Luoghi da visitare: viaggio nel castello di Fumone

Il nome di Fumone nasce dall’antica funzione di comunicazione effettuata con segnali di fumo, segnali che annunciavano le invasioni di nemici

La primavera, le belle giornate, le temperature miti, le ore di luce che aumentano. E, con l’avvicinarsi del fine settimana, la voglia di una gita fuori porta è dietro l’angolo. Ma, come sempre, la domanda è una: dove andiamo? Niente paura. La Ciociaria è un territorio ricco di luoghi da visitare. Tra questi c’è l’incantevole Castello di Fumone. Entrare nella fortezza di Fumone è come tornare indietro nel tempo, significa entrare nella storia, significa fare un tuffo nel medioevo, dove tutto è perfettamente conservato.

Una visita guidata della durata di circa 40 minuti che senza dubbio vi coinvolgerà, soprattutto per la storia che si cela dietro il castello. Durante la visita, infatti, è possibile ascoltare la storia del marchesino Francesco Longhi-Caetani morto a cinque anni in circostanze misteriose. La sua morte è oggetto di molte leggende, la storia narra che venne ucciso dalle sue sette sorelle a soli cinque anni per motivi di eredità; la madre – la duchessa Emilia Caetani- impazzita completamente dal dolore non accettò di farlo seppellire e decise di farlo imbalsamare: il corpo del bambino è custodito ancora oggi in un secretaire dell’archivio gentilizio.

Il percorso di visita si sviluppa attraverso le sale del Piano Nobile, il Santuario di Papa Celestino V,  i Giardini pensili, e la Galleria d’arte contemporanea. Il castello conserva nel museo interessanti reperti archeologici e comprende anche un giardino pensile, realizzato dalla famiglia Longhi nel Seicento. Il giardino pensile, ricavato dall’unificazione dei camminamenti di ronda, dei fossati e dei quattro torrioni interni, è uno dei rari esempi nel suo genere in Europa, ed è tipico dell’arte del giardino classico all’italiana. Per la sua estensione (3500 m2), è ritenuto il più grande d’Europa tra quelli che si trovano ad un’altitudine uguale o superiore agli 800 metri sul livello del mare.

Tra le curiosità custodite nei giardini pensili, di notevole interesse una importante colonna romana in marmo di Luni, istoriata da un bassorilievo rappresentante l’albero della vita; la vetta della montagna, situata nel centro del giardino superiore, con i suoi 783 mt rappresenta il punto più alto di monte Fumone, la leggenda tramanda che il toccare quel cucuzzolo sia foriero di buona fortuna; il pozzo dei desideri, una cavità ricoperta da un grosso blocco di pietra, posta li da centinaia di anni, a coronamento e memoria di un importante desiderio esaudito; l’albero dell’amore, un gigantesco cipressus funebris, frutto dell’unificazione di due alberi.

Le visite possono essere individuali o di gruppo (per gruppi è consigliabile la prenotazione) ed è possibile condurre cani al guinzaglio (tranne all’interno del Santuario). Il castello è aperto per le visite al pubblico tutti i giorni ai seguenti orari: durante i mesi invernali, al mattino dalle 10 alle 13 e nel pomeriggio dalle 15 alle 18 (la domenica orario continuato dalle 10 alle 18); Nella stagione estiva le visite pomeridiane si prolungano sino alle 20. Per tutte le info è possibile visitare il sito https://www.castellodifumone.it/

La storia del castello di Fumone

La storia del castello di Fumone ha origini oscure e antichissime. Sin dagli albori Fumone fu importante vedetta e luogo di comunicazione. L’altura di  800 mt ove è collocato Fumone si trova in una posizione di straordinaria importanza strategica, una posizione geografica a dominio sull’intera valle del Sacco e della strada maestra che collegava Roma e Napoli: la via Latina.

Il nome di Fumone nasce dall’antica funzione di comunicazione effettuata con segnali di fumo, segnali che annunciavano le invasioni di nemici provenienti da sud e diretti a Roma.

Appartenuto agli Ernici (popolazione antichissima, residente nell’alta Ciociaria nelle città di Anagni, Alatri, Ferentino e Veroli), Fumone, è segnalato come luogo di rifugio del Re Tarquinio il Superbo scacciato da Roma e in cerca di alleanze. In seguito Fumone rivestì importanza militare per i Romani  nella guerra del Sannio, quando i Sanniti erano posizionati nei pressi di Sora (area visibile dal castello) e da lungo tempo tenevano in scacco le legioni.
Ma fu soprattutto durante l’invasione di Annibale, che Fumone rivestì un ruolo chiave. I Romani se ne servirono quando il generale cartaginese, stabilitosi a Capua (area visibile dal castello), decise improvvisamente di puntare su Roma marciando attraverso la via Latina (visibile dal castello per un tratto di 50 km). L’ importanza militare di Fumone continuò anche durante il corso delle guerre civili tra Mario e Silla, e tra Cesare e Pompeo. Anche allora possedere Fumone significava per i generali non solo osservare il nemico, ma soprattutto comunicare con le legioni e coordinarle da grande distanza.

Durante il periodo dell’impero romano non ci furono mai momenti di crisi nei territori intorno a Roma e in quel periodo la vedetta di Fumone operava  inviando pacifici segnali di fumo di interesse collettivo. Dal 455 (anno dell’inizio delle invasioni barbariche) Fumone ricominciò con le sue fumate che annunciavano  future devastazioni, e per secoli tornò al suo vecchio ruolo. A partire dal X secolo d. C. la storia di Fumone è strettamente legata a quella della Chiesa.  Il primo documento ufficiale in cui compare il nome di Fumone è la “ Donazione Ottoniana” quando nell’anno 962 l’imperatore di Germania, Ottone 1° di Sassonia, donò alla Santa Sede e al suo Pontefice Giovanni XII , le città di Teramo, Rieti, Norcia, Amiterno e l’Arx Fumonis.

Questa importante donazione dimostra come il Castello di Fumone era allora degno di essere donato ad un Papa al pari di notevoli città,  e  che  nel X secolo la fortezza  era già famosa e collaudata. Inespugnabile, la Rocca di Fumone fu usata dai Papi per oltre 500 anni come antiguardo verso il mezzogiorno e prigione pontificia per prigionieri politici. Nel 1116, durante la controversia delle investiture e la lotta in Roma tra fazione dell’imperatore  Enrico V e quella papale di Pasquale II, vi fu rinchiuso il Prefetto di Roma Pietro Corsi (per importanza la seconda carica dopo il Papa) che aveva stretto alleanza con l’Impero.

Nel 1121 il castello di Fumone fu luogo di prigionia e morte di Maurizio Bordino antipapa (con il nome di Gregorio VIII), che anteposto dall’Imperatore Enrico V ai papi Pasquale II e Gelasio II, finalmente dopo sette anni venne sconfitto a Sutri e condotto in catene a Fumone da papa Callisto II. Il corpo dell’antipapa fu sepolto nel castello e non venne mai più ritrovato. I tentativi di conquistare la fortezza di Fumone con la forza risultarono vani a chiunque, ivi compresi gli imperatori Federico Barbarossa  ed Enrico VI, che falliti gli assedi della Rocca, sfogarono la loro rabbia  devastando città e campagne a sud di Roma. Solo papa Gregorio IX nel tredicesimo secolo riuscì, dopo mesi di assedio, a farsi aprire le porte, ma pacificamente e sotto pagamento di forte riscatto.

La fortezza di Fumone, data la sua fondamentale importanza strategica, al pari di tutte le Castellanie della Chiesa veniva assegnata dai Papi con un contratto di enfiteusi trigenerazionale (all’incirca 50 anni) a potenti famiglie romane. L’enfiteuta (definito “ Custode “) era spesso un importante uomo politico romano, questi nominava un castellano di Fumone  di sua scelta, (generalmente un uomo d’armi a cui era delegata la difesa del luogo in sua assenza), costui provvedeva al sevizio di segnalazione di fumo, custodiva i prigionieri politici che il papa vi inviava, manteneva la disciplina militare nella fortezza,  provvedeva alla manutenzione e al rafforzamento delle mura e degli strumenti di difesa, e soprattutto difendeva gli interessi della Chiesa in quel vasto territorio.

Il guadagno della famiglia Custode che si sobbarcava le ingenti spese di gestione, era non solo economico (la tassa che le città vicine pagavano a Fumone per ricevere i segnali), ma soprattutto il grande prestigio goduto a Roma nel vedersi affidata una così importante fortezza, segno tangibile per la popolazione romana, e per le importanti famiglie aristocratiche sue rivali, di vicinanza al papa e alla politica di questo.

La prigionia di Papa Celestino V

Tuttavia l’episodio più importante avvenuto nel castello di Fumone, motivo per cui il nome della rocca si ritrova inserito in tutti i libri di storia, avvenne nel 1295 quando vi fu rinchiuso il santo Papa Celestino V, che vi morì dopo dieci mesi di dura prigionia. Da allora il castello, che aveva sempre avuto caratteristiche di natura militare, divenne anche un luogo spiritualmente importante.

Nel corso del 1500 il castello di Fumone perse la sua importanza militare e senza più lavori di manutenzione andò decadendo. Fu così che nel 1584 papa Sisto V decise che, essendovi morto Celestino V, il castello andava conservato come memoria storica, e lo affidò ad una famiglia aristocratica romana: i marchesi Longhi.

Il castello di Fumone nei secoli fu trasformato dalla famiglia Longhi in propria residenza di campagna. Oltre al santuario, i discendenti del cardinale Guglielmo, costruirono il gigantesco giardino pensile, ampliarono il palazzo aggiungendo al mastio la parte seicentesca del Piano Nobile, e settecentesca confinante con il giardino..Da allora ogni membro dei Longhi viene battezzato nella cappella del castello ed  educato alla tradizione celestiniana della famiglia.

Nel 1990 i marchesi Fabio e Stefano, attuali proprietari del Castello di Fumone, lo hanno aperto al pubblico e secondo lo spirito di sempre e la secolare tradizione aderiscono a tutte le iniziative che vanno nel nome e a favore di S. Pietro Celestino.


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Roberta Di Pucchio
Roberta Di Pucchio
Giornalista pubblicista

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