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Ceprano – Vietata la caccia al cinghiale, l’associazione “Libera caccia” non ci sta: il TAR accoglie il ricorso

L’Associazione nazionale chiede l'annullamento dell'ordinanza del Comune di Ceprano: per il Tribunale Amministrativo del Lazio ha ragione

Immagine di repertorio
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Ceprano – “La sentenza emessa dal Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio è di quelle che ci inorgogliscono come Associazione venatoria visto che siamo stati gli unici ad avere il coraggio e la coerenza per ribellarci all’ennesima prevaricazione arrogante di qualche amministratore pubblico che, solo per fare bella figura nei confronti degli animalisti, si mette a legiferare al posto dello Stato”. – Ad intervenire sulla sentenza del TAR è l’Associazione nazionale “Libera caccia”, con una nota stampa a firma del Presidente Paolo Sparvoli.

Così argomentano: “L’8 aprile di quest’anno, il sindaco di Ceprano, senza il minimo coinvolgimento delle Autorità e dei vari portatori di interesse, compresi i cacciatori, aveva ritenuto di emanare, una: “Ordinanza contingibile e urgente recante il divieto di esercizio dell’attività venatoria alla specie cinghiale, a salvaguardia della pubblica incolumità nelle zone adiacenti le aree abitate e produttive”.

Il ricorso accolto dal TAR

“Tutti sono rimasti stupiti e increduli di fronte ad una simile ordinanza che aveva suscitato stupore, incredulità ma tutte le associazioni venatorie (e non solo loro) si erano limitate ad una sterile invettiva priva di valore. – Prosegue Sparvoli – La Libera Caccia, invece, non si è accontentata di diramare il solito comunicato sdegnato ma, con la firma del Segretario Generale Angelo Ciotoli, confortato dal parere dell’Ufficio di Presidenza, ha incaricato uno Studio Legale per presentare un articolato ricorso tendente all’annullamento di quella incredibile ordinanza sindacale del Comune di Ceprano.

E stavolta, il TAR ha accolto in pieno il nostro ricorso ritenendo che tale ordinanza, oltre a non essere coerente con gli obiettivi di contrasto alla diffusione della Peste Suina Africana, era, tra l’altro, affetta da un palese difetto di istruttoria e da un eccesso di potere.

Siamo particolarmente orgogliosi di aver condotto questa lotta in favore non solo dei cacciatori di questo comune del frusinate ma di tutti i cacciatori italiani contrastando in maniera civile e con argomentazioni tecnico-scientifiche, lo strapotere di tanti amministratori locali che ritengono di potersi sostituire allo Stato e alle Regioni in materia venatoria. Noi della Libera Caccia preferiamo metterci la faccia”. – Concludono.

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