‘Il talento di Mr. Ripley’: il ‘one man show’ di uno spietato e lucidamente folle camaleonte

La recensione del romanzo datato 1955 di Patricia Highsmith. Famosa anche la trasposizione cinematografica con Matt Damon

Napoli, anni Cinquanta. Il giovane e spiantato Tom Ripley sbarca da New York in missione per conto del ricco Mr. Greenleaf. Deve convincere il figlio di lui, Dickie, a ritornare in America. Ma l’incontro proprio con Dickie, un ragazzo bellissimo che dalla vita ha avuto tutto, fa nascere nella mente di Tom un’idea: non potrebbe sostituirsi a lui e vivere senza problemi? È l’inizio di un’avventura insieme terribile e coinvolgente, in cui Patricia Highsmith conduce per mano il lettore nei percorsi mentali di un assassino senza scrupoli, e forse proprio per questo irresistibile.

Il talento di Mr. Ripley (The Talented Mr. Ripley) è un romanzo del 1955 di Patricia Highsmith, appartenente al genere del thriller psicologico. In questo romanzo, l’autrice introduce per la prima volta la figura di Tom Ripley che tornerà in altri quattro libri Il sepolto vivoL’amico americanoIl ragazzo di Tom Ripley e Ripley sott’acqua.

Famoso è l’omonimo adattamento cinematografico del 1999 diretto da Anthony Minghella, con Matt Damon nel ruolo di Ripley e Jude Law in quello di Dickie.

Un uomo banale dal talento straordinario

Tom è giovane e squattrinato, è insicuro, anche mediocre. Ma ha un ‘talento’, un’innata predisposizione alla truffa. Sa falsificare firme, imitare, sa simulare qualsiasi sentimento, riesce a trasformarsi in qualsiasi altra persona acquisendone l’accento, il modo di muoversi, l’aspetto estetico. Tutto con ricercata perfezione. E quando incontra l’occasione d’oro, il ‘ladro d’identità’ entra in azione con il suo ‘gioco’. Inizia così una nuova vita, fatta di lusso, viaggi, abiti firmati, costosi accessori. Ma anche di bugie, sotterfugi, depistaggi e delitti. Basterà il suo talento a permettergli di farla franca? La sua coscienza gli permetterà di godere dei frutti delle proprie malefatte? Per scoprirlo non possiamo far altro che imbarcarci insieme a lui e partire per questo viaggio psicologico nella mente di un criminale. Patricia Highsmith ci conduce infatti nei recessi più bui del suo animo, sviscerandone gli insani ed insoliti pensieri, dando un senso ai sui pur riprovevoli comportamenti, portando il lettore ad immedesimarsi nel criminale pur mantenendone le distanze. 

Un americano in Italia

Se l’aspetto psicologico è quello che desta maggior interesse nella lettura, un altro punto a favore dell’opera sono le splendide ambientazioni, descritte accuratamente. Si scappa dal grigiume di una Boston cupa e priva di interesse, dove la vita scorre monotona e senza prospettive, dove farsi una bevuta nel solito locale è ciò che di meglio può capitare, per immergersi negli ameni paesaggi marini di casa nostra, nell’arte e nella storia che si respirano in città affascinanti come Roma e Venezia, sognando poi di raggiungere le isole greche, polizia permettendo. Pur non spiccando particolarmente per virtuosismo, lo stile dell’autrice risulta adatto alla storia narrata, freddo, calcolato, semplice, come il modo di pensare di Tom. La trama, pur molto semplice, non appare mai banale o scontata, si percepisce la suspense che cresce soprattutto nel brillante finale.

One man show

“Era solitario ma non si sentiva solo. Era (…) la sensazione di trovarsi su una ribalta con tutto il mondo che lo guardava, la sensazione di dover stare costantemente sul chi vive, di essere messo alla prova ogni minuto, perché il minimo errore gli sarebbe stato fatale. Ma era assolutamente certo che non avrebbe fatto errori. Questa certezza dava alla sua esistenza una indefinibile, deliziosa atmosfera rarefatta di purezza simile a quella, riteneva Tom, che deve provare un attore quando sale in scena, conscio di saper recitare una parte meglio di chiunque altro. Era se stesso eppure non era se stesso. Si sentiva libero e senza macchia, per quanto controllasse ogni minima azione”.

Leggendo ‘Il talento di mr. Ripley’ si è davanti ad un thriller psicologico fortemente ironico e amorale, in cui l’ambigua, edonista e machiavellica figura di Tom Ripley catalizza totalmente l’attenzione. Ancora una volta, i cosiddetti villain catturano con il loro fascino il lettore, molto più di quanto lo faccia il classico ‘buono’. Tom non è mai ciò che sembra, è un camaleonte che persegue i suoi desideri adattandosi costantemente al mutare delle situazioni. Tom è vuoto, superficiale, è un viveur. Ed è spiazzante. Può essere un assassino sociopatico e un parassita, ma allo stesso anche un predatore sociale che anela prestigio e sfarzo riportando alla mente pari Barry Lyndon e Dorian Gray, anche loro freddamente amorali, anche loro assolutamente irresistibili. Un noir avvincente che sa trasportare il lettore all’interno dei vorticosi processi mentali di un protagonista a suo modo magnetico, rendendolo testimone silenzioso e impotente di una catena di eventi drammatici e ineluttabili.

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Cristina Lucarelli
Cristina Lucarelli
Cristina Lucarelli, giornalista pubblicista, specializzata in sport ma con una passione anche per musica, cinema, teatro ed arti. Ha collaborato per diversi anni con il quotidiano Ciociaria Oggi, sia per l'edizione cartacea che per il web nonché con il magazine di arti sceniche www.scenecontemporanee.it. Ha lavorato anche come speaker prima per Nuova Rete e poi per Radio Day, e presentatrice di eventi. Ha altresì curato gli uffici stampa della Argos Volley in serie A1 e A2 e del Sora Calcio.

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