“Il tocco del peccato”, dalla Cina il lirismo pulp e conturbante di Jia Zhang-Ke

Il regista indaga la contemporaneità della propria terra, immaginando quattro storie di alienazione e dramma collegate dal filo della violenza

A sette anni di distanza dal Leone d’Oro per “Still Life”, Jia Zhang-Ke torna alla finzione nel 2013 portando sullo schermo morte, lacrime e sangue. Con “Il tocco del peccato” (A touch of sin), il regista cinese indaga la contemporaneità della propria terra, immaginando quattro storie di alienazione, dramma, sopraffazione, collegate da un filo sottile ma consistente: quello della violenza.

La Cina moderna, uno spaccato generazionale, il conflitto tra classi sociali, l’economia audace. Questi i temi delle storie di Zhan-Ke: un minatore esasperato lotta contro la corruzione del proprio villaggio. Un operaio di ritorno a casa per il Capodanno scopre che un’arma da fuoco é l’unica cosa in grado di procurargli emozione. Una remissiva receptionist di un centro benessere viene molestata da un ricco cliente che la spinge a superare i propri limiti e a trasformarsi in qualcosa di pericoloso. Un giovane operaio passa da un lavoro all’altro nel disperato tentativo di migliorare la propria vita, fino ad arrivare ad un gesto estremo.

Come estremi sono i quattro racconti, i quali si snodano tra dinamiche già percorse dal cineasta asiatico, quelle che si rifanno alla commistione tra realtà e finzione, tra intenzione documentaristica e bisogno finzionale. Una macabra danza dai passi svelti e a volte indecifrabili, come le stesse motivazioni causa delle violenze descritte, moventi che vanno penetrati come farebbe una lama nella carne fresca e non semplicemente cercati in qualche infelicità, insoddisfazione personale o sociale. La violenza come unica forma di riscatto, come risposta alla sopraffazione, violenza per violenza, violenza moltiplicata per se stessa e che richiama altra violenza.

Raccontando una realtà così lontana dalla nostra, “Il tocco del peccato” non può non incuriosire, seppur nella sua congegnata complessità. Jia Zhang-Ke ci offre uno scenario cupo e carico di simbolismo e riferimenti culturali a lui da sempre cari. I suoi attori ci parlano intensamente, gridano di una Cina corrosa dall’industrializzazione e dalle diseguaglianze, gridano vendetta. Immagini pittoriche e potenti, un buon ritmo, sicuramente più commerciale rispetto ai toni compassati dell’inizio ma che comunque fa volare il film verso visioni di più ampio respiro. Tutto questo ed altro ancora è Touch of sin, una pellicola lirica, decisamente bellissima e conturbante.

Credits

Titolo originale: A Touch of Sin

Regia: Jia Zhang-Ke

Cast: Jiang Wu, Li Meng, Luo Lanshan, Wang Baoqiang, Zhang Jiayi

Sceneggiatura: Jia Zhang-Ke

Fotografia: Yu Lik-wai

Montaggio: Matthieu Laclau, Lin Xudong

Musiche: Lim Giong

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Cristina Lucarelli
Cristina Lucarelli
Cristina Lucarelli, giornalista pubblicista, specializzata in sport ma con una passione anche per musica, cinema, teatro ed arti. Ha collaborato per diversi anni con il quotidiano Ciociaria Oggi, sia per l'edizione cartacea che per il web nonché con il magazine di arti sceniche www.scenecontemporanee.it. Ha lavorato anche come speaker prima per Nuova Rete e poi per Radio Day, e presentatrice di eventi. Ha altresì curato gli uffici stampa della Argos Volley in serie A1 e A2 e del Sora Calcio.

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