‘Reversal’, il revenge movie al femminile di Cravioto. Horror e dramma ma anche qualche vuoto

La recensione della pellicola d'esordio del regista messicano. Un film 'di genere' ben fatto ma da guardare senza troppe pretese

Il messicano José Manuel Cravioto, nel 2015, è un regista agli esordi e, sebbene tale, compie una scelta ardua nel presentarsi al pubblico: sul suo biglietto da visita c’è stampato su “B-Movie” a caratteri cubitali, accompagnato dalla dicitura “Rape & Revenge film”. E di questo si tratta: ‘Reversal, la fuga è solo all’inizio’ è un racconto di vendetta, decisamente non perfetto, ma nemmeno troppo male.

Vendetta, dolce vendetta…

Eva (Tina Ivlev) è tenuta prigioniera, legata ad uno sporco materasso, stuprata in uno scantinato. La ragazza non ha però dimenticato la sua vita precedente, quando aveva un ragazzo, degli amici ed era felice. Ha così un piano per fuggire e una volta liberatasi dal suo carceriere, capisce di non essere l’unica donna in quelle condizioni. Prende così in ostaggio l’uomo che l’ha imprigionata e durante la notte lo condurrà a liberare le altre vittime, scoprendo però che la situazione è decisamente peggiore di quello che avesse potuto immaginare…La vendetta, anzi la costrizione alla vendetta, tiene in mano le doppie fila della trama aiutando così a giustificare una serie di omicidi e torture, momenti spietati e soddisfazione spettatoriale servita a mini-porzioni. Sebbene il plot abbia un po’ l’odore stantio del ‘risaputo’ – la vittima che si ribella al carnefice, la donna che si vendica dai maltrattamenti maschili, il martire che si trasforma nel seviziatore -, la pellicola procede quasi di corsa, gridando disperazione attraverso il viso della Ivlev, rabbiosa e di poche parole, ma abilissima comunicatrice di un inferno viscido, del disagio, della paura della morte, dello sfruttamento sessuale.

Rovesciamento di fronte

Il primo rovesciamento è quello che si verifica immediatamente tra vittima e carnefice. Eve è incatenata in un seminterrato e il suo carceriere la nutre di tanto in tanto, ma alla prima distrazione emotiva dell’uomo, la ragazza ha l’opportunità di colpirlo e di assumere il controllo della situazione. Da qui in poi la pellicola di Cravioto diventa una ricerca senza sosta di altre vittime nascoste anche a notevole distanza. Eve, nell’intenzione di salvarle tutte, costringe il suo carnefice a guidarla nelle location, entrando in contatto con figure martoriate, la cui relazione con la prigionia si rivelerà molto diversa dalle aspettative, inclusa la sottomissione bramata e la contrazione di ogni facoltà intellettiva. Il regista sembra non preoccuparsi delle cause di questa lunga catena di orrori, non riuscendo as entrare in contatto con la dimensione più inaccettabile del martirio, tanto che l’improvvisa penetrazione in questi spazi viene assorbita come un dato di fatto, avulsa da quel processo di trasformazione della psiche e del corpo che al contrario è alla base di un film seminale come Martyrs di Pascal Laugier, rispetto al quale Reversal, pur con intenzioni e risultati diametralmente opposti, vive di rendita. Se l’azione di forza di Eve sembra avvicinarsi alla riappropriazione soggettiva della Jennifer di Meir Zarchi, manca del tutto quella persistenza della violenza che renda credibile il cambio di prospettiva.

Errori e furberie

Reversal è girato furbescamente, la fotografia è sporca quanto basta, oscura e con inquadrature sghembe, il montaggio è ardito, quasi schizofrenico, l’interpretazione è fisica: purtroppo, però, le lacune della sceneggiatura sono evidente e certe falle non possono essere supplite dai “colpi di scena” promessi dalla pubblicità del film. A Cravioto non riesce alla perfezione neppure l’emulazione dei thriller alla Fincher, cui comunque è debitore. Pertanto ‘Reversal’ resta un film di genere, certo ben fatto, ma nulla di più. Anche l’ambiguità stessa del finale, con quei continui flash forward che per tutto il film emergono come contrasto manieristico dei flashback audiovisivi, pur alludendo ad un possibile e ulteriore rovesciamento dei ruoli, con Eve che rimane a metà tra imboccare o meno la strada della carneficina famigliare, perde totalmente di forza emotiva, anche nella sovrapposizione tra efferatezza e nido incontaminato. Con i suoi errori e con le sue trovate migliori, è ciò che serviva a Cravioto per mettere piede nel mondo del cinema che conta e lui lo fa giocandosi la carta della violenza e strutturando un lavoro di un certo ritmo.

Credits

Titolo originale: Reversal

Regia: José Manuel Cravioto

Sceneggiatura: Rock Shaink

Cast: Richard Tyson, Amy Okuda, Tina Ivlev, Bianca Malinowski, Fiorella García, Stephanie Charles, Dustin Quick, Vivan Dugré, Ric Sarabia, Scott Vance, Nihan Gur

Fotografia: Byron Werner

Montaggio: Jorge Macaya

Musiche: Simon Boswell

Anno: 2015

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Cristina Lucarelli
Cristina Lucarelli
Cristina Lucarelli, giornalista pubblicista, specializzata in sport ma con una passione anche per musica, cinema, teatro ed arti. Ha collaborato per diversi anni con il quotidiano Ciociaria Oggi, sia per l'edizione cartacea che per il web nonché con il magazine di arti sceniche www.scenecontemporanee.it. Ha lavorato anche come speaker prima per Nuova Rete e poi per Radio Day, e presentatrice di eventi. Ha altresì curato gli uffici stampa della Argos Volley in serie A1 e A2 e del Sora Calcio.

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