Frosinone – Droga, armi e telefoni in carcere con i droni: maxi operazione contro i clan mafiosi

Nel carcere del capoluogo l'indagine si è intrecciata con quella relativa ad una sparatoria. Portata alla luce una struttura criminale

Su delega del Procuratore della Repubblica di Napoli, questa mattina, a Napoli, la Polizia di Stato e la Polizia Penitenziaria hanno dato esecuzione a 2 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di complessivi 31 destinatari. La maxi operazione ha coinvolto anche Frosinone.

La prima ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, è stata eseguita da personale del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, delle Squadre Mobili di Frosinone e Napoli, nonché della S.I.S.C.O. di Napoli, nei confronti di 20 destinatari, gravemente indiziati di associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, detenzione di armi comuni da sparo ed accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti. L’attività è stata avviata ad aprile 2021 a seguito del rinvenimento di alcuni cellulari presso il carcere di Secondigliano, indagine per cui è stato delegato il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria.

L’indagine partita a Frosinone da una sparatoria in carcere

L’attività investigativa è entrata poi in convergenza con un’indagine parallelamente svolta dalla Squadra Mobile di Frosinone, anch’essa poi delegata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, inizialmente originata da una sparatoria del 19 settembre 2021 all’interno del carcere di Frosinone. Da qui sono state avviate attività finalizzate all’identificazione del soggetto responsabile di aver introdotto all’interno del carcere un’arma da fuoco per mezzo di un drone.

La prosecuzione delle indagini ha consentito di portare alla luce una struttura criminale in grado di garantire l’approvvigionamento di apparecchi telefonici, sia smartphone che piccoli cellulari, nonché di rilevanti quantità di stupefacente in molteplici strutture penitenziarie, anche ospitanti detenuti classificati di massima sicurezza, dislocate in tutta Italia.

Assoldati dai clan mafiosi

Le investigazioni effettuate hanno documentato come l’indagato S.V. e suoi collaboratori venissero assoldati da organizzazioni di tipo camorristico (sono stati individuati, tra gli altri, soggetti legati agli Esposito – Nappi di Bagnoli che, peraltro, risultano i primi ad avere beneficiato di questo stratagemma), che garantivano ai loro detenuti il costante rifornimento di apparecchi di comunicazione e di narcotici, assicurandosi in tal modo il monopolio della distribuzione nelle strutture carcerarie coinvolte (Frosinone, Napoli – Secondigliano, Cosenza, Siracusa, Lanciano, Augusta, Catania, Terni, Rovigo, Caltanissetta, Roma-Rebibbia, Avellino, Trapani, Benevento, Melfi, Asti, Saluzzo, Viterbo e Sulmona).

Le investigazioni hanno poi permesso di identificare in C.A. classe 72 il soggetto in grado di apportare modifiche costruttive ai droni che permettessero di sorvolare anche aree militari sopportando un maggior peso in volo. Le analisi tecniche sui droni caduti in sequestro, delegate al Reparto Indagine Tecniche del Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri, hanno permesso di confermare tali manipolazioni realizzate sugli apparati a pilotaggio remoto.

L’omicidio in via Caracciolo

Contestualmente, sempre su delega Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, personale della Squadra Mobile di Napoli ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 destinatari, ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsioni, traffico di stupefacenti, detenzione di armi e uso di dispositivi di comunicazioni in carcere.

Le indagini sono state avviate il 20 marzo 2023, quando personale della Squadra Mobile di Napoli è intervenuto in via Caracciolo all’altezza dello chalet da Sasà per l’omicidio di MAIMONE Francesco Pio. Il giorno successivo VALDA Francesco Pio è stato sottoposto a fermo in quanto ritenuto responsabile dell’evento criminoso. Le indagini avevano permesso di accertare che quella sera nella zona degli chalet di via Caracciolo si erano affrontati due gruppi di giovani a seguito di una lite per futili motivi e che VALDA Francesco Pio avesse esploso diversi colpi d’arma da fuoco, nonostante la presenza di molte persone che affollavano la zona del lungomare, uccidendo MAIMONE estraneo ai fatti. Il 12 ottobre 2023 è stata poi eseguita un’ordinanza che ha disposto la custodia cautelare in carcere per 4 persone e gli arresti domiciliari per 3, in quanto ritenuti gravemente indiziati di detenzione di armi da sparo e favoreggiamento, aggravati anche dalle modalità mafiose. Gli indagati, dopo che fu commesso l’omicidio, a vario titolo avevano aiutato l’autore ad eludere le investigazioni ed avevano preso l’arma da fuoco utilizzata occultandola.      

Le investigazioni sono poi proseguite nei confronti dell’organizzazione criminale di appartenenza: Francesco Pio VALDA è infatti i figlio di Ciro del clan Cuccaro di Barra, vittima nel 2013 di un agguato di camorra a seguito di una faida interna al clan. A seguito di questo evento, negli anni successivi, i Valda si sono legati al clan Aprea, in storico contrasto con il clan Cuccaro. Le indagini hanno permesso di registrare un clima di tensione alimentato da una serie di eventi violenti, alcuni riconducibili alla conflittualità in corso tra Aprea e Cuccaro, altri dovuti invece a fatti estemporanei in cui il gruppo dei Valda si è comunque ritrovato sempre coinvolto.

Nel corso delle indagini sono state sequestrate armi da fuoco e sono stati documentati scambi armati tra i due gruppi. Sono stati inoltre registrati vari atti intimidatori, come esplosioni di ordigni artigianali, presso esercizi commerciali. Sono, infine, state registrate varie interlocuzioni dal carcere, dato che gli affiliati detenuti riuscivano a comunicare con quelli liberi, impartendo disposizioni di vario genere attraverso smartphone illecitamente detenuti nella struttura carceraria.

Video su TikTok per inneggiare alla mafia

Il 29 febbraio la Squadra Mobile di Napoli ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di V.G., che ha sostituito la misura degli arresti domiciliari in precedenza prevista per il sopra segnalato favoreggiamento. Il 27 febbraio l’indagata aveva infatti violato la prescrizione del divieto di comunicazioni con persone diverse da quelle coabitanti pubblicando un video sul social TikTok in cui si inneggiava alla mafia. Sul post era stata riportata anche la scritta “TRIBUNALE DI NAPOLI” e l’orario 7:30, chiaro riferimento al fatto che il giorno prima aveva avuto inizio il processo per l’omicidio del giovane MAIMONE Francesco Pio.

I provvedimenti eseguiti sono misure cautelari, disposte in sede di indagini preliminari, avverso le quali sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari delle stesse sono persone sottoposte alle indagini e, come tali, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

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