Processo Mollicone, tutti assolti a 21 anni dal delitto. Allora: chi ha ucciso Serena?

Chi ha abbandonato il corpo nel boschetto di Fontecupa? Chi le ha legato mani e piedi infilandole un sacchetto di plastica in testa?

“Questa Procura prende atto della decisione che la Corte di Assise nella sua libertà di determinazione ha scelto. E’ stato offerto tutto il materiale probatorio che in questi anni tra tante difficoltà è stato raccolto. La Procura di Cassino non poteva fare di più. – Così l’ufficio giudiziario commenta l’assoluzione per i cinque imputati nel processo legato all’omicidio di Serena Mollicone – Gli elementi a sostegno dell’accusa hanno superato l’esame della udienza preliminare. Il contraddittorio tra le parti nel corso delle numerose udienze celebratesi davanti la Corte evidentemente ha convinto giudici circa la non colpevolezza degli imputati. Sarà interessante leggere le motivazioni – prosegue la nota – sulle quali si farà un analitico e scrupoloso esame per proporre le ragioni dell’accusa innanzi al giudice superiore. Questo Procuratore e tutti i Sostituti ringraziano la dr.ssa Siravo per il grande impegno che ha manifestato nel corso delle indagini e la giovane collega Fusco per l’attenta e scrupolosa partecipazione alle udienze”.

La lettura della sentenza ieri, alle 19.30, nell’aula della Corte d’Assise del Tribunale di Cassino. L’Italia intera attendeva la condanna. Invece il colpo di scena che in pochi si aspettavano. Tutti assolti. L’ex maresciallo Franco Mottola, la moglie Anna Maria e il figlio Marco assolti per insufficienza di prove. Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano perché il fatto non sussiste. Dopo l’annuncio dei giudici in aula si sono levate le grida dei presenti: “Vergogna, assassini”. Tutto mentre Franco, Marco Mottola e la moglie Annamaria si abbracciavano soddisfatti. E i loro avvocati esultavano e sorridevano. Il pm aveva chiesto per loro pene da 30 a 21 anni di carcere.

I Mottola rischiano il linciaggio fuori dal Tribunale

La rabbia dei presenti non si è però placata. Le immagini di quanto accaduto fuori dal Tribunale hanno fatto il giro del web. Si è rischiato il linciaggio quando è uscita la famiglia Mottola. In piazza Labriola una decina di persone hanno inseguito e aggredito verbalmente gli avvocati e la famiglia Mottola che, protetta dai carabinieri, si è dovuta rifugiare in un bar. Alcune persone si sono scagliate fisicamente contro di loro dandogli degli assassini e insultandoli. Ad impedire il contatto fisico e a trattenere i facinorosi fuori dal bar, sono stati i carabinieri e i poliziotti.

Le reazioni

Dopo la sentenza di assoluzione Franco Mottola ha commentato: “Lo abbiamo sempre detto che eravamo innocenti”. Non la pensa così lo zio di Serena. Antonio Mollicone ha affermato: “La verità è ben altra, non ci fermeremo di fronte a questa meschinità”. E, forse, la pensa così anche la gran parte dell’opinione pubblica che, 21 anni dopo il delitto, aspettava giustizia. Aspettava di vedere condannati gli assassini. Invece, dopo sedici mesi di processo, cinquantadue udienze e circa 150 testimoni, il mistero resta irrisolto.

Chi ha ucciso Serena? Chi ha abbandonato il suo corpo nel boschetto di Fontecupa ad Antitrella? Chi le ha legato mani e piedi infilandole un sacchetto di plastica in testa? Domande che hanno logorato per anni papà Guglielmo, il papà coraggio che con la sua battaglia lunga e dignitosa ha conquistato l’affetto dell’Italia intera. Si è spento prima che iniziasse il processo, dopo aver chiesto la verità per anni. Quella verità che oggi sembra ancora troppo lontana. A 21 anni dall’atroce delitto di Serena Mollicone, la ragazza dai profondi occhi azzurri come quelli del suo papà, i familiari, gli amici e il Paese intero aspettano ancora giustizia.

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Roberta Di Pucchio
Roberta Di Pucchio
Giornalista pubblicista

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