Sempre più bambini e adolescenti trascorrono gran parte della giornata davanti a smartphone, tablet e console. I dati parlano chiaro: secondo recenti ricerche nazionali, in Italia oltre l’80% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni utilizza quotidianamente il cellulare e, in media, passa più di 4 ore al giorno online. Una soglia che, quando supera le 6 ore, può diventare un vero e proprio campanello d’allarme.
Se da un lato i dispositivi digitali sono strumenti utili per l’apprendimento, la creatività e la comunicazione, dall’altro l’uso eccessivo può trasformarsi in una dipendenza, con ripercussioni sulla salute psicofisica. I giovani che non riescono a separarsi dallo schermo possono manifestare ansia, irritabilità, calo dell’attenzione e perdita di interesse per attività che prima erano fonte di piacere.
Gli effetti non riguardano solo la mente. Restare connessi fino a tarda sera incide sulla qualità del sonno, causando insonnia e stanchezza cronica. A lungo andare, la sedentarietà legata a un utilizzo eccessivo di videogiochi e social network aumenta il rischio di sovrappeso e problemi cardiovascolari. Senza dimenticare i disturbi della vista e le conseguenze posturali legate a ore trascorse in posizione scorretta.
Gli psicologi parlano ormai di “dipendenze digitali”, accomunandole per alcuni meccanismi a quelle più note come il gioco d’azzardo. «Il cervello – spiegano gli esperti – riceve continue scariche di dopamina, l’ormone della gratificazione, ogni volta che arriva un messaggio o si vince una partita online. È questo che spinge i ragazzi a tornare continuamente allo schermo, rischiando di perdere il controllo».
Come intervenire?
Il ruolo degli adulti è decisivo. In casa è importante stabilire regole chiare e condivise: niente smartphone durante i pasti, limiti di tempo quotidiani davanti agli schermi, stop ai dispositivi almeno un’ora prima di andare a dormire. Fondamentale anche proporre alternative sane: sport, attività all’aperto, momenti di socializzazione reale che permettano ai ragazzi di sperimentare gratificazioni diverse.
Anche la scuola può fare la sua parte, promuovendo un’educazione digitale che insegni non solo a usare le tecnologie, ma soprattutto a gestirle in modo responsabile. Alcuni istituti hanno già avviato progetti di “digital detox” con giornate senza smartphone, utili a sensibilizzare gli studenti.
La sfida, sottolineano i medici, non è quella di demonizzare la tecnologia – ormai parte integrante della vita quotidiana – ma di insegnare a utilizzarla come uno strumento e non come una dipendenza. Solo così bambini e ragazzi potranno crescere in equilibrio tra reale e virtuale, prevenendo i rischi di un uso smodato che, troppo spesso, si trasforma in isolamento.