Parco Monte Menola, Pontecorvo (FR)

05/08 La Piazzetta, Cassino (FR)

Sono in attesa di conferma per qualche festival estivo che si svolgerà nel Lazio e in Abruzzo. Ne vedrete delle belle”.

Veniamo a te. Chi è Zatarra, da dove nasce la sua passione per la musica?
Zatarra è un concetto, è il nome del lato artistico di Marco Florio un ragazzo cresciuto nella provincia di Frosinone che lavora come consulente informatico. Zatarra quindi è il suo spirito piratesco e avventuriero, una sorta di alter ego. La passione per la musica è nata in tenera età grazie ai vinili di mio padre. Di conseguenza ho iniziato a suonare la chitarra e ho imparato prendendo qualche lezione qua e la, ma sono praticamente un auto-didatta. A 18 anni è arrivata la musica dal vivo e fino al 2020 non si è mai fermata, km macinati tra bettole e festival più strutturati in tanti posti del Lazio, Molise, Abruzzo e Basilicata, tanti compagni di avventure e tanto divertimento“.

Come è la musica, lo stile di Zatarra?
Spero sia il pubblico a definirlo, non sono bravo a catalogare le cose. Sicuramente è uno stile in evoluzione”.

A quali artisti sei maggiormente legato?
Sono da sempre un appassionato del rock degli anni 60 e 70, in particolare amo gli Stones, The Beatles, Led Zeppelin, The Who, The Doors, il progressive inglese, ma anche il folk americano e il jazz-rock.

C’è una frase o una parola con cui senti di poter racchiudere la tua arte?
C’è una frase sul finale della canzone The Mole And The Old Man, seconda traccia dell’album, che recita: “Thank you old man, because of you I can see the world in its shine”. È una frase a mio parere molto emblematica. Nella canzone la talpa rappresenta l’essere umano che è cieco nei confronti della conoscenza, l’uomo anziano rappresenta la sapienza, la cultura. Con una danza che metaforizza il processo alchemico la talpa riuscirà a vedere i colori del mondo e arriverà alla conoscenza nel momento in cui riuscirà a vedere il mondo nella sua lucentezza”.

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Cristina Lucarelli
Cristina Lucarelli
Cristina Lucarelli, giornalista pubblicista, specializzata in sport ma con una passione anche per musica, cinema, teatro ed arti. Ha collaborato per diversi anni con il quotidiano Ciociaria Oggi, sia per l'edizione cartacea che per il web nonché con il magazine di arti sceniche www.scenecontemporanee.it. Ha lavorato anche come speaker prima per Nuova Rete e poi per Radio Day, e presentatrice di eventi. Ha altresì curato gli uffici stampa della Argos Volley in serie A1 e A2 e del Sora Calcio.

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